Alla convention di FME di scena l’AI e qualche ruggine
Il 25 novembre si è tenuta a Milano la consueta Convention annuale di FME, l’associazione nazionale dei distributori di materiale elettrico, che quest’anno hanno voluto gettare lo sguardo oltre un presente complesso e guardare cosa potrà riservare il prossimo futuro al settore, anche grazie al contributo dell’intelligenza artificiale.
Ma prima di guarda re al futuro il Presidente Galli ha giustamente attirato l’attenzione sui dati del presente, ovvero di un anno che si sta chiudendo con numeri non esaltanti, ma comunque positivi, specie dopo lo sboom post superbonus che aveva fatto tremare i polsi a molti. Il volume d’affari del settore, infatti, cresce complessivamente nel 2025 del 3,45%, con un settore cavi che balza addirittura del 7,29% sul 2024 e il fotovoltaico che, dopo la volatilità recente, sembra essere ritornato a crescere, segnando un incoraggiante +1,97%.
Bene, quindi, anche se non benissimo, con la previsione di un effetto trascinamento che dovrebbe coinvolgere in positivo anche i primi trimestri del 2026, consolidando la crescita.
Archiviato il presente con un certo grado di soddisfazione, FME ha affidato a Gianluca Dettori, protagonista assoluto nel campo del venture capital e delle società high-tech da oltre vent’anni e uno dei massimi esperti di innovazione digitale in Italia, il compito di tracciare uno scenario futuribile sull’impatto dell’AI sul settore della distribuzione.
Lo scenario che ne è emerso è stato stimolante ma a tratti anche inquietante, a causa di un AI generativa che, secondo Dettori, sarà sempre più pervasiva e in grado di sostituire progressivamente l’uomo in mansioni sempre più complesse e con un’abilità superiore a quella dell’80% degli umani esperti in un determinato settore.
Nel campo specifico della distribuzione di attrezzature tecniche l’AI avrà impatti significativi in termini di efficienza complessiva, ma anche di capacità predittiva, con la concreta possibilità di ottimizzare, per esempio, l’uso dei magazzini.
Terminato lo sguardo sul futuro prossimo, la Convention ha ospitato una interessante tavola rotonda che ha messo assieme alcuni dei principali player industriali del settore e i rappresentanti del mondo della distribuzione, che non si sono risparmiati qualche stoccata pur mantenendo un grande fair play. Alla base del contendere un certo grado di insoddisfazione reciproca per la qualità della collaborazione di filiera, con i produttori che imputano ai distributori di proporre operazioni di marketing sostanzialmente inutili e i distributori che contestano ai produttori una concorrenza sleale nel momento in cui attivano canali di vendita alternativi a condizioni più vantaggiose.
Una polemica che è indice di rapporti non molto sereni che non fanno bene al settore e che denotano ruggini antiche e mai completamente assorbite, a fronte di un mercato che viceversa c’è, com’è stato ampiamente ribadito, e che andrebbe aggredito con coerenza e coordinamento da tutte le componenti della filiera. Per certi versi, e spiace dirlo, a chi scrive è sembrato di assistere ad un dibattito d’altri tempi, quando funzioni e ruoli erano ben diversi da quelli attuali, profondamente cambiati e che richiederebbero approcci più innovativi. Uno su tutti la formazione del mondo dell’installazione e l’inserimento di nuove leve a fronte di una demografia che, oggi, disegna una specie in via di estinzione, tema di estrema attualità e per certi versi drammatico per il settore.
Verrebbe da dire, parafrasando il titolo scelto per la Convention che, prima di andare “oltre l’oggi”, ci accontenteremmo di guardare al presente con occhi diversi dal passato.





