Smart Building e Smart Working: cosa cambia

22 Aprile 2020 Ilaria Rebecchi


Con il lavoro da remoto cresce l’importanza di progettare e ristrutturare le abitazioni in ottica smart: quale futuro e quali normative?

L’emergenza sanitaria da Coronavirus sta modificando profondamente molti settori, ambienti e modalità di lavoro.
Su tutte, ad esempio, l’ambito Smart Building, secondo gli esperti, sta trovando nuova linfa grazie al fatto che molti player lavorano in modalità smart.
Fenomeno esploso sicuramente in maniera forzata ed istantanea, il lavoro da remoto, secondo il Ministero preposto, sta impiegando oltre mezzo milione di dipendenti, che, a loro volta, hanno fatto schizzare i consumi di dati e di energia.

Almeno 5 milioni di persone, tra lavoratori e studenti, sono in questo periodo attivi sul web, con la conseguenza di un aumento di circa il 20% del traffico sulla linea mobile, e del raddoppio dei volumi sulla banda residenziale.
Secondo Sostariffe, inoltre, i nuclei con più di tre persone subiranno un aumento del 32,4% dell’energia elettrica consumata e del 31,9% del gas. Si tratta senza dubbio di una situazione anomala e che è destinata a rientrare a regime, anche se, va detto, il lavoro domestico sarà sempre più diffuso nei prossimi anni.

Risulta più che mai importante, dunque, che le abitazioni siano realizzate e ristrutturate in chiave Smart Building: secondo l’ultimo Smart Building Report dell’Energy&Strategy group della School of management del Politecnico di Milano, l’edificio smart è quello in cui gli impianti sono automatizzati, grazie ad un’infrastruttura di supervisione e controllo che permette di ottimizzare consumo energetico, comfort e sicurezza, nonché di garantire l’integrazione con il sistema elettrico.
Un volume di investimenti, quello “smart building”, stimato intorno ai 4,7 miliardi di euro l’anno, con interventi che riguardano tre aree: impianti (1,47 miliardi nel 2018)  in ambito sicurezza, generazione di energia ed efficienza energetica, quelli di automation technologies per la sensoristica, e le piattaforme di controllo e gestione. 

In Unione Europea, riferiscono dall’Energy&Strategy Group, “gli edifici sono responsabili di circa il 40% dell’energia consumata e del 36% delle emissioni di Co2, perché circa il 35% di essi ha più di 50 anni e quasi il 75% è considerato inefficiente. Se si pensa che una quota compresa tra lo 0,4 e l’1,2% del parco edilizio è rinnovata con nuove costruzioni annuali, la riqualificazione ricopre un ruolo fondamentale nel raggiungere gli obiettivi energetici prefissati da Bruxelles, perché si stima che possa ridurre del 5-6% i consumi primari di energia in Europa“.

Volumi in espansione secondo le stime ufficiali, con parte del problema relativo alla scelta di soluzioni avanzate che risiede nella normativa di settore: esistono infatti buoni sgravi fiscali sull’efficientamento energetico, ma mancano norme che abbraccino lo smart building in maniera integrata, come per l’incentivazione alla banda larga. Ad oggi, infatti, solo il 12% degli italiani ha accesso alla fibra, contro la media UE del 55%.

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.