Roma si fa Smart

1 Luglio 2025 Luca Baldin


Prima in Italia, punta sulle infrastrutture digitali d’edificio. Abbiamo intervistato Antonella Melito, promotrice del convegno che lancia un’iniziativa di valore strategico per la capitale.

Il 9 luglio dalle ore 9.30 si terrà presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma il ConvegnoLa casa giusta nella città smart” che inaugura un percorso virtuoso verso una Capitale Smart. All’ordine del giorno l’infrastrutturazione digitale del patrimonio edilizio, dando piena attuazione a quanto previsto dal Testo Unico dell’Edilizia all’art. 135 bis.

Promotrice di questa operazione e la Vicepresidente della Commissione Roma Capitale, Statuto ed Innovazione Tecnologica Antonella Melito.

Gentile dottoressa Melito, lei è la prima firmataria di una proposta di deliberazione del Comune di Roma che prevede di dare precisa attuazione a quanto previsto da una norma dello Stato, ovvero assicurare l’infrastrutturazione digitale del patrimonio edilizio di nuova costruzione o profondamente ristrutturato (ex art. 135 bis del T.U. dell’edilizia). Come nasce questa iniziativa e qual è, secondo lei, la ragione per cui finora questa norma è stata così disattesa?

L’iniziativa nasce dal bisogno concreto di colmare uno scarto tra norme già esistenti e una realtà operativa che non si è ancora pienamente allineata. Spesso si pensa che l’obbligo di digitalizzazione degli edifici sia nato con l’articolo 135-bis del Testo Unico dell’Edilizia, ma in realtà quell’articolo è solo una tappa – importante, ma non l’origine – di un processo iniziato ben prima. Il vero punto di svolta risale al 2014, con il decreto cosiddetto “Sblocca Italia” (DL 133/2014), quando il legislatore italiano ha recepito indirizzi europei fondamentali: ha infatti incluso le reti di comunicazione elettronica ad alta velocità in fibra ottica tra le opere di urbanizzazione primaria, al pari di fognature, acqua, luce e gas. È lì che nasce il principio, poi tradotto concretamente proprio dal 135-bis, che indica come si realizza questo obbligo, vincolando i progetti edilizi a una guida tecnica precisa: la CEI 306-2. Per la prima volta, una norma tecnica entra a far parte del diritto positivo italiano come condizione per l’agibilità.

Questa stratificazione normativa – tra diritto europeo, urbanistica, edilizia e tecniche impiantistiche – ha richiesto tempo per essere compresa, assimilata e soprattutto coordinata. È il tempo della maturazione, che oggi può dirsi compiuto. Lo dimostra anche una recente e importante pronuncia del Consiglio di Stato (sentenza n. 2823 del 2025), che afferma con chiarezza un principio fino ad ora sottovalutato: l’assenza di infrastrutturazione digitale impedisce il rilascio dell’agibilità.

La nostra proposta di deliberazione nasce proprio da qui: non per introdurre nuovi obblighi, né per individuare responsabili, ma per rendere applicabili e sostenibili quelli già vigenti, traducendoli in procedure chiare, accessibili, verificate e comprensibili per tutti gli attori coinvolti.

Come intendete metterla in pratica? Avete in previsione di condividere questa vostra iniziativa a livello nazionale?

La proposta non intende presentare Roma come un’eccezione, ma come un metodo. Non offriamo un modello da replicare rigidamente, bensì un esempio di attuazione integrale e coerente di obiettivi normativi già vigenti. È un metodo costruito attraverso il confronto tra tutti i soggetti che esercitano funzioni pubbliche nel processo edilizio: amministrazioni, professionisti, operatori di rete, mondo commerciale. Non nasce da un’intuizione isolata, ma da una presa d’atto istituzionale: le norme ci sono, le responsabilità sono distribuite, serve solo coordinamento.

Ed è proprio questa capacità di coordinamento locale ciò che rende l’iniziativa replicabile: da altri Comuni, da gestori di rete, da aziende pubbliche o miste, da investitori privati, da chi opera nel mercato immobiliare o nei servizi digitali. Non imponiamo un assetto rigido, ma mettiamo a disposizione una struttura operativa concreta, che altri potranno adattare alle proprie specificità locali.

A Roma abbiamo scelto di non partire da un nuovo regolamento, ma da una vera e propria intesa operativa, che coinvolge ordini professionali, libere professioni iscritte alla Camera di Commercio e soggetti tecnici che, pur non iscritti ad albi, esercitano funzioni rilevanti nelle pratiche edilizie. La proposta prevede l’aggiornamento della modulistica edilizia e, soprattutto, l’istituzione di un gruppo tecnico congiunto, il GLIME, che coinvolgerà rappresentanti dell’amministrazione e degli Ordini professionali.

Questo gruppo avrà il compito di proporre la creazione di un sistema, anche allineando operativamente gli archivi pubblici che consenta di monitorare, verificare e promuovere l’applicazione delle norme, ma anche di trasmettere le proprie risultanze a sedi istituzionali più ampie, come la Regione Lazio, la Conferenza Stato-Regioni e la Conferenza Stato-Città. In questo modo l’esperienza romana può contribuire a costruire, dal basso, una strategia nazionale efficace, coordinata e condivisa.

Quanto è importante, in una città complessa come Roma, poter contare su una rete digitale efficiente? E come si interseca questo con le ambizioni di avere una Capitale Smart?

La digitalizzazione non è un’opzione, è una condizione necessaria per ogni politica pubblica che voglia incidere davvero sulla vita dei cittadini. Per Roma Capitale e per i territori che condividono questa visione, digitalizzazione e transizione energetica sono vere e proprie infrastrutture primarie, al pari di fognature e acqua potabile. Una casa senza connessione non è una casa pronta per il presente, né tantomeno per il futuro. Non si tratta solo di cavi e centraline, ma di una rete intelligente e diffusa: fibra ottica, piattaforme 5G, microantenne DAS già installate nei municipi, nelle stazioni metro, negli edifici pubblici, grazie alla collaborazione con Infratel. La Consulta Roma Smart City Lab riunisce cittadini, università, imprese e istituzioni per una città intelligente, partecipata, dove la digitalizzazione abilita diritti fondamentali: lavoro, salute, istruzione, inclusione. È lo stesso approccio infrastrutturale che stiamo adottando per la transizione energetica. La casa intelligente è anche la casa sostenibile.

 

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Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.