Il fascino del Superbonus? Non è più quello di una volta…

8 Aprile 2022 Angela


Uno studio Nomisma segnala il rallentamento dei lavori con Superbonus, complice il ripetuto cambiamento delle norme

Con il passare degli anni non è più attraente come una volta: in altri contesti sarebbe un’affermazione decisamente sconveniente, ma siccome stiamo parlando del Superbonus al 110% (QUI tutti i nostri approfondimenti) ce la possiamo permettere. Anche perché è esattamente questa la sensazione che si ricava dalla lettura di “110% monitor”, ovvero l’indagine periodica condotta da Nomisma sull’andamento della maxi agevolazione. In questo caso l’incedere del tempo, per una misura che ricordiamo essere entrata in vigore nel maggio 2020, è rappresentato anche dai numerosi e talvolta contrastanti provvedimenti legislativi che la riguardano. Per ultimo è arrivato lo spiazzante “balletto” normativo sulla cessione del credito che, come segnalato dallo studio, ha avuto effetti non certo benefici sull’umore dei cittadini.

Rallentamento ad inizio 2022

Ad indicare un evidente rallentamento del Superbonus c’è innanzitutto il dato relativo al numero delle asseverazioni depositate, che poi rappresenta l’indicatore più efficace dei lavori che stanno effettivamente per essere avviati. Ebbene, nei primi due mesi del 2022 il ritmo di crescita delle asseverazioni depositate è stato il più basso dell’ultimo semestre con un incremento del 12,4% a gennaio (107.588 asseverazioni depositate) e del 13,9% a febbraio (122.548 depositate). Per avere un’idea della “frenata” in atto, basti pensare che in precedenza per il Superbonus si registravano incrementi mensili sempre superiori ai 20 punti percentuali. Ma che cosa c’è dietro questo evidente rallentamento? Secondo lo studio tutto o quasi passa dal diverso atteggiamento delle famiglie nei confronti del Superbonus.

Il 110% monitor evidenzia, infatti, una vistosa erosione della platea dei nuclei familiari collegabili in vario modo all’incentivo. In particolare, si è passati dai 9,4 milioni dello scorso novembre ai 7,5 milioni di marzo. E qui Nomisma individua tre categorie di famiglie. Ci sono quelle “attendiste”, ovvero le famiglie interessate che però non hanno messo in pratica alcuna azione per aderire al Superbonus, che poi sono le maggiori responsabili della flessione complessiva considerato che il loro numero si è dimezzato (da 4,9 milioni di novembre a 2,5 milioni nel mese di marzo). Si segnala invece un aumento delle famiglie “operative”, vale a dire la categoria che comprende le famiglie in procinto di avviare i lavori, quelle che li hanno già avviati e quelle che li hanno terminati, un gruppo la cui consistenza passa da 1,8 a 2,7 milioni. Una crescita, però, dovuta soprattutto all’assorbimento di una parte delle famiglie “esploratrici”, quelle interessate alla misura ma in fase di verifica dei requisiti di base, il cui numero è in diminuzione (da 2,7 a 2,3 milioni).

Famiglie e tipologia d’immobile

Sulle famiglie e le dinamiche del Superbonus ci sono anche ulteriori riflessioni. Nomisma, ad esempio, individua un importante fattore discriminante rappresentato dalla ricchezza. Fra le famiglie operative, quelle che nella sostanza sono passate dalle parole ai fatti, esiste una significativa prevalenza dei nuclei con un reddito alto, che vivono in grandi città e possiedono una seconda casa. Interessante anche il ragionamento legato alla tipologia dell’immobile. Il monitor rileva che l’attuale maggioranza degli interessati al Superbonus al 110% si trova tra i proprietari di abitazioni nei grandi condomini, mentre diminuisce la componente degli edifici unifamiliari, quest’ultimo un calo probabilmente dovuto alla nuova scadenza con il termine ultimo fissato all’ormai vicino mese di dicembre 2022.

Come detto in apertura, ad influenzare l’atteggiamento delle famiglie verso il Superbonus, ma anche quello delle imprese che eseguono i lavori e dei professionisti coinvolti, c’è un quadro legislativo che, usando un eufemismo, non è stato stabile. Dal monitor emerge che sono soprattutto due le novità che condizionano il ricorso all’agevolazione. Da un lato c’è il décalage della percentuale di incentivo da qui al 2025 (dal 110 fino al 65%), sebbene il 56% delle famiglie interpellate confermi la disponibilità “ad effettuare i lavori di riqualificazione energetica anche a condizione di un’aliquota inferiore di incentivo fiscale”. Dall’altro lato c’è la regolamentazione “ballerina” della cessione del credito, opportunità introdotta con il Superbonus, poi bocciata nella sua versione multipla ed infine parzialmente ripristinata… Un tira e molla che ha creato non pochi disagi, come dimostra il 23% delle famiglie (circa 4 milioni) che dichiara di aver avuto intoppi proprio per questo. Per non parlare degli oltre due milioni che proprio per le incertezze sulla cessione del credito hanno deciso di interrompere o bloccare l’iter relativo all’agevolazione.