La verità sul digitale in Italia al convegno di Anitec-Assinform

22 Ottobre 2018 Smart Building Italia


Il famoso “Paese reale” di cui sovente si dibatte è anche quello che oggi nello sviluppo digitale corre a velocità doppia rispetto al Pil, esprimendo un tendenziale +3,1% previsto per il 2020 in base ai dati forniti la scorsa estate da Anitec-Assinform. Con prospettive di lavoro e sviluppo per i più diversi indotti e categorie del Sistema Paese. Scenari impensabili fino allo scorso 2017, quando il digitale made in Italy ha fatto segnare un fatturato di 68,7 miliardi di euro, registrando un +2,3% di cui non c’era traccia dal “lontano” 2005.

Su questo aumento divenuto costante e virtuoso, fonda una delle sue principali attrattive il convegno “Digitale per crescere”, in programma giovedì 25 ottobre, con inizio alle 15, nell’aula magna Mario Arcelli dell’università LUISS Guido Carli di Roma, in viale Pola 12. Con un panel istituzionale che comprende il Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, e il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania. A un anno di distanza dalla fusione da cui ha preso vita Anitec-Assinform, questo nuovo soggetto associativo unico, che raggruppa l’offerta nel settore delle tecnologie digitali, propone a tutti gli addetti ai lavori un summit caratterizzato dalla presentazione di un attesissimo rapporto sul digitale in Italia, nell’occasione affidata a Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting Cube.

Attorno a questo prezioso documento, a Roma si ritrovano non solo testimonial di imprese del settore ICT come ARGO Vision, e-Novia, Pulsar e TheFabLab, ma anche presidenti, CEO e Chief Digital Officer di un manifatturiero che spazia dai cosmetici di Ancorotti all’energia di Ansaldo, dalla pelletteria di Tigamaro alla lavorazione del legno di Biesse Group e alla robotica di Cosberg.

«Tutti questi nomi ci dicono che nel Sistema Italia il dado del digitale è ormai tratto, e con effetti vincenti sotto gli occhi di tutti». Così commenta Marco Gay, che di Anitec-Assinform è il presidente (nella foto), stesso ruolo a suo tempo ricoperto dentro Confindustria Giovani. «A noi piace declinare l’acronimo inglese ICT in innovazione, crescita e trasformazione – continua Gay – e l’assieme così articolato dei partecipanti al convegno significa che nei più vari campi chi si trasforma investendo nel digitale, pone le premesse di una crescita virtuosa. Lo sviluppo così diffuso di questo modello significa aumenti considerevoli di volumi di business e, di conseguenza, creazione di nuovi posti di lavoro. Sono i numeri attuali a disegnare questo futuro e, con iniziative del genere, Anitec-Assinform li utilizza come fondamento di un’azione associativa quanto mai incisiva e presente sul territorio nazionale».

«Il rapporto sul digitale che andiamo a presentare – precisa il presidente di Anitec-Assinform – fotografa un positivo punto di non ritorno di Industria 4.0, format d’impresa che ha apportato mutamenti radicali in qualsiasi settore, come ci dimostra, su un altro versante, la straordinaria e differenziata fioritura di startup costantemente innovative e a volte sorprendenti per come sanno dare scossoni positivi al mercato, cambiando scenari e svelando nuove prospettive».

Ecco, proprio queste creative e proliferanti new entries nei mercati possono costituire una risposta a quanti tempo fa invocavano un salutare refresh del brand made in Italy che, pur restando il terzo al mondo per notorietà secondo i parametri Google, dopo Coca Cola e Visa, pecca da tempo di una certa arretratezza legata ai fasti del passato». Le parole di Gay fanno intravedere una risposta nelle startup «per come – spiega – esprimono le eccellenze di un genio creativo in cui riconoscere i tratti migliori dell’italianità».

Il pensiero vola facilmente a Foodchain, startup creata un anno fa dall’ingegnere comasco Marco Vitale per rendere trasparente e accessibile, attraverso la tecnologia blockchain, la filiera produttiva di alimenti che vogliono fregiarsi del brand made in Italy. «La blockchain, su cui non a caso si stanno moltiplicando gli investimenti – conclude Marco Gay – costituiscono un modello di condivisione e trasparenza ricco di prospettive e opportunità. Tanto da invocare un tavolo da aprire con le istituzioni politiche ed economiche del Paese affinché questo nuovo strumento possa concorrere alla crescita dell’Italia». Una necessità a breve termine, questo tavolo, reso impellente dalla fresca decisione, presa dall’attuale governo di dimezzare gli incentivi al piano Industria 4.0.

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