Lo stato dell’arte della connettività in Italia, tra luci ed ombre

28 Aprile 2025 Luca Baldin


I dati raccolti e divulgati trimestralmente da AGCOM, ovvero dall’autorità garante delle comunicazioni, sembrerebbero lasciare poco spazio alle interpretazioni: nel quarto trimestre del 2024 la copertura in Italia della fibra ottica in modalità FTTH (Fiber to the home) aveva raggiunto la percentuale ragguardevole del 70,7% delle famiglie, con un incremento dell’11.1% sull’anno precedente coinvolgendo circa l’89% dei Comuni italiani.

Un dato che, come è stato già rilevato, porta il Paese fuori da quell’imbarazzante posizione di arretratezza delle reti TLC a livello continentale, proiettandolo in posizioni migliori persino rispetto a Paesi come la Germania.  Va sottolineato, inoltre, che il dato corrisponde di fatto alla saturazione del mercato delle aree urbane, dal momento che in Italia circa il 70% della popolazione risiede in zone ad elevata densità abitativa (ovvero il mercato potenzialmente più redditizio per Telco).

Tutto bene quindi? Si e no, dal momento che a fronte di tale penetrazione, su 100 famiglie coperte si abbonano solo in 27, contro il 78% della Francia o l’86% della Spagna. E il problema non sembra essere di natura tariffaria, ma di tipo culturale, dal momento che pochi nel nostro Paese sembrano cogliere il perché valga la pena passare da una vecchia ADSL a una rete ultraveloce in fibra ottica. Va detto al riguardo che qualche responsabilità è anche in capo alle Telco che, come tutti sanno, hanno focalizzato le loro massicce e costosissime campagne di comunicazione su valori assoluti: velocità, velocità e ancora velocità; già, ma per andare dove? Mentre ben poco è stato fatto per dare evidenza ai nuovi servizi che una tale connettività rendeva accessibili. Un classico esempio di autoreferenzialità tecnologica che, infatti, non ha sortito grandi risultati.

Ma a spiegare questo insuccesso c’è anche un altro elemento finora scarsamente evidenziato, ovvero che cosa Agcom intenda con connettività FTTH: e qui si scoprono le cose più bizzarre, dal momento che tale definizione viene estesa a tutti i civici che hanno la possibilità teorica di attivare un abbonamento in fibra, indipendentemente dal fatto che il proprio appartamento sia o meno raggiunto dalla fibra ottica e comprendendo quindi anche quei civici in cui la fibra arriva “nei pressi dell’edificio”… Una cosa all’italiana, verrebbe da dire: Fiber near the home: un neologismo tecnico, abbiamo inventato l’FNTH, evviva!

La domanda che sorge spontanea è quindi: di quel 70% di famiglie potenzialmente connesse, quante sono quelle che abitano in edifici senza infrastruttura digitale in fibra ottica? Mi butto e ipotizzo: più o meno il 70%! Ovvero tutti coloro che non si sono ancora abbonati. Non penso di sbagliare di molto.

D’altro canto, parlando con le Telco, a mezza bocca e con la formula magica del “qui lo dico e qui lo nego”, più o meno tutti sono consapevoli che dal grande progetto nazionale della connettività a banda ultra-larga manca il più delle volte un pezzo fondamentale: la componente verticale, ovvero, molto spesso la più complessa. Provate a chiedere ad funzionario di un operatore di rete quanti KO arrivano sul tavolo a fronte di richieste inevase di connessione in modalità FTTH: molti, moltissimi. La causa? Più o meno sempre la stessa: la difficoltà a far diventare una rete che arriva “nei pressi” dell’immobile da connettere in una vera FTTH, ovvero la mancanza della tratta verticale.

Raggiunto l’attuale livello di copertura l’obiettivo non può che essere quello di alzare l’adozione delle reti a banda ultra-larga e avvicinare le percentuali di Francia e Spagna, su questo a parole sono d’accordo tutti; ma per farlo è indispensabile investire nella realizzazione delle infrastrutture digitali d’edificio senza ulteriori indugi. La buona notizia è che l’obiettivo potrebbe essere alla portata, perché di questo dovremo parlare anche in materia di attuazione della EPBD4.

 

 

 

 

 

 

 

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.