Smart Building Levante vetrina dove scoprire l’Italia che cambia

4 Settembre 2018 Smart Building Italia


Il professor Giuseppe Cafaro (nella foto), docente di normative dei sistemi elettrici al Politecnico di Bari e presidente della sezione pugliese dell’Aeit, Associazione italiana di elettronica, elettrotecnica, informatica e telecomunicazioni, è uno degli animatori dell’imminente Smart Building Levante e con lui facciamo il punto su presente e futuro di un Paese che ha iniziato ad assimilare i principi dell’efficientamento energetico, come dimostrano i recenti dati dell’Enea. Ragione per cui occorre già pensare ad una prossima edizione (2019) aperta non solo agli addetti ai lavori, ma anche a tutti i consumatori, destinati a diventare inquilini di abitazioni sempre più automatizzate e connesse con l’esterno. Nel frattempo il countdown per il debutto di Smart Building Levante, il 22 e 23 novembre prossimi alla Fiera di Bari, è ormai agli sgoccioli. Da qui gli obiettivi puntati con grandi aspettative su questa manifestazione dedicata alle nuove tecnologie edilizie della casa 4.0, organizzata non a caso in una delle cinque città italiane scelte per l’avvio delle reti 5G di nuova generazione (le altre sono L’Aquila, Matera, Milano e Prato).

Professor Cafaro, quali segnali manda la Puglia in vista di Smart Building Levante?
«Molto confortanti. D’altra parte, questa è una Regione tuttora interessata da un’intensa attività edilizia, rivolta sia al nuovo che al preesistente, vuoi per finalità turistiche, vuoi per ristrutturazioni industriali. Ciò fa prevedere grandi afflussi. Se, come credo, i numeri ci daranno ragione, sarà bene pensare per la prossima edizione a tre giorni invece che due, con il terzo giorno aperto a tutto il pubblico dei consumatori, e non solo agli addetti ai lavori».
In concreto, perché una manifestazione del genere può attrarre il cosiddetto pubblico generalista?
«Per le indicazioni molto attendibili che darà in merito a come cambiano, o possono cambiare, le case attorno a cui ruota tutta la nostra esistenza quotidiana. Con conseguenze importanti per le economie pubbliche e private, in grado di incidere sulla vita sociale e culturale degli italiani».
Che peraltro sono, notoriamente, un popolo abbastanza conservativo.
«Ma ormai sufficientemente informato su tematiche globali ineludibili, come l’esaurimento progressivo delle riserve energetiche fossili e il crescente, spesso drammatico, inquinamento dovuto all’ossido di carbonio».
Questa maggiore sensibilità ambientale ha riflessi concreti?
«Ad esempio, l’aumento dei consumi elettrici rispetto a quelli di gas, rilevati anche nel recente rapporto dell’Enea, l’agenzia nazionale per l’energia. Ciò significa un’accresciuta capacità di ascolto da parte della comunità civile che, se vogliamo stare sul concreto, in cucina ricorre sempre di più alle piastre elettriche rispetto all’alimentazione a gas».
E, ascoltando, cos’altro si capisce?
«Che il privato cittadino sarà sempre più chiamato in causa in tema di efficientamento energetico. Lo dice esplicitamente l’ultima direttiva espressa in materia dalla Comunità Europea, la 844 del 30 maggio scorso, dove si prende definitivamente atto di fenomeni radicati come il calo delle nascite e il decremento edilizio. Nell’edilizia ciò comporta un peso crescente attribuito al preesistente rispetto al nuovo, con inevitabile coinvolgimento di milioni di privati che sono proprietari di immobili prima o poi da adeguare o ristrutturare. E’ soprattutto a loro che mi riferisco quando parlo della necessità di aprire Smart Building Levante a tutto il pubblico».
Quali messaggi è importante rivolgere a questo pubblico sempre più folto e articolato?
«Che, ad esempio, l’efficientamento energetico si misurerà sempre di più a valle, sull’uso quotidiano, e non a monte, sulla facciata del sistema. Perché si è finalmente compreso che a nulla serve sbandierare l’acquisto di una caldaia che risulta perfettamente a norma di legge, se poi l’operatore la usa male, sprecando comunque energia».
Sulla base di tendenze del genere, quale futuro ci aspetta?
«Definito da relazioni sempre più fitte e importanti. Andiamo infatti verso la coesistenza di sistemi abitativi che definiamo confinati, definiti al loro interno da ben precise caratteristiche, e nello stesso tempo aperti verso l’esterno tramite flussi ininterrotti di materia, energia e informazioni. In questo contesto ognuno sarà chiamato a dare contributi precisi al bene comune in termini di efficientamento energetico, vedi l’obbligo di dotare i nuovi insediamenti di colonnine per l’approvvigionamento dei veicoli elettrici».
Quanto siamo pronti in Italia a un domani del genere?
«Molto, se si guarda a certi dati, come ad esempio quelli forniti dall’ultima fiera della robotica tenutasi ad Amburgo, dove l’Italia è stata il secondo Paese per numero di espositori, 270».