La responsabilità dei progettisti

9 Giugno 2025 Luca Baldin


Di recente, ANIE CSI ha affrontato il tema della maturità sia dell’utente finale che del mondo dell’installazione in merito alla rivoluzione tecnologica in atto nel quadro della cosiddetta twin transition, digitale ed energetica, del patrimonio edilizio nazionale.

Tema cruciale, che ha direttamente a che fare con l’applicazione dei principi della EPBD IV, la cosiddetta direttiva europea sulle case green (ma meglio sarebbe dire degli edifici green), e con il raggiungimento degli obiettivi del Green deal e del piano Fit for 55 dell’Unione Europea.

La fonte per le precedenti analisi era lo studio condotto da Cresme per Federazione ANIE nel 2024. Uno studio che approfondisce anche l’approccio alla transizione green del patrimonio edilizio del mondo della progettazione e che analizziamo brevemente.

A premessa una necessaria considerazione sul ruolo fondamentale che il mondo della progettazione ha nel processo di decarbonizzazione del patrimonio edilizio: è evidente a tutti che il progettista, sia esso un architetto, un ingegnere o un geometra, rappresenta la figura di riferimento per il committente, la persona di fiducia che si sceglie e a cui ci si affida per le principali scelte inerenti a un edificio o a un’abitazione. La possibilità dei progettisti di influenzare le scelte dei committenti è quindi normalmente molto significativa, dal che ne deriva che in materia di digitalizzazione ed efficienza energetica è prima di tutto il progettista a dover essere informato e formato sull’utilizzo delle nuove tecnologie, sul framework legislativo più aggiornato (DM 26 giugno 2015, UNI EN ISO 52120-1) e sulle performance che un immobile deve raggiungere per sperare che tali tecnologie entrino nel progetto, nei capitolati e infine nella realizzazione finale.

Altra e conclusiva premessa: è evidente che la complessità di un immobile ha subito una crescita vertiginosa con l’avvento del digitale e dei sistemi di building automation, il che comporta il fatto che le competenze tradizionali dei progettisti possono non essere più sufficienti e che, soprattutto, è impensabile che una sola figura possa disporre di tutte le conoscenze legate alla realizzazione di un moderno edificio. Va da sé che ad essere messo in crisi è il modello stesso di studio di progettazione e, soprattutto, le sue dimensioni; dovremmo infatti sempre più parlare di team di progettazione piuttosto che di singolo progettista.  Ma questa, purtroppo non è la realtà italiana.

Il primo dato che emerge dalla ricerca CRESME-ANIE, infatti, è che i singoli professionisti sono ancora il 40% del campione analizzato, a cui si aggiungono un ulteriore 39% di studi che hanno tra i due e i tre addetti, mentre solo il 4% degli studi dichiara di avere più di 6 addetti. In Germania, per fare un raffronto, gli studi di progettazione hanno mediamente da 5 a 10 addetti. Esiste quindi un problema di “nanismo” che impatta fortemente sulle capacità di aggiornamento degli studi professionali e sula disponibilità di competenze specifiche in ambiti non tradizionali.

Se ci addentriamo un po’ scopriamo che “solo” il 62% degli studi ha realizzato progetti che includono la presenza di impianti fotovoltaici. Un valore sicuramente basso se si pensa che ormai l’autogenerazione di energia dovrebbe entrare in quasi tutti i progetti edilizi. Se prendiamo in considerazione il processo in atto di elettrificazione, con la conseguente necessità (e urgenza) di adeguare gli impianti di distribuzione (i famosi montanti elettrici) il dato è addirittura sconfortante, dal momento che solo il 3,8% degli intervistati dichiara di aver realizzato progetti di bonifica dei montanti elettrici vetusti in ambito residenziale.

Se passiamo agli impianti più evoluti che i progettisti hanno incluso nelle loro realizzazioni negli ultimi 5 anni, scopriamo per esempio che i sistemi di home and building automation (ovvero i sistemi BACS) sono stati previsti soltanto nel 14% dei progetti realizzati, denotando una evidente sottovalutazione dell’importanza che tali tecnologie hanno nel processo di efficientamento energetico degli edifici.

In un quadro francamente poco incoraggiante, un dato che apre uno spiraglio di speranza è la percezione che i progettisti hanno nel merito delle tecnologie che prevedono in crescita, dove percentuali molto elevate del campione (superiori al 90%) ritengono che ci si possa attendere una forte crescita in alcuni ambiti chiave dell’innovazione tecnologica legata agli edifici, ovvero le reti cablate in fibra ottica e i sistemi di termoregolazione, che rappresentano spesso l’anticamera per un upgrading tecnologico.

Tutto ciò non toglie che anche nell’ambito della progettazione il nostro Paese sconti un ritardo notevole in termini di conoscenze sulle nuove tecnologie, particolarmente importante quindi il sistema ordinistico per l’aggiornamento continuo degli iscritti. È urgente mettere mano ad un lavoro comune tra quanti si occupano di innovazione tecnologica e gli Ordini professionali tecnici per colmare rapidamente un gap – di conoscenza e di sensibilità – che rischia di penalizzare fortemente il Paese.

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.