Classifica mondiale delle università sostenibili, solo Bologna “difende” l’Italia

2 Settembre 2024 Marco Ventimiglia


I risultati del ranking che misura l’impatto degli atenei sul tessuto sociale utilizzando i parametri indicati nell’Agenda 2030 dell’ONU

Alle classifiche che ci danno conto, nei più diversi ambiti, dei progressi che vengono compiuti per raggiungere i molteplici traguardi della transizione energetica siamo ormai abituati. Un po’ meno, però, se il contesto oggetto della graduatoria è quello universitario. Eppure, è ormai il sesto anno consecutivo che il “Times Higher Education Impact Rankings” classifica, appunto, l’impatto degli atenei sul tessuto sociale utilizzando i parametri di sostenibilità indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Valutate più di duemila università

La nuova edizione del ranking è stata appena pubblicata dopo un lavoro che ha analizzato le performance green di 2.031 università, ben 406 in più rispetto all’anno scorso. Consigliamo subito, a coloro che si aspettano delle mirabolanti performance italiane di rivolgersi altrove, concentrandosi magari su qualche classifica sportiva… In tema di sostenibilità universitaria, infatti, il nostro Paese se la passa abbastanza male, se è vero che c’è soltanto un ateneo, l’Alma Mater Studiorum di Bologna, presente nella lista dei migliori cento della classifica.

Una graduatoria che ai piani alti registra invece la prevalenza di quello che una volta era l’impero britannico. La Western Sydney University in Australia si conferma in cima alla classifica per il terzo anno consecutivo. In seconda posizione troviamo l’Università di Manchester nel Regno Unito appaiata all’Università della Tasmania in Australia. Il Times Higher Education Impact Rankings segnala poi che il principale nuovo arrivato nel 2024 è il francese Institut Agro che si colloca al 21esimo posto.

Prevalenza numerica dell’India

In particolare, per ognuna delle università inserite nella classifica vengono prese in considerazione le azioni che sono state intraprese e le risorse investite nel dare una risposta agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), quest’ultimi illustrati nell’Agenda 2030 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un altro risvolto interessante è rappresentato dalla prevalenza numerica dell’India che è presente con ben 96 istituzioni universitarie nella graduatoria complessiva.

Ritornando alle poco entusiasmanti performance italiane, l’Alma Mater Studiorum conquista la leadership nazionale posizionandosi al 67esimo posto del Times Higher Education Impact Rankings. Se vogliamo, quello dell’ateneo emiliano è un risultato dai risvolti persino paradossali. Infatti, stiamo parlando di una graduatoria particolarmente “moderna”, considerato che viene redatta in base a innovativi parametri di sostenibilità, nella quale però eccelle a livello nazionale quella che è considerata da molteplici fonti come la più antica università del mondo tuttora in funzione, con la sua fondazione risalente all’XI secolo.

Risultati dell’Alma Mater di Bologna

Guardando al dettaglio dei singoli indicatori, l’Alma Mater si inserisce tra i migliori 100 atenei per i buoni risultati ottenuti in specifici SDG. C’è il 19esimo posto per l’SDG che punta alla promozione di uno sviluppo industriale inclusivo e sostenibile, nonché il 46esimo posto per l’obiettivo che misura la capacità di offrire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, con opportunità di apprendimento per tutti. Da segnalare anche il 55esimo posto al mondo per l’obiettivo che valuta l’attenzione alle politiche pensate per superare le disuguaglianze di genere, oltre che il 73esimo e 74esimo posto relativo alle azioni per contrastare il cambiamento climatico e alle azioni per il miglioramento delle condizioni lavorative e la redistribuzione delle risorse.

“Lo sviluppo della società e la costruzione di un futuro migliore devono essere al centro dell’azione delle università – ha dichiarato il Rettore dell’Alma Mater Studiorum, Giovanni Molari –, ed è per questo che tra le tante classifiche che ci premiano a livello nazionale e internazionale questa ci dà una soddisfazione particolare. Vedere l’Università di Bologna come unico ateneo italiano tra i primi cento al mondo mostra con chiarezza il forte impegno diffuso della nostra grande comunità su temi per noi fondamentali come la formazione inclusiva, la sostenibilità ambientale, la promozione dei diritti umani e la riduzione delle disuguaglianze”.

 

 

 

 

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.