Impact Hub chiama a raccolta le startup

22 Ottobre 2018 Smart Building Italia


Impact Hub cura la regia di uno dei momenti salienti di Smart Building Levante, una tavola rotonda sulle startup, laboratorio aperto su idee e prospettive.

Impact Hub è una di quelle realtà in base a cui si può asserire che viviamo in un mondo “nuovo”, caratterizzato da modelli e strutture che erano ipotizzabili solo per via teorica agli albori delle grandi trasformazioni del XXI secolo. In mancanza di istituzioni pubbliche in grado di supportare tutte le spinte innovative provenienti da una società sempre più dinamica e polimorfa, sorgono infatti per necessità piattaforme condivise dove startup e imprese del territorio acquisiscono servizi, consulenze, analisi e quant’altro può essere finalizzato al proprio sviluppo.

Come per l’appunto Impact Hub, nata una decina di anni fa a Londra, e da allora germinata in 102 location, sparse per il pianeta, compresa questa italiana di Bari, dove è diventata parte integrante della Fiera del capoluogo pugliese, una sorta di padiglione permanente a cui fanno riferimento 180 operatori, impegnati in “Talk”, “Expert Corner”, workshop e altre attività ideate all’insegna di sinergie e networking.

Forte di questo impareggiabile know how, il 22 novembre Impact Hub curerà la regia di uno dei momenti più attesi di Smart Building Levante di Bari, una tavola rotonda sulle startup, intesa più come laboratorio aperto che come carrellata di opinioni. Con l’intento neanche tanto segreto di far germinare idee, potenzialità, prospettive a medio e lungo termine, partendo dalla realtà di cinque giovani imprese presenti a Bari: CogniMade, i2make, Know.It, Smart Domotics e Befreest.

«Ma, pur essendo contentissimi di quelli che già ci sono, non possiamo escludere altre partecipazioni da qui al 22, perché la Puglia è un territorio dinamico, ricchissimo di opportunità», chiarisce Diego Antonacci, che dentro Impact Hub di Bari riveste il ruolo di responsabile di startup e innovazione (nella foto).

«E proprio il contatto continuo e creativo con queste realtà d’impresa consente di chiarire le peculiarità delle startup italiane, e non solo pugliesi», continua Antonacci. «Lo scenario infatti è radicalmente diverso rispetto a quello a cui ci ha abituato la mitologia, amplificata anche dal cinema, delle startup americane che sorgono dal nulla di uno scantinato studentesco per diventare imperi globali come Facebook o Amazon. Tutte idee nate per essere scalabili da un mercato molto ricettivo, disponibile per sua costituzione a investire pesantemente sull’invenzione che rivoluziona i social o moltiplica i contatti in Rete».

«Qui, dove c’è molta meno finanza, abbiamo però a disposizione le risorse del territorio, intese come eccellenze e realtà aggregative – specifica il responsabile innovazione di Impact Hub – Ecco perché, nella tavola rotonda del 22 siamo riusciti a coinvolgere due agenzie della regione come Arti e Puglia Sviluppo, ognuna portatrice di due bandi mirati alla promozione dei nuovi talenti d’impresa».

«Sono bandi di cui mi piace sottolineare la fantasia usata per dare loro un nome – conclude Diego Antonacci – perché sia Tecnonidi che Pin, acronimo che sta per Pugliesi Innovativi, impattano subito con l’attenzione del pubblico. Ciò significa che anche un intelligente uso della lingua serve a creare narrazione, ad attrarre nuovi soggetti, a moltiplicare di possibilità il nostro futuro».