Idrogeno verde: il sogno della transizione energetica è ancora un miraggio

8 Dicembre 2025 Ilaria Rebecchi


L’idea che l’idrogeno verde diventi un pilastro della transizione energetica è più viva che mai sul piano delle strategie politiche e dei documenti europei e nazionali. Ma quando si guarda alla realtà dei fatti, emergono forti segnali di crisi: tra progetti che restano sulla carta, investimenti insufficienti, ostacoli normativi e un divario crescente tra ambizione dichiarata e capacità d’attuazione.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nel 2023 la produzione totale mondiale di idrogeno è arrivata a 97 milioni di tonnellate, ma meno dell’1% di questa produzione è “a basse emissioni”. Ciò include non solo l’idrogeno verde, prodotto tramite elettrolisi alimentata da fonti rinnovabili, ma anche le varianti blu e viola.

Un indicatore particolarmente significativo è la capacità installata degli elettrolizzatori alimentati da solare e vento: globalmente, a inizio 2025, si aggira sui 5,3 GW – valore che, per quanto in aumento, resta ancora molto modesto se confrontato con le esigenze e le promesse fatte.
Di questi, 3,2 GW proviene da impianti fotovoltaici, e 2,1 GW da impianti eolici.

Cosa succede in Europa

L’Unione Europea ha puntato forte sull’idrogeno verde come componente chiave del Green Deal, della strategia “Fit for 55”, e ha introdotto strumenti come l’European Hydrogen Bank. Nel 2020 era stato fissato l’obiettivo di raggiungere 2 × 40 GW di capacità elettrolitica entro il 2030.

Tuttavia, stime recenti indicano che solo circa un quinto dei progetti previsti entrerà effettivamente in funzione entro il 2030. Questo significa che, invece dei 40 GW pianificati, l’Europa potrebbe raggiungere solo intorno ai 12 GW.

La Corte dei Conti Europea ha lanciato un allarme: pur essendo stati stanziati 18,8 miliardi di euro per il periodo 2021-2027 a sostegno dell’idrogeno rinnovabile, la dispersione dei fondi tra vari programmi nazionali e comunitari rende difficile capire quali siano gli strumenti davvero utili per ogni specifico progetto. Inoltre, spesso chi investe non può contare né su garanzie chiare né su un prezzo del carbonio sufficientemente stabile da rendere sostenibile l’investimento.

E in Italia?

Anche in Italia la situazione è simile: pur contandosi 2,5 miliardi di euro stanziati tramite il PNRR per iniziative legate all’idrogeno, molte risorse restano inutilizzate a causa della scarsa partecipazione imprenditoriale, soprattutto da parte delle grandi aziende.

Le cosiddette hydrogen valley, distretti industriali o condizioni territoriali favorevoli per la produzione pulita di idrogeno, sono molte: ben 57 erano le iniziative ammesse a finanziamento, per un totale di 532 milioni di euro. Ma soltanto 9 (meno del 20%) hanno proceduto concretamente con le autorizzazioni e il procurement – pari a 132 milioni di finanziamento effettivo, circa un quarto del totale previsto.

Un’analisi critica arriva dall’associazione ReCommon, che sottolinea come, anche nel migliore degli scenari, la disponibilità attuale di fonti rinnovabili non sia sufficiente per raggiungere gli obiettivi di produzione di idrogeno verde fissati dalle istituzioni. In sostanza: mancano l’energia, le infrastrutture e le politiche adeguate per fare un salto di scala significativo.

Quali sono gli ostacoli?

  1. Domanda incerta e ritorno degli investimenti poco garantito: molti progetti non si realizzano perché non è chiaro se ci sarà un mercato disposto a pagare per l’idrogeno verde.
  2. Normativa complessa e requisiti stringenti: le regole europee per definire cosa sia “rinnovabile” sono percepite come onerose e, talvolta, scoraggianti.
  3. Finanziamenti frammentati e procedure lente: chi vuole investire si trova spesso in difficoltà per capire a quale bando accedere, come muoversi nei meandri della burocrazia, ottenere le autorizzazioni.
  4. Capacità rinnovabile insufficiente: non c’è ancora il volume di energia rinnovabile – solare ed eolico – necessario per alimentare gli elettrolizzatori su scala utile.

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.