Proroga per cessione del credito e sconto in fattura ma bonus edilizi più complicati

29 Novembre 2021 Angela


Per accedere ai Bonus edilizi, quindi a sconto in fattura e cessione del credito, sono necessari due passaggi documentali destinati a complicarne l’utilizzo

“Dimenticata” nella prima versione della legge di Bilancio, la proroga per la cessione del credito e per lo sconto in fattura è stata inserita nel testo ufficiale della manovra adesso al vaglio del Senato. Ma allo stesso tempo i Bonus edilizi si complicano perché per ottenerli si aggiungono ulteriori passaggi burocratici…
Insomma, dalle stanze del governo arrivano una buona e una cattiva notizia e, dopo aver spiegato l’accaduto, lasciamo al lettore il giudizio su quale delle due decisioni meriti maggiore attenzione.

Cominciamo dalle due agevolazioni economiche legate, appunto, ai lavori eseguiti ricorrendo ai Bonus edilizi, per le quali, come detto, in prima battuta non era stata prevista la proroga (eccezion fatta nel caso del Superbonus) della scadenza fissata al 31 dicembre 2021. Proroga che è adesso ricomparsa, grazie  ad un’aggiunta all’articolo 8 della legge di Bilancio, con un’estensione della durata triennale fino al 31 dicembre 2024. Si tratta, lo ricordiamo, dello sconto in fattura che permette di detrarre l’ammontare del Bonus edilizio spettante direttamente al momento del pagamento piuttosto che, nel caso della cessione del credito, di trasferirlo ad un soggetto terzo, ad esempio un istituto bancario. Due efficaci alternative rispetto al metodo classico di recupero delle spese, ovvero le detrazioni Irpef spettanti negli anni successivi all’esecuzione dei lavori.

Pressoché contemporaneamente, sebbene non nella legge di Bilancio ma in un distinto decreto legge, è però arrivata la cattiva notizia: d’ora in avanti per accedere ai Bonus edilizi, e quindi allo sconto in fattura e alla cessione del credito, sono necessari due passaggi documentali destinati a complicarne inevitabilmente il loro utilizzo. Il primo passaggio consiste nell’obbligo di un visto di conformità sulla pratica, rilasciato da commercialisti e Caf, che prima era necessario solo per il Superbonus al 110%. Il secondo passaggio è invece l’obbligo di “asseverazione della congruità delle spese”, necessario  per tutti gli interventi senza nessun limite di costi. Una decisione che ha sollevato immediate proteste all’indirizzo del governo, come quella delle Confederazioni artigiane, ovvero CNA, Confartigianato imprese e Casartigiani, che in un comunicato congiunto parlano di una scelta incomprensibile. “Adesso – si legge nel comunicato – per sostituire una semplice caldaia o anche solo una finestra la nuova procedura rischia di essere più costosa del beneficio fiscale”.

Quanto alle ragioni che hanno portato a questa “stretta” sui Bonus edilizi, alla base di tutto ci sono i comportamenti disonesti. Infatti stanno emergendo numerose truffe, con i benefici economici degli sconti incassati da soggetti che in realtà non avevano eseguito i lavori che li accreditavano. Non a caso, il provvedimento che ha introdotto nella procedura il visto di conformità e l’asseverazione è stato subito ribattezzato come “decreto anti-frodi”. A determinare la reazione normativa, anche e soprattutto l’entità del danno arrecato alle casse dello Stato. Se in prima battuta si era parlato di un ammontare di circa 800 milioni di euro per le frodi sui crediti fiscali relativi ai bonus edilizi, secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, la cifra va rivista al rialzo fino a sfiorare il miliardo di euro.