Data Center e AI: la nuova equazione infrastrutturale che cambia tutto

23 Novembre 2025 Ilaria Rebecchi


L’Intelligenza Artificiale non è più soltanto un carico di lavoro da gestire in un angolo dei data center: è oggi il motore che sta stravolgendo l’intero ecosistema delle infrastrutture digitali. Lo rivela il rapporto “AI Build Boom: Why Faster Timelines Put Suppliers at the Centre of Growth” pubblicato da DC Byte, che segnala come i workload AI rappresentino già l’11% della capacità globale allocata. Un dato che sottolinea l’ascesa rapidissima di progetti che fino a poco tempo fa erano di nicchia, ma che ora sono protagonisti dello sviluppo infrastrutturale mondiale.

Il cambiamento dell’equilibrio infrastrutturale

Questa espansione ha conseguenze profonde: i data center vengono messi sotto pressione non solo dal punto di vista della potenza, ma soprattutto su quelli termici, elettrici e di interconnessione. Rack che assorbono energia in misura molto più elevata, sistemi di raffreddamento che devono reggere condizioni estreme, rete ad altissima banda e latenza ridotta per permettere sia l’addestramento che l’inferenza dei modelli AI.

Tecnologie che fino a poco tempo fa potevano essere considerate opzionali — come il raffreddamento a liquido o scambiatori di calore avanzati — diventano ora elementi imprescindibili. L’alimentazione elettrica non può più tollerare variazioni o interruzioni: serve stabilità, continuità, qualità molto alta. E un data center “AI-ready” deve essere progettato sin dall’inizio considerando tutti questi fattori.

Anche la localizzazione diventa cruciale: terreno adatto, disponibilità di energia, accesso a reti avanzate. Non basta più costruire dove c’è spazio: bisogna che tutto l’ecosistema attorno sia allineato fin da subito.

Velocità, rischi e pressioni per i fornitori

Il tempo è diventato il fattore più critico. I cicli tradizionali di autorizzazione, progettazione, costruzione ed entrata in funzione vengono compressi drammaticamente. Quello che prima richiedeva anni oggi deve accadere nel minor tempo possibile, con molte attività che procedono in parallelo — dal reperimento del terreno all’approvvigionamento dei componenti alla definizione dei progetti esecutivi.

I contratti “pre-costruzione” (ossia quando si prenota la capacità prima che la struttura sia completata) sono cresciuti a ritmi vertiginosi: 33 volte dalla fine del 2019. Allo stesso modo, anche l’offerta già impegnata (ossia la capacità che è già stata confermata o in qualche modo vincolata) è aumentata più di sei volte rispetto a cinque anni fa.

Questo porta con sé rischi non trascurabili. Un singolo ritardo nella consegna di componenti chiave — trasformatori, quadri elettrici, sistemi di raffreddamento, infrastrutture in fibra ottica di backhaul — può compromettere l’intero piano. I fornitori che non hanno scale, catene di produzione affidabili o margini elastici rischiano di restare tagliati fuori da questa corsa.

Opportunità per chi si adatta

Ma non è solo sfida: chi riesce a stare al passo può raccogliere opportunità importanti. Essere coinvolti fin dalle fasi iniziali dei progetti, fornire dati di progettazione, modelli termici, previsioni chiare sui requisiti elettrici, impegni sui tempi di consegna — tutto questo diventa un punto di forza. I fornitori che offrono affidabilità, trasparenza e capacità produttiva anticipata si stanno trasformando in partner indispensabili.

Inoltre, conoscere per tempo quali mercati stanno crescendo, quali zone offrono migliori condizioni (energia, rete, regolamentazione) permette agli operatori e agli investitori di pianificare in anticipo, assicurandosi una posizione competitiva. Una market intelligence efficace non è più un optional: è una leva strategica.

Cosa succederà nel futuro?

Se questi trend continueranno, possiamo aspettarci che la distanza tra i progetti annunciati e quelli effettivamente realizzati si accorci ulteriormente. I data center “AI capabili” diventeranno il nuovo standard, con requisiti energetici ed infrastrutturali che costringeranno un ripensamento non solo tecnico, ma anche normativo e logistico.

In Italia come all’estero, il successo dipenderà dalla capacità di conciliare velocità, affidabilità e sostenibilità. Perché accelerare non significa solo fare prima: significa fare bene, con resilienza e consapevolezza delle implicazioni ambientali ed economiche.

 

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.