“Fare tesoro del Superbonus per recepire la Direttiva europea sugli immobili”

2 Aprile 2023 Marco Ventimiglia


Intervista al presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, Angelo Domenico Perrini: “Occorre il varo di un piano che consenta al Paese nei prossimi 15/20 anni di realizzare il risanamento degli edifici

“Il bilancio sul Superbonus va elaborato guardando non solo ai dati di spesa ma all’effetto complessivo generato da questo intervento nel sistema economico e nel contesto di crisi energetica in cui ci troviamo. Questo è un aspetto per noi essenziale al fine di controbattere opportunamente alle discutibili valutazioni del governo. Noi siamo per ridefinire anche in modo radicale il modello delle ristrutturazioni profonde degli edifici, ma ciò va fatto, ripeto, non considerando solo i dati di spesa e di disavanzo”.

Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, chiede con forza un ragionamento e un confronto senza pregiudizi sul Superbonus.

Qual è il bilancio del CNI sul Superbonus fino al 2022, ovvero nel periodo con l’agevolazione al 110%?

“Tra agosto 2020 e dicembre 2022 sono stati investiti oltre 64 miliardi di euro in Super Ecobonus. Sono stati coibentati quasi 500.000 edifici, si è generato un risparmio energetico di quasi 900 milioni di metri cubi di gas, ovvero il 36% del totale di metri cubi di gas che il governo vuole farci risparmiare, a ragion veduta, sul residenziale in questo inverno 2022-23 per far fronte alla crisi energetica. Questo investimento così consistente ha sicuramente attivato effetti moltiplicativi nel sistema economico dando una forte spinta alla produzione ed all’occupazione. Stimiamo che il gettito fiscale derivante dalla spesa per il Superbonus sia stato di almeno 25 miliardi di euro, facendo rientrare nelle casse dello Stato risorse che abbattono una parte della spesa per detrazioni. Nel solo 2022 la spesa per Superbonus ha superato i 40 miliardi di euro e stimiamo abbia contributo almeno all’1,4% del Pil in termini di valore aggiunto”.

Eppure la narrazione corrente è spesso ben diversa…

“Il governo continua a battere sull’idea che questo intervento destabilizza i conti pubblici creando debito; non parla mai, però, delle entrate tributarie che abbattono una parte di questo debito, della crescita del Pil e della crescita dell’occupazione e dei risultati raggiunti in termini di risparmio energetico. Grandi obiettivi di rilevanza sociale, come il risparmio energetico, sono raggiungibili solo con una spesa da parte dello Stato, cioè con il deficit spending. Se per il governo la crisi energetica ed il risanamento energetico richiesto in sede europea per far fronte all’inquinamento non sono una priorità, lo dica, almeno capiremo cosa dobbiamo fare. Abbiamo bisogno di chiarezza, non di discorsi e indicazioni sempre nuove e diverse. Il CNI è d’accordo sull’idea che il meccanismo del 110% va rivisto e che vi deve essere una partecipazione dei privati alle spese di ristrutturazione trovando nel contempo meccanismi che evitino tensioni sul mercato dei prodotti per l’edilizia”.

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Il Superbonus è stato anche rappresentato come un’autentica minaccia alla tenuta dei conti pubblici. Che cosa ne pensa?

“Ridurre, in modo piuttosto eccentrico, la questione al fatto che ora ogni italiano per effetto dei Superbonus si trova con un debito di 2000 euro mi sembra veramente fuorviante. Dà un po’ l’idea del modo approssimativo con cui negli ultimi mesi si è affrontata la questione. Girano dati vari sull’effetto del Superbonus e sul perimetro in cui la nuova Direttiva EPBD sul risparmio energetico dovrà agire; ma, vista l’estrema delicatezza della posta in gioco, si tratta di dati grossolani. Per non parlare del fatto che nessuno al di fuori delle Istituzioni (speriamo che almeno loro ne siano a conoscenza) sa ad esempio quale sia stato in questi due anni il livello di spesa del Superbonus. Pretendiamo di affrontare un tema estremamente complesso, che in questi ultimi giorni ha assunto toni quasi drammatici per l’interruzione del meccanismo della cessione del credito, con un livello di approssimazione che francamente non può essere condiviso”.

Che cosa si aspetta e che cosa auspica con il passaggio al 90% del recupero fiscale?

“Ci aspettiamo, e già i dati sulla spesa per Superbonus di inizio anno lo dimostrano, un progressivo abbandono, quindi una sostanziale riduzione degli investimenti con Superbonus. Il governo non ha messo in conto che sarebbe stato preferibile procedere con gradualità per dare alle famiglie e agli operatori anche il tempo di “interiorizzare” il passaggio ad una fase nuova. A novembre 2022 si è detto che a gennaio 2023 il livello di detrazione sarebbe passato dal 110% al 90%; poi, nel giro di poche ore si è comunicato che il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura sarebbero stati interrotti per i nuovi investimenti. Si possono comprendere le preoccupazioni del governo, ma queste modalità comunicative e queste decisioni rischiano di generare shock che fanno male al sistema economico senza raggiungere nessun vero obiettivo. Da mesi chiediamo al governo di predisporre un tavolo che consenta una fase di transizione ed il varo di un piano che consenta al Paese nei prossimi 15/20 anni di realizzare il risanamento degli edifici. Risultati che in sede UE ora ci impongono e che noi realisticamente non possiamo realizzare in tempi brevi”.

Intanto la direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici sta suscitando non poche polemiche nel nostro Paese. Qual è la sua opinione?

“Come abbiamo avuto modo di dire in una recente audizione al Senato, realisticamente per il 2033 non potremo essere in grado di realizzare ciò che la Direttiva ci chiede. Però, mentre la Direttiva è ancora in fase di discussione, il governo, con i migliori esperti in materia e magari ascoltando i professionisti dell’area tecnica che nei cantieri Superbonus hanno lavorato per 2 anni conoscendone difficoltà e punti di forza, dovrebbe predisporre un piano che definisca con estrema esattezza il perimetro di intervento. Sappiamo quanti edifici sono realmente nelle classi energetiche inferiori? Sappiamo quanto sono grandi in termini di metri quadrati da coibentare e in termini di impianti su cui intervenire? Circolano finora dati e stime interessanti ma approssimative. Se conoscessimo questi aspetti avremmo la possibilità di capire come e dove intervenire, quantificando tempi e spesa in modo realistico. Se conoscessimo questi aspetti avremmo la possibilità di giocare d’anticipo in sede UE e proporre un piano più accettabile”.

Come si supera l’ostacolo strutturale, molto italiano, alla riqualificazione energetica degli edifici, ovvero la presenza enorme di centri storici con tutti i vincoli e le difficoltà che comporta?

“Realisticamente i centri storici non potranno che essere esclusi dai parametri più stringenti di risparmio energetico. Credo che si deciderà di consentire interventi il meno invasivi possibile accettando il massimo del risparmio ottenibile. Comunque, anche da questo puto di vista il nostro Paese ha competenze di eccellenza anche se nessuno ci interpella per definire un piano di soluzioni che massimizzino i risultati minimizzando l’impatto. Non si vince una sfida così importante, per il bene del nostro Paese, pensando di andare a Bruxelles dicendo solo “no”; occorre proporre soluzioni tecniche concrete”.

In molti danno per scontata l’introduzione di nuove agevolazioni e sussidi per facilitare gli interventi energetici sugli immobili. Sarà davvero così?

“Credo sia l’unica strada percorribile. Se siamo d’accordo sul fatto che anche il privato deve concorrere finanziariamente, occorre considerare che moltissime famiglie non sono in grado di affrontare alcuna spesa, fosse anche il 10% o il 5% del totale dell’investimento; anche perché qui si parla di solito non di piccoli interventi ma di ristrutturazioni rilevanti dell’edificio e conseguentemente di costi consistenti. Il governo ha promesso l’istituzione di un fondo per gli incapienti; in tutta franchezza non credo che questo sia sufficiente data la molteplicità degli interventi da realizzare a breve; sarà necessario attivare un meccanismo finanziario complesso, definito da esperti ed operatori finanziari, in cui confluiscano risorse pubbliche e private nazionali e risorse che l’UE sembra voler attivare per il green new deal, anche in risposta a ciò che gli Stati Uniti stanno facendo per le loro imprese nazionali”.

Al di là del possibile intervento pubblico, che cosa dovranno fare nei prossimi anni gli ingegneri per “intercettare” al meglio l’evoluzione green del settore edile?

“Devono continuare ad aggiornarsi perché la materia è complessa e in continua evoluzione. Nuovi materiali per il risparmio energetico vengono immessi nel mercato, ma occorre conoscerne approfonditamente le prestazioni ed il ciclo di vita; in molti casi i risultati sono al di sotto delle aspettative, ma molti non lo sanno. Su questo il CNI e gli Ordini locali propongono occasioni continue di aggiornamento. Occorre ancora migliorare la qualità dei materiali, attivando la ricerca per immetterne di nuovi e più performanti sul mercato. Agli ingegneri è richiesta una conoscenza approfondita delle norme in materia. Come tecnici abbiamo anche il dovere di sottolineare che vi è in questo momento attenzione agli interventi per il risparmio energetico, ma scarsissima attenzione agli interventi per il rinforzo strutturali in chiave antisismica degli edifici. Il discorso della ristrutturazione degli edifici è affrontato in modo confuso. Chiediamo alle Istituzioni meno slogan, meno messaggi ad effetto e un’idea più chiara di come intendono intervenire nel lungo periodo sul tema del recupero e della messa in sicurezza del patrimonio edilizio. Concludo dicendo che gli ingegneri hanno una conoscenza approfondita del territorio in cui operano costituendo spesso un punto di riferimento per i cittadini. È però indispensabile acquisire maggiore consapevolezza della nostra funzione ed essere capaci di costituire il giusto mezzo tra le istanze dei cittadini e le politiche per il territorio, specie nella fase complessa e articolata che si sta vivendo”.

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.