Strumenti e sfide per l’evoluzione dello smart building

30 Maggio 2017 Smart Building Italia


donatella_protoDonatella Proto, dirigente della divisione II del MISE, quella che si occupa di “Comunicazioni elettroniche ad uso pubblico e privato. Sicurezza delle reti e tutela delle comunicazioni” (nella foto), è ormai una habitué degli incontri e delle tappe del Roadshow organizzati da Smart Building Italia. I suoi interventi hanno il pregio di chiarire il quadro normativo in cui si inserisce il concetto di smart building e quali sono gli indirizzi di intervento da parte dell’Amministrazione.

Di Donatella Proto il sito agendadigitale.eu ha pubblicato un lungo articolo dal titolo Smart building per comunità e territori intelligenti: ecco le ultime frontiere, un testo che rappresenta la summa circostanziata sulla normativa che può favorire l’evoluzione dell’edificio intelligente.

Dopo aver passato in esame le varie direttive e i decreti legislativi, Donatella Proto scrive infatti: «L’estensione dell’obbligo di accesso, le semplificazioni degli oneri amministrativi ed economici congiuntamente all’obbligo dell’infrastruttura fisica multiservizio delineano un quadro normativo estremamente favorevole alla realizzazione di infrastrutture, che si può addirittura far risalire alla stessa Carta Costituzionale, ma che purtroppo, sfortunatamente, si è delineato nel tempo in maniera confusa e destrutturata, determinandone di fatto una scarsa conoscenza ed applicazione».

Il punto nodale, dunque, è l’informazione. E, non meno importante, è la formazione. Proto, infatti, puntualizza: «Conoscenza e sicurezza credo sia le parole cardine nell’operare dell’Amministrazione (ma non solo) di fronte alla Quarta Rivoluzione industriale che sta investendo i building in senso lato (sia civili che produttivi). La partenza è certamente la garanzia di una connettività di qualità, ma il percorso passa attraverso il superamento di una serie di ostacoli primo tra tutti quello delle digital skills, cioè del miglioramento, dell’omogeneizzazione e della diffusione della conoscenza tra tutti i soggetti coinvolti: per innovare bisogna investire sulle persone e creare nuclei stabili di competenze che, integrando le informazioni, siano in grado di generare “intelligenza”».

Insomma, la dirigente del MISE ritiene che la condizione necessaria per la realizzazione degli edifici intelligenti sia di carattere culturale, per cui la formazione è il cardine di una pronosticata crescita di dimensioni davvero fenomenali.

Alla fine dell’articolo Donatella Proto fa anche una valutazione di carattere economico: «Le principali voci di una casa/edificio intelligente sono l’automazione domestica, le soluzioni per la sicurezza, l’intrattenimento, i contatori intelligenti per la gestione dei consumi energetici e idrici, i sistemi per il controllo dell’illuminazione e della temperatura interna ed esterna, per arrivare ai sistemi per la ricarica dei veicoli elettrici e ad applicazioni per il social housing relative ad e-health, e-government e/o e-commerce. Tutte applicazioni che se implementate aumentano l’attrattività del luogo e valorizzano l’economia di prossimità». Elencando poi una serie di esempi virtuosi all’estero e in Italia, Proto conclude: «Ci sono già alcuni progetti in cui finalmente l’ottica è stata cambiata: dall’edificio in sé, quale mero contenitore, si è passati a valorizzare i servizi e le persone avviando un nuovo modello di sviluppo immobiliare in cui architettura, infrastrutture energetiche e digitali e dimensione sociale si integrano. È evidente che parlare di edificio in rete è ormai riduttivo».

La sfida è questa, Smart Building l’ha raccolta con l’insieme delle sue iniziative.