L’evoluzione del satellite

15 Giugno 2021 Smart Building Italia


Nessuna fine delle parabole nello zapping “leopardiano”

Ovvero tendente all’Infinito, come lo sguardo del grande poeta. Perché la moltiplicazione continua delle offerte, provocata soprattutto dal video-streaming, cresciuto in Italia del 47% solo nel 2020, sta provocando una rivoluzione totale del sistema. Con nuovi attori all’orizzonte e un ruolo ridisegnato per la Tv satellitare

Parabole al tramonto?
Oppure destinate soprattutto a impreziosire la propria offerta tramite meraviglie tecnologiche come la risoluzione 4K?
Nell’anno 2021 quanto concorre a rendere plausibile queste ipotesi una Svod Tv, la televisione on demand, rappresentata da fenomeni online come Pluto Tv di cui nessun comune mortale immaginava fino all’altro ieri la dirompente entrata in scena, tesa a rastrellare ricavi oltre il miliardo di dollari entro il 2022?
Infine, convenendo che lo streaming è il futuro-presente della Tv, l’Italia è attualmente attrezzata per calarsi in questa nuova realtà dalle Alpi a Pantelleria, piccoli borghi compresi?

Iniziando a rispondere, sarà anche vero che per il momento, di fronte al boom incalzante dell’online, la scomparsa a medio termine della parabola viene profetizzata solamente da qualche “gufo” incline al sensazionalismo, eppure, al di là degli anatemi a effetto, è assodato che l’intero sistema televisivo globale è al centro di una rivoluzione così profonda e diffusa da cambiare totalmente il gioco delle parti, e senza certamente risparmiare le parabole. Destinate non a sparire ma – questo sì è più probabile – a mutare il proprio ruolo nelle nostre case, nelle nostre vite. In fondo, guardando alla situazione in essere, diventano profetiche queste parole, messe nero su bianco il 22 maggio 2019 da un soggetto istituzionale della levatura di AGCM, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato: “L’Autorità ritiene che la concorrenza potenziale delle offerte televisive a pagamento via Internet possa garantire, in futuro, un’adeguata pressione concorrenziale, che permetta una riduzione dei prezzi per i consumatori e un incremento dei contenuti audiovisivi a disposizione degli stessi”.

Prezzi e contenuti, quindi. Due parole al centro della scena, dopo il colpaccio centrato dal gruppo DAZN nei confronti di Sky, con la conquista dei diritti sulla Serie A, autentica detronizzazione mediatica, che ha fatto affiorare una sfida ora sotto gli occhi di tutti: Tv streaming versus Tv sat, Rete contro parabola. Il “sorpasso”, magari favorito più dalla Storia che dalla tecnologia, se non è cosa fatta, è in vista all’uscita dalla prossima curva. Secondo fonti degne di attenzione come Newslinet, periodico telematico di informazione sui media, in Italia il lungo lockdown provocato dalla pandemia di covid ha accelerato, tramite un bisogno permanente di informazione, l’accesso online a tutti i contenuti televisivi. Ne è conseguita un’onda lunga simile a un maremoto per l’intero sistema radiotelevisivo del nostro Paese. Nel quale, lo streaming video, sempre secondo Newslinet, ha avuto nell’arco dell’annus horribilis 2020 un incremento record del 47%.

Le conseguenze più vistose arrivano dallo sport, perché non solo il calcio di Serie A “pianta” Sky per diventare fruibile online a pagamento, via DAZN, lasciando al gruppo multinazionale controllato dalla società americana Comcast la condivisione di appena tre match su dieci di ogni giornata. Analoga sorte riguarda la Champions League, che sempre Sky dovrà spartire con Amazon Prime per quanto riguarda le partite del mercoledì sera, analogamente a quanto il gruppo creato da Jeff Bezos ha realizzato negli Stati Uniti, dove ha investito un miliardo e 300 milioni di dollari pur di accaparrarsi i diritti del Thursday Night della NFL, la partita di cartello in programma ogni giovedì sera nel calendario del seguitissimo campionato americano di football.

Così tasta il polso di questo febbrile mercato Piero Quilici, installatore del comitato Smart Installer: “Una parabola è tuttora un bene prezioso che entra in un’abitazione – spiega. – Facciamo l’esempio degli Europei di calcio: per vedere tutte le 51 partite in cartellone dall’11 giugno all’11 luglio, uno può solamente abbonarsi a Sky. Ora, questo gancio sta favorendo anche stavolta un incremento di nuove parabole, trainate dalla manifestazione sportiva. Finiti gli Europei, queste padelle continueranno a funzionare e, soprattutto, a portare qualità di contenuti e di trasmissione, tanto che, se facessimo un giro il prossimo Natale, troveremmo tutti i nuovi possessori di decoder soddisfatti di averle. Lo dico sulla base di anni di esperienza nel settore”.

Da parte di Sky arrivano segnali che confortano queste parole, con il lancio di quattro nuovi canali basati esclusivamente sui contenuti. Dal primo luglio il telecomando del maggiore operatore europeo di pay-tv offrirà all’abbonato italiano la programmazione 24 ore su 24 di Sky Serie, Sky Investigation, Sky Documentaries e Sky Nature, così da rendere più appetibile il proprio bouquet, e quindi la propria parabola, anche a Europei conclusi, cioè dal 12 luglio in avanti.

Solidità di struttura e vicinanza all’utenza sono capisaldi che Sky sa di poter alimentare grazie alla qualità e alla diffusione del proprio segnale trasmesso proprio dalle parabole. E’ una posizione di forza che il gruppo sta mettendo in campo durante quest’estate resa rovente dal blitz con cui DAZN ha strappato la Serie A al gruppo che il magnate americano Rupert Murdoch ha ceduto a Comcast. D’altra parte, il telespettatore italiano medio continua ragionevolmente a chiedersi se, da agosto in poi, DAZN sarà davvero in grado di onorare i propri contratti erogando via streaming dieci partite di Serie A alla settimana (venti in caso di turno infrasettimanale) su tutto l’accidentato e non ancora perfettamente connesso territorio italiano.
Sono gli stessi dubbi su cui Sky ha fatto leva offrendo 500 milioni a DAZN per la condivisione di tutte e dieci le partite di Serie A. Il no opposto dal gruppo inglese significa due cose. Che dal prossimo primo luglio la app di DAZN scomparirà dal bouquet di Sky, assieme al canale 209 attualmente concesso al gruppo inglese. E che, nel contempo, DAZN conta di agire in piena autonomia giovandosi della partnership conclusa con TIM, sul territorio italiano l’operatore più capillare, nonché dotato della tecnologia necessaria a supportare lo streaming di operatori terzi.

Nei fatti, DAZN punta a fidelizzare tifosi tramite una flessibilità ad ampio raggio, comprendente la possibilità di fruire lo streaming su molteplici device come Smart TV, set-top box, stick di streaming, smartphone, tablet, PC e console di gioco. Sono le stesse opportunità destinate probabilmente a essere messe sul tavolo dell’Antitrust qualora dovesse prendere corpo un ricorso da parte di Sky, ma anche di Vodafone, contro la posizione di monopolio acquisita da Tim tramite il proprio decoder Timvision, l’unico attualmente predisposto a inserire l’app di DAZN nella propria offerta.
Alla luce di tutti questi segnali, si può arguire che le parabole satellitari non stanno certo per arrugginire sui tetti e le terrazze delle case italiane, anche se sembra acquisito il loro cambio di ruolo. Lo sanno da tempo a Tivùsat, l’altra grande piattaforma satellitare del mercato italiano. Nata il 31 luglio 2009 da un accordo fra Rai e Mediaset, finalizzato a coprire i vuoti lasciati sul territorio italiano dal segnale del digitale terrestre, Tivùsat conta oggi su quattro milioni di tessere attive relative a un servizio gratuito. “Tivùsat è la dimostrazione lampante che la qualità non solo resta, ma si sviluppa sul satellite” spiega Giuseppe Borea, consulente di Tivù Srl, società appositamente costituita per promuovere la piattaforma Tivùsat. “Prendiamo l’esempio della recente risoluzione 4K, in grado di garantire una qualità altissima della visione – continua Borea. – Bene, la troviamo attiva in sei canali del bouquet di Tivùsat, e per il momento in nessun canale del digitale terrestre. Passando all’alta definizione, i canali HD di Tivùsat sono una sessantina, contro i nove del digitale”.

In attesa di comprendere se, a partire dal prossimo settembre, con l’avvento del nuovo standard DVB-T2, anche il digitale terrestre potrà essere visibile in 4K (atteso sulle frequenze di Rai4), non resta che accomodarsi davanti allo spettacolo di una rivoluzione televisiva ormai in pieno corso. Così capillare, e a volte frastornante, da schiaffarci davanti non solo i protagonisti di sempre, ma anche nuovi soggetti tutt’altro che attesi. Con il boom dello streaming sembra che dovremo abituarci a una passerella permanente di offerte, comprese quelle lanciate da nuovi player a tutto campo. Uno di questi è Pluto Tv, nuovo colosso dello streaming creato dal tycoon americano Bob Bakish. La sua posizione di forza, di CEO-presidente del gruppo ViacomCBS, gli conferisce sufficiente credibilità nel momento in cui annuncia ricavi pari a un miliardo di dollari entro il 2022 per Pluto Tv, piattaforma gratuita composta da una quarantina di canali tematici comprensivi di fiction, documentari, reality, sport, intrattenimento, palinsesti per l’infanzia.

Forte di partnership con produttori come Freemantle, Lionsgate e Banijay, dopo avere coperto con il suo segnale tutta l’America, del nord e del sud, Pluto Tv punta ora all’Europa, con sbarco in Italia atteso entro un anno.
“La vita è bella perché è varia” recitava un antico successo canoro dei Gatti di vicolo Miracoli. Uno spot perfetto per la Tv che ci attende. Ormai così collimante con un’idea di Infinito, che un Giacomo Leopardi, poeta chissà in quale modo dei nostri giorni, più dell’”ermo colle” reso invisibile dal condominio di fronte, interrogherebbe lo zapping dei “suoi telecomandi”.