Agcom: cresce l’accesso alla banda ultralarga (ma non troppo)

13 Luglio 2017 Smart Building Italia


agcomAllora, mettiamola così: il fatto che l’Italia sia sempre saldamente in coda nelle classifiche della Ue relative alla diffusione delle reti a banda ultralarga e all’uso di internet da parte dei cittadini è una non notizia. Il ritardo infrastrutturale è noto, il gap da colmare è sostanziale. È quello che sta cercando di fare il nostro Paese. Nella Relazione annuale al Parlamento da parte del presidente dall’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni), Angelo Cardani (nella foto), si evidenzia infatti che «le unità immobiliari “passate” in rete primaria nel 2016 hanno superato il 50% del totale, ossia 16,5 milioni di unità stimate a fronte di 32,7 milioni di abitazioni ed edifici (dal 41% nel 2015 al 72% nello scorso anno)». Un deciso balzo in avanti.

Altri incrementi. La percentuale di popolazione abbonata a reti a banda ultralarga è passata dal 5% nel 2015 al 12% nel 2016. Di conseguenza, sono cresciuti i ricavi dai servizi dati (+5,6%) mentre calano quelli dai servizi voce (-7,6%). Dunque: «la domanda inizia a seguire l’offerta – è scritto infatti nella Relazione – nel corso del 2016 sono quasi raddoppiati gli accessi ultrabroadband, da 1,2 a 2,3 milioni». Il problema, semmai, è quello della disomogeneità: lo sviluppo sostanziale delle reti «non sempre corrisponde ad una maggiore penetrazione come nel caso del Sud e della Sicilia, a dimostrazione di altre difficoltà nella diffusione dei servizi, tra cui, ma non solo, la capacità di spesa», ha chiosato Cardani.

Ma il dato negativo che probabilmente rimane più preoccupante è di carattere culturale, come da più parti sottolineato, e relega l’Italia al penultimo posto della classifica Ue: solo il 60% della popolazione utilizza internet. Quattro italiani su dieci fanno a meno di navigare e di usufruire dei servizi ormai popolari come gli acquisti, i servizi bancari e il video on demand. In tal senso «sostanziali – ha spiegato Cardani – sono le differenze tra generazioni: se nella fascia più anziana della popolazione (65-74 anni) solo 33 individui su 100 accedono a internet, nella fascia più giovane (14-34 anni, i Millennials e poco oltre) la percentuale sale al 92%». Non a caso i risultati dell’indagine svolta dall’Agcom mettono in evidenza come sia ormai rilevante il peso di smartphone e tablet nell’uso del web, in particolare da parte delle generazioni più giovani.

Se l’accesso a internet oltre i 30 megabit al secondo è passato dall’1% del 2013 al 15% nel 2016, la garanzia di una connessione di alta qualità per tutti «è ancora lontana – ha affermato il presidente dell’Agcom – anche se la situazione è nettamente migliorata negli ultimi tre anni per effetto della regolazione». Per Cardani la «sinergia pubblico-privata è un’opportunità per recuperare il ritardo nella realizzazione delle reti e, di conseguenza, nell’uso di servizi di accesso ad alta qualità da parte degli abbonati». Guerre commerciali permettendo. come quella tra Tim e Open Fiber, aggiungiamo.

Per scaricare la sintesi della Ralazione dell’Agcom, cliccate qui.