Chamonix, Francia: la Funivia Grands-Montets
Non solo un’opera infrastrutturale ma un manifesto del nuovo modo di concepire le funivie in alta montagna: un’esperienza immersiva tra architettura e ambiente
L’Aiguille des Grands-Montets si erge nel massiccio del Monte Bianco, sopra il villaggio di Argentière, nel cuore di Chamonix. La vetta – a circa 3.295 metri di altitudine – è da decenni una meta ambita per alpinisti, sciatori e turisti in cerca di panorami spettacolari.

L’impianto originale che permetteva l’accesso alla cima, la funivia dei Grands-Montets, ha operato fino all’11 settembre 2018, quando la stazione intermedia ha subito danni gravi che ne hanno compromesso la funzionalità.
Da allora, il progetto di ricostruzione e modernizzazione è diventato una priorità, non solo per ripristinare il collegamento, ma per ripensarlo in chiave innovativa, sostenibile, coerente con la bellezza e la fragilità dell’ambiente alpino.
Il progetto
Il piano prevede la ricostruzione completa delle stazioni e degli impianti di risalita, con l’introduzione di tecniche costruttive adeguate all’alta quota e al contesto naturale protetto.
Si articolerà in due sezioni:
- Una prima sezione con funivia “reversibile” (cioè con doppie cabine) da ~60 posti;
- Una seconda sezione con cabinovia 3S (sistema a tre cavi: due portanti e uno traente), con circa sette cabine.
Progettazione estetica e materiali
Le stazioni saranno quattro, ispirate ai cristalli di pirite: elementi “cristallini vetrati” combinati con strutture in legno e acciaio. L’idea è modulare, con prefabbricazione per adattarsi meglio al lavoro in alta quota.
Le parti più visibili al pubblico – punti di accoglienza, sale di attesa – saranno realizzate con trasparenze e vetri, mentre le aree operative (impianti tecnici, uffici, back‐office) saranno nelle sezioni “topos”, più opache, adoperate su misura per ogni sito. L’obiettivo è che ogni stazione si integri con l’ambiente circostante, rispettando il paesaggio alpino.

Sostenibilità e “viaggio dell’esperienza”
Un tratto distintivo del progetto è la volontà di trasformare non solo l’impianto funzionale, ma l’intera esperienza dell’utente: la risalita dovrà diventare “un viaggio”, sia letteralmente che metaforicamente.
Il sito stesso è riconosciuto come prestigioso e protetto, quindi il progetto punta a massimizzare sostenibilità, riduzione dell’impatto ambientale e coerenza estetica con il territorio.
Professionisti
Il progetto vede in campo studi di grande rilievo: Baumschlager Eberle Architekten e il Renzo Piano Building Workshop sono le firme dietro la progettazione architettonica.
I lavori sono partiti nel 2020.
Attualmente lo stato è “work in progress”: le fasi sono in corso, non è ancora completato.
Sfide e opportunità
- Alta quota: operare a quasi 3.300 metri comporta condizioni ambientali estreme (clima, vento, neve, ghiaccio), che obbligano a tecniche costruttive molto specifiche.
- Integrazione paesaggistica: il sito è protetto e prestigioso, perciò le strutture non possono essere invasive né avere impatto visivo scorretto.
- Resistenza strutturale: vetri, acciaio, legno devono garantire stabilità, isolamento, sicurezza anche in condizioni climatiche avverse.
- Innovazione nell’esperienza turistica: non solo risalita, ma un percorso che combina estetica, architettura e natura.
- Tecnologia costruttiva prefabbricata: permette tempi più rapidi, minore impatto durante il montaggio, maggiore efficacia operativa.
- Valore simbolico: un progetto così può diventare punto di riferimento per turismo alpino sostenibile.






