Agcom: la verità sul digital divide

13 Luglio 2018 Smart Building Italia


La Gigabit society è a corto di giga. Almeno quella italiana. Con la firma di Alessandro Longo oggi, 13 luglio, il quotidiano La Repubblica ha infatti pubblicato un articolo dal titolo “Per due milioni di italiani Internet veloce resta un miraggio“. Il testo anticipa la pubblicazione di uno studio sul digital divide dell’Agcom (il più accurato fatto finora che poggia sulla base censitaria dell’Istat) che «rivela un quadro diverso rispetto ai dati forniti dagli operatori che dipingono una situazione più rosea», come spiega Longo.

Citando Claudio Leporelli, docente all’Università La Sapienza di Roma, Longo scrive: «Scopriamo che mentre siamo già partiti con la fibra, abbiamo ancora tante persone che, in pratica, nemmeno possono navigare in internet». È il 5,6% della popolazione (1,5 milioni di persone), mentre un altro mezzo milione arriva a 2 mega, che in effetti sono ormai pochini per sostenere esigenze di traffico sempre più elevate. Molti italiani, cioè un milione più o meno, hanno ovviato con le tecnologie wireless alternative dentro cui c’è anche la connessione via satellite.

«Certo – si legge ancora – il 60,6% della popolazione è coperta da connessione ad almeno 30 mega ed un altro 28,9% a 100 mega: un bel passo avanti rispetto a tre anni fa, merito degli investimenti degli operatori. Ma il dato risulta più basso rispetto a quanto finora comunicato».

Anche perché, se si prendono in considerazione i numeri civici e non la popolazione (e l’Agcom l’ha fatto), i dati peggiorano. Il 92% dei numeri civici è, infatti, raggiunto dall’ADSL e solo il 4,6% dalla fibra fin dentro casa (il fatidico FTTH). Si scopre, inoltre, che mentre il Sud Italia «è in genere ben coperto (garzie ai fondi europei), in molte provincie “montuose” (Frosinone, Viterbo, Trento) solo il 20/30% della popolazione può avere la banda ultralarga».

«Insomma – conclude Longo – l’Italia dell’internet veloce si deve ancora fare. Le speranze sono riposte nei miliardi di euro pubblici del piano governativo banda ultralarga (BUL) di cui la prima fase di investimenti è in corso».