In memoriam
Di Luca Baldin
Annunciare la scomparsa di Paolo Dalla Chiara, avvenuta nella notte di domenica scorsa, ha per noi qualche cosa di surreale. Paolo, semplicemente, “era Pentastudio” e pensare la nostra agenzia senza di lui sembra uno di quegli esercizi impossibili che, da matematico qual era, a lui piacevano tanto.
Paolo si è formato negli anni della contestazione giovanile, anni dominati da una vitalità prorompente e da una volontà di andare oltre le regole, gli anni della fantasia al potere. Un imprinting che, unito all’indole curiosa e alla creatività, gli hanno permesso spesso di guardare “oltre”, di scorgere quello che gli altri non vedevano. Questa combinazione originale di curiosità creativa e tenacia ha segnato l’intera sua vita. E parlo di vita, non di attività, perché le due cose in Paolo coincidevano.
In tal senso è stato anche un tipico prodotto del nord est migliore, quello che nel breve volgere di un paio di decenni ha trasformato il Veneto da una regione arretrata e prevalentemente contadina, qual era ancora nel secondo dopoguerra, in una delle locomotive d’Italia, grazie a imprenditori geniali, ma anche a grandissimi lavoratori apprezzati in tutto il mondo, e Paolo era l’uno e l’altro.
A Vicenza lui ha cominciato a parlare di marketing quando ancora quasi nessuno conosceva non la disciplina, ma nemmeno la parola, facendo la fortuna di tante “corazzate tascabili”, come si usava chiamare le PMI che diventavano leader nei settori più disparati a livello continentale e anche oltre. Un’intera generazione di “comunicatori” locali è passata per le nostre stanze, per poi spargere il verbo imparato da Paolo.
Paolo era certamente un visionario, ma di una specie rara, perché era in grado di coniugare la visionarietà con la concretezza, e gli piaceva molto spiegare i passaggi che dall’idea portano al risultato, non avendo mai smesso completamente i panni del professore.
I suoi migliori amici sono stati uomini e donne come lui, al contempo colleghi e amici di una vita con cui ha realizzato imprese che la maggior parte delle persone ritenevano semplicemente fantasiosi voli pindarici. Per questo Paolo era un cultore del paradosso, del pensiero laterale, dell’ironia tagliente e persino impertinente che per lui era una pars construens, non destruens.
Questo ricordo non vuole essere una celebrazione, per quella basta il suo curriculum infinito di cose realizzate in una vita operosa e per certi versi entusiasmante, ma corre l’obbligo ricordare due imprese il cui merito deve essere iscritto in buona parte a lui: la capacità di narrare con le sue avventure editoriali Vicenza come capitale dell’Oro prima che diventasse tale, trasformando una piccola città di provincia in un luogo simbolo di un’intera filiera industriale ed artigianale a livello mondiale. Ma la più importante, quella per la quale lui avrebbe voluto essere ricordato, è la promozione delle telecomunicazioni via satellite, in abbinata con l’inseparabile amico Giuliano Berretta, e la trasformazione epocale di televisione e cinema, da quel che erano nel mondo analogico, a quello che sono diventati grazie al digitale. Due imprese incredibili.
Curioso e tenace fino alla cocciutaggine: due caratteristiche di Paolo in cui, riflettendo, un po’ mi ci riconosco. Ma Paolo sapeva anche essere di una straordinaria generosità, del tutto disinteressata, e di questo se ne sono accorti in molti, gli stessi che stanno intasando social e mail di Pentastudio di messaggi di cordoglio toccanti, non di maniera, che conserveremo come un prezioso ricordo e che dicono molto di chi è stato Paolo Dalla Chiara.
L’ho già scritto e lo ribadisco: per me, pensando a lui, può valere solo una parola: grazie! Grazie Paolo per avermi accolto nella tua famiglia, grazie per i tanti momenti belli trascorsi assieme, grazie per quanto abbiamo costruito insieme in questi ultimi anni di collaborazione. Proverò a portare avanti il tuo sogno, spero di esserne all’altezza.
Ciao Paolo