L’efficientamento del patrimonio edilizio della pubblica amministrazione
RSE: Partire dagli impianti conviene
Nel quadro generale dell’applicazione della EPBD4 (Energy Performance Building Directive della Comunità Europea, la cosiddetta “direttiva europea case green”), il tema del ruolo della Pubblica Amministrazione è senza dubbio centrale e strategico. Da sempre, infatti, la Comunità Europea identifica nella PA un ruolo guida, che dovrebbe essergli proprio e che nell’ambito specifico della transizione energetica del patrimonio immobiliare assume una valenza ancor più rilevante.
A riprova bastano pochi dati emblematici: il patrimonio di proprietà pubblica in Italia consta di oltre 280 milioni di metri quadrati, tipologicamente e per anno di costruzione è molto variegato e non di rado di pregio e quindi soggetto a vincoli. Se passiamo all’impatto energetico parliamo su base annua di circa 4,6 Mtep l’anno, di cui oltre la metà (64%) per il riscaldamento; e ad occuparsi di tutto ciò troviamo sia l’amministrazione centrale (Ministeri) che quella locale (Regioni, Province e Comuni) con i loro enti in house. Un bel rompicapo, quindi.
Se questo è lo stato dell’arte, si pone il problema di come mettere in atto la transizione energetica di questo immenso patrimonio, in modo economicamente sostenibile.
A tentare di offrire una possibile risposta a questa domanda cruciale ci si è messo l’RSE (Ricerca sul Sistema Energetico), ovvero la società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze attraverso il suo azionista unico GSE S.p.A. (Gestore dei Servizi Energetici), da sempre impegnata nell’analisi, studio e ricerca applicata all’intero settore energetico. Sul finire del 2024 RSE ha prodotto una interessante ricerca curata da Marco Borgarello e Maria Francesca Talamo intitolata “I consumi della Pubblica Amministrazione. Soluzioni e impatti economici per edifici pubblici più efficienti”, la cui lettura risulta di estremo interesse.
Punto di partenza dello studio è la Direttiva comunitaria 2023/1791, meglio nota come Direttiva sull’Efficienza Energetica o EED. Il provvedimento, infatti, riconosce agli enti pubblici a livello nazionale, regionale e locale un ruolo di primo piano nel percorso di decarbonizzazione ed efficientamento energetico. Il provvedimento impone, quindi, agli Stati membri di garantire che “almeno il 3% della superficie coperta utile totale degli edifici riscaldati e/o raffrescati di proprietà dei loro enti pubblici sia ristrutturato ogni anno per trasformarli in edifici a emissioni zero o quanto meno in edifici a energia quasi zero “.
Posto l’obiettivo, Il lavoro svolto da RSE è partito da una grande opera di raccolta dati e analisi che ha portato a identificare ben 707.261 unità catastali per una superficie complessiva di 282.013 mq di cui si sono stati stimati i consumi energetici.
Non tutto il patrimonio censito rientra tuttavia nell’ambito di intervento della direttiva europea. Secondo la stima di RSE a dover rispondere dei nuovi obblighi di efficientamento dovrebbe essere circa il 70% di questo parco edilizio. Vale a dire 200 milioni di metri quadrati, corrispondenti a un consumo energetico di circa 3,2 Mtep.
In questo contesto il 3% annuo di superficie su cui intervenire ammonterebbe a circa 5,4-6,0 milioni di mq, corrispondenti a 86-95 ktep di consumi finali. Una riqualificazione energetica di tale patrimonio permetterebbe di ottenere un risparmio di energia finale di circa 72 ktep l’anno. Un’operazione che dovrà inevitabilmente fare i conti con i costi di retrofit a carico del bilancio pubblico, da una parte, e la tempistica, imposta dalla direttiva europea, dall’altra.
Gli step imposti dalla UE sono certamente sfidanti, dal momento che l’impegno è di riqualificare circa il 30% della superficie della PA eleggibile entro il 2030, per arrivare al 60% entro il 2040.
RSE da questo punto di vista disegna tre approcci possibili:
Il primo considera tutti gli edifici della PA (200 milioni di mq), inclusi scuole, uffici e ospedali, con interventi diversificati in base alle peculiarità del territorio.
Il secondo esclude gli ospedali (riducendo l’obiettivo a 170 milioni di mq da ristrutturare) a causa della complessità e dei costi elevati degli interventi, ma richiedendo al contempo un efficientamento maggiore delle altre unità edilizie per raggiungere il target di risparmio energetico.
Il terzo, infine, esclude ospedali ed edifici pubblici residenziali (riducendo l’obiettivo a 130 milioni di mq).
A questi tre approcci RSE abbina poi tre diverse metodologie di intervento che corrispondono a tre livelli diversi di efficienza post-intervento:
Il primo (NZEB) comporta una riqualificazione totale degli edifici esistenti tramite una ristrutturazione pesante che coinvolge sia l’involucro che l’impiantistica, prevedendo l’installazione di un sistema fotovoltaico, di un sistema di regolazione, di una pompa di calore e VMC;
Il secondo (IMP) comporta una riqualificazione solo a livello di impianti prevedendo l’installazione di un sistema fotovoltaico, di un sistema di regolazione e di una pompa di calore;
Il terzo (MIX) ipotizza una soluzione combinata attraverso un 10% di interventi di ristrutturazione sull’involucro e un 90% di interventi sugli impianti (sistema fotovoltaico, sistema di regolazione, pompa di calore e VMC).
Per ognuno di questi approcci RSE ha stimato un rapporto costi-benefici da cui emerge con chiarezza che concentrarsi principalmente sugli interventi impiantistici risulta sicuramente l’opzione più vantaggiosa. In particolare, RSE evidenzia come lo Scenario MIX costituisca probabilmente la scelta ottimale.
Ma se intervenire prevalentemente sugli impianti rappresenta la soluzione più vantaggiosa e perseguibile, RSE indica anche, almeno in una prima fase, che sarebbe preferibile non intervenire né sugli ospedali (energivori), né sugli edifici residenziali pubblici (poco energivori), concentrandosi sui rimanenti 130 milioni di mq, che comporterebbe a fronte di una superficie di 12.092 mq l’anno da riqualificare, una spesa 5,11 miliardi di euro per le casse dello Stato che, considerando i circa 1200 miliardi di euro di entrate stimate per il 2025, costituisce un livello tutto sommato abbordabile.
Una valutazione economica che, ovviamente, dopo il 2040 passerà in secondo piano, dal momento che da quel momento in poi sarà necessario puntare sulla riqualificazione completa in modalità NZEB o addirittura ZEB.
Da notare che, al suo interno, la ricerca RSE include interessanti casi applicativi per diverse destinazioni d’uso, per le quali le riqualificazioni apportate hanno determinato il raggiungimento di edifici a energia quasi zero, dettagliando gli interventi effettuati sia lato involucro sia lato impianti, estendendo l’adozione tecnologica impiantistica anche all’illuminazione LED, a sistemi di contabilizzazione, a sistemi di controllo e regolazione automatica, a sistemi di monitoraggio dei flussi energetici, e così via,
In conclusione, lo studio di RSE sembra indicare una strada possibile per approcciare questo problema di proporzioni gigantesche e tuttavia affrontabile per step, consigliando di puntare sulla riqualificazione impiantistica, quindi sui sistemi BACS e sull’elettrificazione dei consumi, per avviare a costi sostenibili una transizione improcrastinabile del patrimonio edilizio pubblico. Ma, mutatis mutandis, fa riflettere anche su un approccio possibile al tema EPBD4, indicando con una certa evidenza, che puntare sull’aggiornamento degli impianti rappresenta sicuramente una strada vantaggiosa anche per il privato cittadino.
A rafforzare questo concetto, la Commissione Europea nel frattempo ha pubblicato una serie di Guide di implementazione per la EPBD4(*), tra cui la Guida relativa agli impianti tecnici – TBS(**), che, se correttamente ottemperate, consentono di orientare le riqualificazioni degli immobili sia pubblici sia privati già in prospettiva ZEB (target al 2050) e cogliere tutti i vantaggi per una adozione tecnologica degli impianti conveniente per tutti.
(*) https://energy.ec.europa.eu/publications/communication-approving-content-notice-providing-guidance-recast-epbd-guidance-recast-epbd_en
(**) https://energy.ec.europa.eu/document/download/77a9516d-8579-4c5b-af65-236f0029e7f1_en?filename=Technical%20building%20systems%2C%20indoor%20environmental%20quality%20and%20inspections%20%28Articles%2013%2C%2023%20and%2024%29%20-%20annex%2010.pdf