Superbonus e Bonus Facciate: bilancio contraddittorio sull’efficacia degli incentivi edilizi in Italia

6 Ottobre 2025 Ilaria Rebecchi


Il Superbonus e il Bonus Facciate hanno rappresentato, negli ultimi anni, gli strumenti più potenti e discussi nel panorama degli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano. Nati con l’ambizioso obiettivo di rilanciare l’economia, favorire l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza sismica degli edifici, queste misure hanno mobilitato risorse ingenti e acceso un acceso dibattito pubblico sui loro costi e benefici effettivi. Un’analisi recente condotta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) getta nuova luce sull’efficacia di questi interventi, suggerendo che, a fronte di un massiccio esborso pubblico, meno di due terzi delle opere incentivate sarebbero state effettivamente stimolate ex novo dai bonus.

La valutazione del MEF si è concentrata sull’arco temporale che va dal 2020 al 2023, analizzando l’impatto di Superbonus e Bonus Facciate sugli investimenti complessivi in ristrutturazioni residenziali. I dati indicano che, su un totale di circa 186 miliardi di euro spesi in questo periodo per le ristrutturazioni residenziali, ben 70 miliardi di euro sarebbero stati investiti comunque, anche in assenza di questi incentivi così generosi. Questo significa che più di un terzo degli interventi avrebbe trovato attuazione utilizzando altre agevolazioni fiscali già esistenti, sebbene meno vantaggiose, o attraverso investimenti privati non direttamente legati alla spinta dei bonus più recenti.

L’analisi del MEF si configura come un tentativo di misurare il cosiddetto “effetto netto” degli incentivi, ovvero quanto del nuovo investimento sia stato effettivamente “addizionale” e non semplicemente una riallocazione di spesa già prevista. Il risultato suggerisce un grado di efficacia inferiore rispetto a quanto ci si potesse attendere da un meccanismo con un’aliquota di detrazione così elevata (fino al 110% per il Superbonus).

Investimenti e studi

È fondamentale sottolineare che lo studio del MEF si è focalizzato primariamente sullo stimolo agli investimenti, tralasciando (per il momento) altri fattori cruciali per una valutazione completa dell’impatto del Superbonus. Aspetti come il risparmio energetico effettivamente generato dagli interventi, la riduzione del rischio sismico per un paese ad alta vulnerabilità come l’Italia, o l’impatto sull’indotto del settore delle costruzioni non sono stati oggetto di questa prima indagine. Questi elementi, infatti, rappresentano benefici collaterali di enorme valore pubblico e dovrebbero essere inclusi in un’analisi costi-benefici più olistica.

Il MEF ha già annunciato che sono in programma ulteriori studi per fornire una valutazione più esaustiva del Superbonus, integrando anche questi aspetti. Questo approccio a fasi è necessario data la complessità di un incentivo che ha toccato milioni di immobili e ha generato un flusso di spesa senza precedenti.

Il contesto socio-economico

I risultati di questa prima analisi riaccendono il dibattito sull’efficacia delle politiche di incentivazione fiscale e sulla loro calibrazione. La questione non è tanto se il Superbonus abbia mosso il mercato (lo ha fatto in maniera massiccia), quanto se il costo sostenuto dallo Stato sia stato proporzionato ai benefici “netti” aggiuntivi generati.

Questo tipo di incentivo, pur avendo un indubbio effetto propulsivo sul settore edile, ha sollevato interrogativi sulla sua sostenibilità finanziaria a lungo termine e sulla sua capacità di generare valore oltre la mera spesa. Se una quota significativa degli interventi sarebbe stata realizzata comunque, ciò suggerisce una possibile inefficienza nell’allocazione delle risorse pubbliche, che avrebbero potuto essere indirizzate verso altre priorità o utilizzate per incentivare in modo più mirato solo gli interventi che altrimenti non avrebbero avuto luogo (evitando il cosiddetto “deadweight loss”).

D’altro canto, è innegabile che il Superbonus abbia avuto un impatto psicologico e pratico significativo. Ha sensibilizzato i cittadini sull’importanza dell’efficientamento energetico e della sicurezza sismica, spingendo molti a considerare lavori di ristrutturazione che prima non avrebbero mai contemplato. Ha anche fornito un’iniezione di liquidità e lavoro per un settore, quello edile, che ha risentito pesantemente delle crisi economiche.

La discussione sull’equilibrio tra la generosità dell’incentivo e la sua capacità di stimolare comportamenti addizionali è centrale per la definizione delle future politiche pubbliche. Le lezioni apprese dal Superbonus saranno cruciali per disegnare strumenti di incentivazione più mirati ed efficienti, capaci di massimizzare i benefici per la collettività minimizzando i costi per le finanze pubbliche. La complessità di un fenomeno come quello del Superbonus richiede analisi continue e approfondite, che vadano oltre il solo aspetto finanziario per abbracciare l’intero impatto sociale, ambientale ed economico. La strada verso una completa comprensione dei suoi effetti è ancora lunga, ma i dati del MEF rappresentano un primo, importante passo.

 

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.