Digital transformation, dalla TV DTT al 5G

3 Ottobre 2017 Smart Building Italia


Oggi, martedì 3 ottobre, Cor.Com ha pubblicato un’intervista molto interessante a Marco Hannappel (nella foto), vice presidente di Samsung Electronics Italia e componente del consiglio generale della neonata associazione Anitec-Assinform, sul tema ampio della digital transformation e in particolare della riorganizzazione dello spettro radio in Italia, ovvero il processo per lo switch delle frequenze della banda 700 Mhz dalla TV digitale terrestre al 5G entro il 2022.

Processo complesso, ma già avviato anche dal punto di vista “operativo” oltre che istituzionale. «Per parte nostra (i produttori di televisori e decoder, ndr) abbiamo adempiuto alla richiesta del Governo di modificare i prodotti in vendita nei negozi – afferma Hannappel – da oltre 15 mesi abbiamo cessato le vendite di apparecchi sprovvisti di tuner Dvb-T2 e codec Hevc, le tecnologie individuate dall’Italia per il passaggio che affronterà la piattaforma di distribuzione dei servizi TV. Significa che ci siamo adeguati per tempo alle scelte del legislatore, sostenendo investimenti aggiuntivi per realizzare una produzione specifica per il mercato italiano».

Su questo fronte, insomma, il nostro Paese si sta preparando per non farsi trovare impreparato al nuovo switch off. «Negli ultimi mesi il Paese sembra aver preso coscienza del ruolo cruciale del digitale – spiega, infatti, Hannappel – Recuperare il ritardo con i maggiori Paesi europei porterebbe un aumento di circa 2 punti di Pil e creerebbe circa 700mila posti di lavoro in cinque anni, secondo le stime di Confindustria». L’anticipo con cui si gioca la partita della digital transformation è funzionale per «dare rapida esecuzione ai piani del governo in una logica Industry 4.0 e Smart Home, il cui sviluppo è strettamente legato alla disponibilità di una rete 5G».

Chiaramente, lo switch off è solo uno dei tasselli della digitalizzazione italiana, processo che porterà compiutamente a Industria 4.0/Impresa 4.0 e all’Internet of Things, per cui è necessaria la disponibilità di reti 5G, e veicolare in modo efficiente i servizi digitali più evoluti e sostenere il crescente traffico dati. Serve, tuttavia, «una road map dei canali e una cabina di regia che stabilisca le scelte per ottemperare alla liberazione delle frequenze – continua Hannappel – Quali aree partiranno prima e quali dopo? Come verranno gestiti i canali? Servono tempi e modi certi per non trovarsi in difficoltà con i tempi di approvvigionamento dei prodotti dalle fabbriche e con le specifiche richieste dalla legislazione italiana».

Interrogato poi sugli eventuali incentivi anche per gli aggiornamenti per la banda larga a favore dei consumatori in vista del nuovo passaggio per la digital transformation, Hannappel auspica «un accantonamento di risorse pari a quello che si verificò ai tempi del primo switch-off», perché «tutto quello che facilita la connettività è un vantaggio per tutti: PA, industria, consumatori. Ma l’altra leva importante sono i contenuti: anche i broadcaster devono fare la loro parte. Penso all’Ultra Hd e al Vod (Video on demand) che in Italia sta partendo solo adesso».