La Commissione Ue: “fuorilegge” fra pochi anni gli immobili inefficienti

13 Dicembre 2021 Angela


La stretta green sugli immobili del continente contenuta nella revisione della direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia

Se l’obiettivo dell’Unione europea è quello di occupare i media a suon di annunci clamorosi, allora bisogna ammettere che a Bruxelles ci sono degli autentici fuoriclasse… Infatti, dopo la decisione (da ratificare) di vietare la vendita di veicoli alimentati a benzina e diesel a partire dal 2035, adesso arriva una notizia persino più clamorosa, ovvero la volontà della Commissione Ue di accelerare sulla ristrutturazione del patrimonio edilizio con l’obbligo di raggiungere in pochi anni classi energetiche più performanti. In caso contrario scatteranno sanzioni pesantissime, ovvero lo stop alla vendita e all’affitto degli immobili “inefficienti” sotto il profilo dei consumi energetici. Un divieto che, come vedremo, riguarderebbe la stragrande maggioranza degli edifici italiani e quindi avrebbe effetti colossali sia sul mercato immobiliare che su quello delle ristrutturazioni edilizie.

Una gigantesca stretta green sugli immobili del continente contenuta nella revisione della direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia, nota con l’acronimo EPBD (Energy performance building directive), che interessa gli edifici pubblici e privati. Il tutto nella logica del raggiungimento della neutralità climatica per la metà del secolo con l’obiettivo intermedio del taglio del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030. La nuova EPBD dovrebbe essere approvata ufficialmente proprio questa settimana dalla Commissione Ue, salvo essere sottoposta all’approvazione degli Stati membri rappresentati nel parlamento europeo, un consesso dove è facile immaginare ci sarà battaglia sul testo visto gli effetti deflagranti di cui sopra.

In attesa del varo della Commissione si può però ragionare sull’ultima bozza, oltre 70 pagine, i cui dettagli sono stati riportati dal Corriere della Sera. Per quanto riguarda i futuri standard di rendimento energetico degli edifici occorre guardare all’articolo 9 della direttiva, con la previsione per gli Stati membri dell’obbligo di avere dal 2027 edifici pubblici appartenenti alla classe F ed inferiori (adesso la peggiore ammessa è la G) mentre dal 2030 il limite scenderà alla classe E. Per gli edifici e le unità immobiliari private viene invece previsto il rientro almeno nella classe F a partire dal 2030 per poi spostare il limite alla classe E nel 2033.

E a dimostrazione che non si tratta di generiche indicazioni per gli Stati membri, l’EPBD prevede una precisa procedura documentale, con conseguenze  “sanzionatorie”, a garanzia dell’effettivo efficientamento del patrimonio edilizio continentale. Infatti, gli articoli 16 e 17 della direttiva rendono più stringente i livelli di certificazione edilizia: dal 31 dicembre 2025 verrà adottato un modello prestabilito europeo con l’obbligo di rilasciare questo certificato per gli edifici e le case che vengono costruiti, venduti, ristrutturati e anche in caso di rinnovo del contratto d’affitto. Ciò vuol dire, ad esempio, che gli edifici privati con classe energetica G resteranno automaticamente fuori del mercato a partire dal 2030.

Si diceva delle gigantesche conseguenze per l’Italia qualora questo testo della direttiva diventi effettivamente dopo l’approvazione finale del parlamento europeo. Basti pensare che nel nostro Paese, secondo i dati dell’ENEA, il 35% delle abitazioni è collocato nella classe energetica peggiore, la G. Se si sommano le abitazioni in classe F si arriva invece al 60% del totale. Insomma, più della metà del patrimonio immobiliare italiano, spesso vetusto e all’interno di centri abitati con complicate modalità d’intervento, dovrà essere oggetto di radicali interventi di riqualificazione energetica entro il 2033. I costi saranno nell’ordine di centinaia di miliardi, con agevolazioni e sovvenzioni che dovranno inevitabilmente coprirne buona parte, per un’impresa che appare davvero titanica.