Tra Made in Italy e transizione energetica
Negli ultimi anni, l’Italia ha sviluppato un ecosistema industriale robusto nel settore delle tecnologie e dei componenti per l’energia, attualmente al centro di una trasformazione significativa guidata dalla transizione ecologica e digitale. Questo meta-comparto comprende complessivamente 980 aziende, di cui 655 altamente specializzate, generando un fatturato di 32 miliardi di euro e impiegando 86.000 addetti. Le sole imprese specializzate contribuiscono all’1,5% del PIL nazionale.
TRA AZIENDE E SOSTENIBILITA’
Questo settore industriale italiano si distingue per la sua capacità di innovazione e per l’ampia gamma di tecnologie offerte, che spaziano dalle energie rinnovabili all’efficienza energetica, fino alle smart grid e alla mobilità sostenibile. La filiera italiana delle tecnologie per la transizione energetica è caratterizzata da una forte presenza di piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano il 92% del totale delle aziende del settore. Questa struttura imprenditoriale ha favorito una notevole flessibilità e capacità di adattamento alle nuove sfide del mercato energetico globale.
Un esempio significativo di questa dinamica è rappresentato dal Piano Transizione 5.0 che mira a favorire la trasformazione digitale ed energetica delle aziende attraverso un credito d’imposta per investimenti effettuati dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025. La misura può contare su 6,3 miliardi di euro, risorse destinate a finanziare la riduzione dei consumi energetici delle strutture produttive di almeno il 3% o dei processi produttivi di almeno il 5%.
IL NUCLEARE
Inoltre, il governo italiano ha recentemente adottato una legge per il ritorno all’energia nucleare, quasi 40 anni dopo che fu vietata dal referendum del 1987. Il Primo Ministro Giorgia Meloni ha descritto questa decisione come un passo verso la sicurezza energetica e l’autosufficienza. La legge potrebbe dare al governo l’autorità di adottare decreti dettagliati per la transizione, che si prevede sarà completata entro la fine del 2027.
L’Italia intende utilizzare reattori modulari avanzati per produrre energia nucleare sostenibile e decarbonizzare le industrie più inquinanti. Si stima che questo permetterebbe di risparmiare 17 miliardi di euro sul costo della decarbonizzazione dell’economia entro il 2050, con l’energia nucleare che costituirebbe almeno l’11% del mix energetico, potenzialmente salendo al 22%.
A CHE PUNTO SIAMO?
Nonostante questi progressi, permangono sfide significative.
Secondo recenti studi, il 56% degli edifici pubblici in Italia è inefficiente dal punto di vista energetico, con uno su quattro classificato in classe G, la più bassa nella scala di efficienza energetica. Il settore edilizio italiano è responsabile del 42% dei consumi energetici e del 18% delle emissioni di gas serra, rappresentando quindi una leva fondamentale su cui intervenire per rispondere alla necessità di decarbonizzazione, come previsto dall’Agenda strategica europea.
Per affrontare queste sfide, il governo ha approvato il Decreto Ambiente, che introduce nuove procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), dando priorità ai progetti strategici e promuovendo interventi per la sostenibilità ambientale.
Dunque, l’Italia si trova in una fase cruciale della sua transizione energetica, con un settore industriale pronto a cogliere le opportunità offerte da questo cambiamento. Ma è essenziale continuare a investire in innovazione e sostenibilità per affrontare le sfide future e garantire una crescita economica sostenibile.