Legge Finanziaria. Digitalizzazione senza fondamenta: il vero collo di bottiglia è negli edifici
C’è un paradosso che attraversa silenziosamente il dibattito pubblico sulla trasformazione digitale del Paese. Da un lato, la Legge di Bilancio continua a destinare risorse importanti a connettività, sanità digitale, telemedicina e servizi avanzati; dall’altro, si evita accuratamente di affrontare il vero collo di bottiglia che rischia di rendere queste misure parziali, diseguali e strutturalmente inefficaci: l’infrastrutturazione digitale degli edifici.
Il documento sulla Manovra mette in evidenza investimenti rilevanti sul Piano Italia 1 Giga, sul Fondo Nazionale di Connettività e sulla telemedicina. Tutto necessario, tutto condivisibile. Ma la domanda di fondo resta inevasa: dove, concretamente, questi servizi dovranno funzionare? La risposta è ovvia quanto rimossa: negli edifici in cui vivono, lavorano e si curano i cittadini. Ed è proprio lì che il sistema oggi si inceppa.
La digitalizzazione non si ferma all’armadio stradale o al civico. Si ferma nei vani scala senza fibra verticale, nei condomìni privi di predisposizioni, negli immobili pubblici e privati progettati senza alcuna visione “digital ready”. È qui che la banda ultra-larga, la telemedicina, il lavoro da remoto e i servizi cloud diventano promesse astratte, accessibili solo a chi vive in edifici nuovi o recentemente ristrutturati.
Questo è il punto politico, prima ancora che tecnologico: senza un intervento strutturale sugli edifici, la transizione digitale rischia di creare una nuova frattura sociale. Una frattura tra cittadini di serie A, che possono accedere ai nuovi servizi digitali perché abitano immobili infrastrutturati, e cittadini di serie B, esclusi non per scelta ma per vincoli fisici e regolatori.
L’infrastrutturazione digitale degli edifici non è più un tema tecnico per addetti ai lavori. È un’emergenza nazionale. Così come negli anni si è compreso che l’efficienza energetica era una priorità di sistema, oggi è necessario riconoscere che la predisposizione digitale degli immobili è una condizione abilitante per qualunque politica pubblica orientata all’innovazione.
Finché la Manovra continuerà a finanziare servizi senza affrontare in modo organico il tema dell’ultimo miglio “interno”, continueremo a rincorrere obiettivi ambiziosi con strumenti incompleti. La digitalizzazione non può poggiare sul vuoto. Servono fondamenta. E quelle fondamenta, oggi, si chiamano edifici digitalmente infrastrutturati con impianti multiservizio.





