Assimpredil ANCE: lo smart building è il nostro orizzonte

20 Giugno 2017 Smart Building Italia


«Alla base del rapporto di fiducia tra classi dirigenti progressiste e cittadini ci sono stati errori gravissimi. Prima di tutto aver presentato processi epocali quali l’innovazione tecnologica e la globalizzazione come cene di gala a cui tutti sarebbero stati invitati». Gloria Domenighini, direttore di Assimprendil ANCE, ha citato il ministro Carlo Calenda nel suo intervento allo Smart Building Roadshow di Milano lo scorso 16 giugno in qualità di “padrona di casa” (l’incontro si è infatti svolto nella sede di Assimprendil ANCE, l’associazione dei costruttori delle province di Milano, Lodi, Monza Brianza), ma anche come rappresentante di una categoria strategica per lo sviluppo e l’affermazione economica dell’edificio in rete.

Già, è stato fatto credere che innovare fosse alla portata di tutti, una posizione molto ideologica e poco pragmatica. «In realtà l’innovazione è un processo faticoso, lungo, non privo di rischi», ha ricordato Domenighini. Cos’è allora l’innovazione per un settore che ha patito un lunghissimo periodo di stagnazione con la conseguente, durissima selezione delle imprese? «Oggi il mercato si è ristretto molto – ha spiegato Domenighini – e le aziende devono e vogliono adottare processi di innovazione tecnologica». Primi fra tutti i sistemi di progettazione BIM.

Ma soprattutto innovazione in edilizia significa saldare reti di filiera. «Poiché l’edificio è un prodotto di assemblaggio, l’innovazione non risiede solo su una sua singola parte – ha continuato il direttore di Assimprendil ANCE – ma è legata a quella parte che risponde a determinate caratteristiche, che soddisfa specifiche esigenze, che è stata scelta per un preciso target di mercato. È in questo modo che l’innovazione crea valore».

Con le reti di filiera arriviamo al punto: ovvero allo smart building. «Noi crediamo che questo debba essere l’orizzonte a cui guardare», ha detto senza indugi Gloria Domenighini. Il perché di questa affermazione sta nella valutazione della domanda futura di abitazioni: «il mercato sarà costituito principalmente dalla popolazione giovane, i millennials, per intenderci, da nuclei famigliari ridotti, da persone anziane bisognose di residenze assistite – ha elencato Domenighini – Avremo a che fare con stili di vita che inevitabilmente cambieranno le dinamiche di mercato». Si dovrà far fronte perciò a quel tipo di domanda. Anzi, si deve già oggi. «Considerando i tempi medi della realizzazione edilizia, è adesso che si devono porre le fondamenta di un prodotto che sarà fisicamente disponibile almeno fra 5 anni», ha continuato.

E quel prodotto o saprà soddisfare determinati bisogni o sarà inutile. Le costruzioni dovranno cioè essere attrezzate per garantire l’ultimo miglio di una rete a banda larga e ultralarga di cui il nostro Paese si sta dotando. Se ciò non dovesse verificarsi, «assisteremmo ad uno scollamento tra la potenzialità dell’edificio smart e la capacità della rete». Al proposito, Gloria Domenighini racconta di imprese edili che stanno sperimentando la “riprogettazione” di stock di immobili invenduti «attraverso il cablaggio, l’installazione di sistemi domotici e di controllo. Mi dicono che l’operazione funziona: la stessa casa sottoposta a miglioramenti di carattere tecnologico e proposta ad acquirenti in target porta business».

Ma le imprese edili hanno oggi la capacità di relazionarsi con la filiera, hanno le competenze realizzative per un prodotto avanzato? «Non ancora – ha specificato Domenighini – Bisogna fare cultura, formazione, occorre appunto aprirsi alla collaborazione con la filiera. Assimprendil ANCE ha intrapreso questo percorso con la collaborazione con il Politecnico di Milano – in autunno partirà un secondo dottorato di ricerca sul tema – e ha fatto un accordo con Confindustria Digitale. Ci siamo dotati anche noi di competenze specifiche e con i giovani laureati costruiamo un diverso modello di business». Inoltre, Assimprendil ANCE ha voluto promuovere lo Smart Building Roadshow di Milano.

Insomma, l’edificio in rete non è il semplice contenitore in cui sono assemblate una serie di tecnologie di cui non capisce neanche bene l’utilità, l’utilizzo e la gestione. Per venderlo bisogna conoscerne il contenuto e saperlo valorizzare agli occhi dell’acquirente. «È perciò indispensabile relazionarsi con tutti gli attori della filiera per generare valore».

Infine, a riprova del potenziale dello smart building, Gloria Domenighini ha ricordato come solo una decina d’anni fa vendere una casa in classe energetica A era praticamente una missione impossibile. «L’acquirente non riusciva a comprendere il motivo di pagare un costo maggiore, non percepiva la differenza di valore. Oggi, invece, provate a vendere una abitazione che non sia in classe A: è molto complicato. Le persone hanno imparato, sanno cosa scegliere in una gamma d’offerta, apprezzano il valore aggiunto. Sono convinta che, in base a quella esperienza, con le dotazioni digitali e di telecomunicazioni all’interno delle abitazioni stiamo attraversando oggi lo stesso processo». Ma l’orizzonte a cui guardare è proprio quello.