Rete unica: sempre più una chimera

27 Ottobre 2025 Ilaria Rebecchi


Il progetto della rete unica italiana sembra sempre più una chimera a causa del mancato accordo tra il governo e la società di investimento americana Kkr, azionista di maggioranza di FiberCop.

Secondo Reuters, l’esecutivo spinge per una fusione tra FiberCop e Open Fiber (controllata da Cassa Depositi e Prestiti e dal fondo australiano Macquarie) con l’obiettivo di creare un’unica infrastruttura wholesale nazionale, sotto controllo statale, per accelerare la diffusione della fibra ottica e ridurre la duplicazione degli investimenti. Oggi solo il 70% delle famiglie italiane dispone di banda ultralarga, contro una media europea dell’82%.

Kkr però si oppone all’unione, preoccupata per l’elevato indebitamento di Open Fiber, i suoi ritardi nella copertura delle aree bianche e i rischi di un lungo esame antitrust. L’accordo appare quindi in stallo nonostante i tentativi di mediazione del governo.

Secondo Davide Di Labio (Kpmg), la fusione creerebbe una realtà più solida e favorirebbe lo switch off del rame, ma potrebbe anche far salire i prezzi all’ingrosso, frenando la diffusione della fibra. Le resistenze di Kkr derivano anche da divergenze strategiche con Macquarie e da orizzonti di investimento differenti. Di Labio sottolinea che la rete unica non è la panacea: si potrebbero immaginare modelli differenziati per aree geografiche, con più operatori nelle zone redditizie e uno solo in quelle meno servite.

Più critico Francesco Vatalaro, professore emerito di Telecomunicazioni a Tor Vergata, che accusa il governo di “invasione di campo” nel settore Tlc. Secondo lui, i problemi nascono dalle scelte del governo Renzi del 2015, quando fu creata Open Fiber per competere con l’incumbent Telecom Italia, violando il principio di concorrenza. Open Fiber, dice, ha gestito male i fondi pubblici, accumulando debiti e completando solo parzialmente le opere, danneggiando l’equilibrio del settore. Vatalaro ritiene che Open Fiber andrebbe liquidata nelle aree non performanti e che Kkr faccia bene a non voler unire FiberCop a una società in quelle condizioni.

La tensione cresce anche attorno al Piano Italia a 1 Giga, finanziato con 3,4 miliardi di euro Ue per portare la banda larga a oltre 3 milioni di edifici. I ritardi di Open Fiber rischiano di far perdere 700 milioni di fondi, spingendo il sottosegretario Alessio Butti a proporre una revisione del piano: parte delle coperture sarà garantita tramite connessioni satellitari, con slittamento degli obiettivi dal 2026 al 2030. FiberCop aveva offerto di subentrare nei lavori di Open Fiber, ma le parti non hanno trovato un’intesa. Kkr accusa inoltre Roma di favorire Open Fiber con un “aiuto di Stato ingiusto”.

Le opposizioni criticano duramente la gestione del governo, accusandolo di “certificare i ritardi” invece di affrontarli con soluzioni più concrete come l’Fwa o il coinvolgimento degli operatori locali. Deputati come Antonino Iaria (M5S), Giulia Pastorella (Azione) e Antonio Nicita (PD) parlano di una gestione “pasticciata” che riduce gli obiettivi e penalizza cittadini e competitività digitale, giudicando il ricorso al satellite incoerente con gli standard europei.

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.