Quali tecnici per la twin transition?

10 Dicembre 2025 Luca Baldin


La doppia transizione — digitale ed energetica — richiede nuove figure professionali in grado di dominare soprattutto le tecnologie informatiche. Su questo sembrano esserci pochi dubbi.

Se volessimo semplificare, potremmo parlare dell’esigenza di formare un installatore smart, capace non solo di cablare e collegare, ma di progettare integrazioni, mettere in servizio sistemi BACS (Building Automation and Control Systems), comprendere protocolli di comunicazione e leggere i dati per l’ottimizzazione energetica.

Il vero problema è che in Italia non solo mancano i tecnici evoluti, ma mancano anche quelli “normali”, con una prospettiva per nulla rosea, stando ai dati prodotti da un recente studio di ANIE e CRESME, che dipinge un quadro a tinte fosche che somma problemi di tipo numerico a una dinamica generazionale allarmante e un’organizzazione della formazione caotica.

Uno dei nodi principali da affrontare con urgenza è proprio l’anzianità del capitale umano del comparto. Le statistiche sugli artigiani e sui titolari mostrano una forte concentrazione nelle fasce over 50 e una quota molto bassa di under 30, con un rischio reale di mancato ricambio generazionale. Questo invecchiamento della forza lavoro si traduce in una scarsa propensione all’adozione di competenze digitali e in una fragilità del sistema produttivo locale. Molte imprese sopravvivono grazie alle competenze “storiche” dei più anziani, mentre il turn-over generazionale è insufficiente per introdurre abilità nuove e necessarie.

La formazione rappresenta l’altro tallone d’Achille del sistema. L’attuale normativa, notoriamente, non prevede nulla in termini di formazione continua dei tecnici, in quanto professione non ordinistica, alimentando una situazione poco chiara che ha come esito il fatto che la domanda di competenze specifiche, che proviene dal mercato, supera di gran lunga l’offerta. Molte PMI artigiane, infatti, non hanno risorse né tempo da investire in una indispensabile attività di upskilling, e il sistema scolastico/ITS fatica a fornire percorsi professionalizzanti allineati alle tecnologie emergenti. Un digital-gap che si riflette anche nel settore costruzioni/impianti, dove le competenze avanzate (networking, programmazione, cybersecurity, data analytics) sono ancora molto carenti.

Ma quali competenze dovrebbe possedere un installatore smart?

Oltre alle conoscenze di base in campo elettrico e termoidraulico, tra le skill indispensabili oggi bisogna annoverare in primis una buona conoscenza dei sistemi BACS e della loro importanza per l’efficienza energetica a cui è indispensabile aggiungere una buona capacità di configurazione e messa in servizio di protocolli di campo come KNX per l’automazione civile, DALI per l’illuminazione digitale, BACnet per integrazioni complesse e supervisione centralizzata e Modbus per il colloquio con inverter e PLC e la capacità di integrare dispositivi eterogenei.

Premessa indispensabile è tuttavia una buona competenza IT, come la capacità di gestire reti IP, switch, VLAN, TCP/IP, diagnostica remota, gestione cloud ed edge, da coniugare con basi di cybersecurity per proteggere gli impianti connessi. Senza tali competenze è impossibile svolgere analisi energetiche con l’uso degli strumenti di monitoraggio per il commissioning e la manutenzione predittiva.

La domanda che sorge spontanea è se sia immaginabile che tutte queste competenze siano patrimonio di una sola persona. E la risposta probabilmente è no. Qui entra in gioco l’ultima considerazione relativa alla criticità attuale del sistema italiano, che ha a che fare con una mancata industrializzazione del comparto e, quindi, con dimensioni aziendali inadatte alle attuali esigenze operative. Molte imprese di installazione sono, infatti, microimprese a gestione familiare, troppo piccole per internalizzare tutte le professionalità richieste dalla twin transition. Ed è spesso proprio questa frammentazione a rendere difficile l’integrazione tra competenze elettriche, informatiche e termotecniche e ad ostacolare investimenti in strumenti di diagnosi avanzata o formazione strutturata.

La soluzione – che viste le dinamiche in corso è urgentissima – è quella di stimolare la nascita e lo sviluppo di solide reti d’impresa, di aggregazioni e consorzi e di percorsi di formazione finanziati che mettano in comune risorse e know-how.

La sfida è quindi culturale oltre che tecnica e questo la rende più complessa, ma è una sfida che il Paese non può permettersi di perdere.

 

 

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.