Tetti fotovoltaici, enorme occasione per tutti

27 Settembre 2021 Smart Building Italia


Installando pannelli sui tetti dei capannoni industriali, si potrebbe coprire il 50% del fabbisogno energetico. Lo evidenzia la ricerca affidata dalla Confartigianato vicentina a uno scienziato russo, con potenziali benefici che riguardano installatori, imprese, territorio locale e clima globale (burocrazia permettendo…)

Installatori fotovoltaici di tutto il Veneto, unitevi. Ne va del vostro lavoro, e della salute ambientale di un intero territorio. Parafrasare il Manifesto di Marx ed Engels è operazione sensata quando la Scienza dimostra che in un rilevante spicchio di Nordest i pannelli solari possono coprire il 50% del fabbisogno energetico, ovvero il 40% in più rispetto a oggi. Solo che, avendo contezza delle lungaggini istituzionali, comuni a tutta l’Italia, con cui si giunge a concreti risultati, diventa opportuno invitare gli installatori a mobilitarsi, perché la torta è grossa e i tempi risibili.

Per entrare nel merito, può servire partire da un punto interrogativo. Come ci salveremo?, domanda infatti il Vecchio Saggio davanti a un pannello fotovoltaico da installare non casualmente a Sovizzo, provincia di Vicenza. Perché, ammesso pure che ci salveremo dal default del pianeta Terra sempre più vicino, la domanda fondamentale riguarda infatti il modo, e cioè i tempi e i costi, in cui la scamperemo.

Nel momento in cui la pioggia a catinelle segnalata per la prima volta nella Storia al Polo Nord -cosa di neanche due mesi fa – fa pensare a quali effetti sortirà lo scioglimento “annuo” di trecento miliardi di tonnellate di ghiacci artici attualmente calcolato dagli scienziati, appare chiaro che accelerare brutalmente gli interventi necessari per un qualche lieto fine smette di essere un’opzione, e diventa invece un obbligo.

Questo fatale incrocio di pericoli incombenti e relative soluzioni è quanto fa affiorare un prezioso studio portato a compimento dal Digital Innovation Hub – acronimo DIH – della Confartigianato di Vicenza sulle potenzialità di energia fotovoltaica rilevabili nei territori di Vicenza, Altavilla, Creazzo, Torri di Quartesolo e, per l’appunto, Sovizzo. Tutti e cinque questi comuni aderiscono al progetto Innovation Lab, sostenuto con fondi della Regione Veneto, e ciò ha permesso di aggregare i loro territori come oggetto di un’analisi geofisica mirata a calcolare quanta luce solare sono teoricamente in grado di destinare a impianti fotovoltaici da installare nei luoghi dovuti. Il tema collima con il freschissimo report stilato da EnergRed, società di servizi energetici, secondo la quale, con 140mila883 impianti, in Italia il Veneto è regione attualmente seconda solo alla Lombardia, che ne vanta 153mila339, mentre il dato nazionale equivale a 986mila313 impianti.

In un tale contesto, il risultato della ricerca vicentina è addirittura roboante visto che, sulla base dei dati, formula per questo territorio, pari a 142 chilometri quadrati, abitati da una popolazione di oltre 152mila individui, un potenziale di 543 di gigawattora (gwh) di energia fotovoltaica. Si tratta del 50% del fabbisogno totale, ed è quanto si otterrebbe installando pannelli solari su tutti i tetti di superficie superiore ai trenta metri quadrati, ovvero le coperture degli insediamenti produttivi dislocati, sotto forma di fabbriche o capannoni, nelle zone industriali dei cinque comuni.

Si comincia ora a capire perché questa si profili come parabola talmente esemplare dei tempi che stiamo vivendo, da giustificare fino in fondo la simbolica presenza del Vecchio Saggio davanti a un pannello solare in procinto di essere issato su un tetto di Sovizzo. Perché se da una parte, come dimostreremo, si può “fare presto” a giungere a risultati del genere, a patto di imbattersi in uno scienziato straniero che ha messo su casa in zona, dall’altra si percepisce quale vuoto si stagli fra premesse così confortanti e una loro realizzazione, destinata a procedure politiche e normative la cui durata, in un Paese come l’Italia, solitamente non induce a coltivare grandi speranze.

Ma, per fortuna, gli effetti benefici della globalizzazione, per ora resistiti alla pandemia di covid, fanno sì che, grazie a una storia d’amore, il trentaduenne Yaroslav Vasyunin, “data scientist” con laurea in ingegneria e specializzazione in geodesia e cartografia, si trasferisca da Mosca al Vicentino. A lui appartiene un identikit professionale che non sfugge al Digital Hub Innovation, dove gli affidano la ricerca sul fotovoltaico promossa dall’Innovation Lab regionale.

Si scopre così che conversare con questo scienziato dai modi gentili farà balzare agli occhi nomi, come Copernicus o “data-set”, da sottolineare con l’evidenziatore di un colore a piacimento. “Dopo la laurea, ho lavorato per otto anni in Russia – inizia Vasyunin – dove svolgevo ricerche mirate alle più varie misurazioni della superficie terrestre. Quando ho iniziato a operare all’interno del DIH, ho fatto ovviamente tesoro di queste esperienze”.

Da una parte – continua lo scienziato – potevo giovarmi della messe di dati fornita per il territorio in questione da Copernicus, che è il programma europeo di osservazione satellitare della Terra, e dall’altra avevo l’opportunità di confrontare queste informazioni con i data-set di ognuno dei cinque comuni, dove per data-set intendiamo vari insiemi di dati messi fra loro in relazione. La finalità, richiesta dalla Regione Veneto, consisteva nell’elaborare Open Data, da mettere a disposizione della comunità”.

Il risultato finale è sulla carta confortante. Considerando infatti che l’Italia, per rispettare i propri impegni assunti in ambito europeo, deve moltiplicare la propria quota fotovoltaica nella produzione di energia, appurare la potenzialità di un 50% in un territorio a così alta densità abitativa e produttiva, fa stappare bottiglie di brindisi osannanti. Fra i vari cincin spiccano quelli di Coldiretti, per i quali i tetti sono alternative benvenute a una futura, obbligata installazione di pannelli solari a un suolo veneto già ampiamente occupato dai siti produttivi. Tanto è vero che l’Arpav, l’agenzia regionale veneta dell’Ambiente, ha inserito la ricerca condotta dal DIH della Confartigianato vicentina nel report nazionale edizione 2021 “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” redatto dall’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in collaborazione con l’Anpa, l’associazione nazionale nel cui seno l’Arpav si ritrova assieme alle altre agenzie regionali.

Tutto ciò suscita la comprensibile soddisfazione di Gianluca Cavion, Presidente di Confartigianato Vicenza, che dichiara: “Questa ricerca dimostra come, investendo in tecnologia e innovazione, si possano fornire alle amministrazioni del territorio i dati su cui basare soluzioni virtuose in termini di tutela ambientale, vere e proprie vie obbligate nei prossimi anni”. Sulla stessa lunghezza d’onda, ecco il vicepresidente Nerio Dalla Vecchia: “La prospettiva indicata da questo studio è chiarissima – afferma – e consiste nel rendere nota alle aziende con capannoni di almeno trenta metri quadrati l’opportunità di installare impianti fotovoltaici grazie a cui risparmiare sulle proprie bollette, concorrendo allo sviluppo sostenibile del territorio”.

Si profila dunque, quanto meno nitida, la necessità di “step” immediati, di passi avanti con cui avviare progetti concreti sulla base di questi dati. Ma, si sa, ciò significa individuare, negli organi competenti, soluzioni politiche che dipendono in senso stretto da apparati amministrativi e burocratici chiamati a elaborare i dati forniti dal Digital Hub Innovation.

“La sorpresa – spiega in proposito Yaroslav Vasyunin – è stata quella di imbattermi in quantità di dati davvero impressionanti a disposizione di ogni amministrazione comunale, cosa a cui in Russia non ero certo abituato. Nello stesso tempo insorgeva sempre la difficoltà di doversi relazionare al personale amministrativo, dove mancano figure professionalmente qualificate in questo ambito, problema amplificato dai linguaggi in cui sono stati elaborati i cinque data-set, spesso disomogenei e non comunicanti”.

Ragione per cui, ad esempio, le scansioni laser dei rilevamenti aerei compiuti dalla Regione Veneto formano sul territorio “nuvole” di puntini osservate e archiviate in modi diversi dagli utenti.

Nel frattempo è prevista nuova pioggia al Polo Nord… Ecco perché agli installatori, nonché, più in generale, ai progettisti al lavoro sul territorio, conviene in modo evidente unirsi non solo per monitorare le potenzialità di energia pulita e alternativa, ma anche per confrontarsi nelle dovute sedi sulle soluzioni da attivare al più presto. Per il bene di tutti.