Smart home: il mercato è cresciuto del 35%

19 Febbraio 2018 Smart Building Italia


«Tra videocamere di sorveglianza, termostati, caldaie e lavatrici proliferano gli impieghi delle soluzioni Internet of Things per la smart home, il cui mercato in Italia raggiunge quota 250 milioni di euro nel 2017, registrando una crescita del 35% rispetto al 2016». Un mercato che cresce ad un ritmo sostenuto quello fotografato dall’Osservatorio Internet Of Things della School of Management del Politecnico di Milano che ha presentato venerdì 16 febbraio la sua ricerca sulla smart home. Nell’ultimo anno a spingere la crescita, «in linea con quella dei principali Paesi occidentali, anche se in termini assoluti i numeri sono ancora inferiori», è stato l’ingresso convinto nel mercato, a fianco delle startup capaci di offrire oltre la metà dei prodotti in vendita, dei grandi produttori e dei brand affermati, forti di reti di vendita capillari e della fidelizzazione degli installatori, «fattori cruciali per aumentare la fiducia dei consumatori».

«Con un’offerta variegata ed eterogenea, il mercato delle soluzioni IoT per la Smart Home in Italia presenta un elevato tasso di crescita nel 2017, spinto in particolare dalle applicazioni per la sicurezza, della gestione del riscaldamento e degli elettrodomestici. Le motivazioni di acquisto dei consumatori infatti sono riconducibili principalmente a pochi bisogni: la possibilità di avere la propria abitazione sotto controllo, la maggiore comodità nello svolgere attività ricorrenti e il risparmio energetico», ha spiegato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Internet of Things.

L’altro direttore dell’Osservatorio, Angela Tumino, ha però precisato che la crescita, per quanto forte, è frenata ancora da numerose barriere. «Difficoltà nell’installazione dei prodotti, carenza di servizi che consentano di creare valore e scarsa riconoscibilità di molti dei brand che oggi presidiano il mercato». Tumino ha inoltre precisato che «Privacy, Cyber Security e i nuovi algoritmi di Intelligenza Artificiale sono aspetti cruciali per lo sviluppo di soluzioni affidabili e attrattive sul mercato, puntando alla corretta gestione e valorizzazione dei dati che nel futuro saranno sempre più frequentemente messi a disposizione dagli oggetti connessi nelle nostre case».

Torniamo per un attimo all’installazione. L’Osservatorio ha censito 370 soluzioni IoT presenti sul mercato, il 73% delle quali «dovrebbe poter essere installato in autonomia, ma alla prova dei fatti spesso l’utente deve rivolgersi a un installatore specializzato, causando costi aggiuntivi». Ed infatti il 74% degli acquirenti ha richiesto immediatamente l’aiuto di un installatore, senza pensarci due volte. Del resto, il “fai da te” è caldamente sconsigliato da organizzazioni di vendita e tecnici installatori pena il cattivo funzionamento dell’apparecchiatura acquistata. Al proposito, Giulio Salvadori afferma: «La filiera tradizionale conferma un ruolo di primo piano nel mercato Smart Home grazie principalmente alla fiducia dell’utente verso i brand tradizionali e alle difficoltà nello svolgere autonomamente l’installazione dei prodotti».

E il concetto di filiera tradizionale si coglie anche nei canali di vendita, il principale dei quali è rappresentato infatti, da quello che L’Osservatorio definisce appunto tradizionale e composto da produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico (vale 175 milioni di euro, pari al 70% del mercato, +15% rispetto al 2016). Cresce, tuttavia, l’importanza dei canali di vendita alternativi (+125%) come retailer online (+150% per una quota di mercato del 13% pari a circa 32 milioni di euro) e offline, assicurazioni, telco e utility.

«La crescita di retailer ed eRetailer è buona – spiega Salvadori – ma per cogliere in pieno le opportunità servono la formazione degli addetti alla vendita, la comunicazione chiara dei benefici ottenibili e l’incremento della rilevanza dei brand che popolano il mercato».

C’è da sottolineare un ultimo aspetto, particolarmente delicato, che influenza le scelte dei consumatori: la sicurezza. La ricerca dell’Osservatorio lo spiega così: «Cresce la maggiore sensibilità nei confronti di privacy e della sicurezza dei dati: il 51% dei consumatori è restio a condividere informazioni personali, soprattutto per il rischio che le finalità di utilizzo siano diverse da quelle dichiarate (era il 27% tre anni fa). È scarsa la fiducia in termini di Cyber Security: il 72% dei rispondenti è preoccupato per i rischi di accesso/controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati».