Da tettoia abusiva a pergolato fotovoltaico il passo è reso breve dal PNRR

30 Novembre 2021 Smart Building Italia


I quasi sei miliardi messi in campo dal Piano del governo per le rinnovabili aiutano a spiegare un contesto italiano che sembra sul punto di cambiare. Lo rammentano anche un paio di sentenze e l’esempio di opere pubbliche convertite al solare, come l’ascensore panoramico di Cuneo

Perché un ascensore ristrutturato a Cuneo acquista valore simbolico per l’intero Paese, nell’anno 2021?

Innanzitutto perché si tratta di un patrimonio tecnologico di prima grandezza, in grado di caratterizzare in positivo la città: parliamo infatti dell’ascensore panoramico che collega il centro storico al parcheggio di interscambio dello stadio del Nuoto, coprendo un dislivello di poco superiore ai 27 metri. Da quando è stato inaugurato, nel 2009, è diventato la soluzione ideale per migliaia di cuneensi di capoluogo e provincia nel momento in cui devono raggiungere il centro cittadino.

Ma a partire da quest’anno, è un’abitudine resa ancora più virtuosa dalla trasformazione a cui è stato destinato l’ascensore, che ora infatti funziona a energia fotovoltaica grazie ai pannelli installati lungo la rotaia, così da ottenere energia solare cumulabile con quella prodotta in fase di frenatura. Merito del progetto europeo Store4UC, di cui la città di Cuneo è beneficiaria assieme all’Environment Park, il parco tecnologico di Torino, e ad altri otto partner transnazionali.

Ce n’è abbastanza per attribuire a questo ascensore fotovoltaico un ruolo da testimonial nazionale. Ce lo ricordano i numeri che per l’Italia fissano in 70 gigawatt la quantità di energia da fonti rinnovabili da raggiungere entro il 2030. Attualmente la produzione annua si attesta su 0,8 gigawatt: un dato irrisorio, la cui rilevanza si moltiplica in modo esponenziale aggiungendo che solo nel 2021 le richieste di connessione tramite fonti rinnovabili a Terna, la società elettrica proprietaria della rete nazionale ad alta e altissima tensione, danno una somma di 146 gigawatt, più del doppio dell’obbiettivo richiesto.

Il quadro emerso da un’inchiesta di Milena Gabbanelli e Fabio Savellli per il Corriere della Sera, che l’ha pubblicata lo scorso primo novembre, è desolante, ma… Siamo italiani, per cui mai dire mai. Come abbiamo nuovamente constatato in ambito calcistico fra Europei e qualificazioni mondiali, ci danno per comparse dove poi vinciamo fra le invidie di molti, e rischiamo seriamente di finire “out” se solo si azzardano a darci per favoriti. Certo, per arrivare al traguardo del 2030 rispettando questi impegni presi con l’Europa in tema di decarbonizzazione, dovremmo davvero superarci, ma i nove anni che mancano potrebbero generare più di una sorpresa.

Innanzitutto, questo 2021 che sta volgendo alla fine, si candida a essere ricordato come l’anno in cui, nel nostro Paese, è iniziata la riscossa dell’energia pulita. Dipende dal seguito che potranno sortire alcuni atti delineatisi in decisa controtendenza rispetto a quanto avvenuto, o forse è meglio specificare “non avvenuto”, prima.

Il quadro generale è sicuramente cambiato rispetto allo scenario del pre-covid. Già, perché, come noto, pandemia significa fondi europei destinati al PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove 5,9 miliardi sono destinati alle energie rinnovabili. Sicuramente una buona notizia, ma a patto di renderla tale fino in fondo dato che, trattandosi per buona parte di denaro prestato, o rientra tramite azzeccati investimenti, oppure andrà a gravare ulteriormente sul debito pubblico.

In sintonia con questo, che è più di un semplice “orientamento”, trattandosi piuttosto di una necessità per il Paese, giungono significativi segnali sul fronte giuridico. Una delle principali difficoltà fino a oggi registrate per l’installazione di impianti a base di energia rinnovabile è stata notoriamente rappresentata dai vincoli architettonici e paesaggistici, nel cui rispetto giungevano le bocciature ai progetti emesse dalle competenti soprintendenze per i beni archeologici, artistici e paesaggistici. Un “no” ai tetti fotovoltaici, soprattutto se in centro storico, solitamente confermato dai tribunali amministrativi, i TAR, a cui il privato faceva ricorso.

Nel corso del 2021 si registrano sentenze che vanno in controtendenza rispetto al passato. Fra queste si candida a diventare “storica” la 296/21 con cui, nella scorsa primavera, il Tar della Lombardia, sezione di Brescia, ha accolto il ricorso presentato da un privato che si era visto bocciare dalla competente soprintendenza il progetto di un impianto fotovoltaico costituito da 22 moduli da applicare su una superficie di nemmeno 37 metri quadri. Questo impianto, destinato al centro storico di un comune lombardo, ha ottenuto dal TAR un via libera motivato da queste parole: “Poiché il passaggio alla produzione di energia da fonti rinnovabili costituisce un obiettivo di interesse nazionale conforme al diritto comunitario (v. art. 11 del d. lgs. 3 marzo 2011 n. 28), non è più possibile applicare ai pannelli fotovoltaici categorie estetiche tradizionali, le quali condurrebbero inevitabilmente alla qualificazione di questi elementi come intrusioni.” Più avanti, nella medesima sentenza, si legge: “Essendo cambiato il quadro normativo, e anche la sensibilità collettiva verso l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, risulta inevitabilmente diverso anche il modo in cui sono valutate le modifiche all’aspetto tradizionale dei luoghi”.

Prevedibile si annuncia l’impugnazione di questa sentenza davanti al Consiglio di Stato da parte della Soprintendenza, ma in un contesto giurisprudenziale che sembra tenere conto di nuovi orientamenti rispetto al passato. Lo rammenta un’altra sentenza, emessa la scorsa estate proprio dal Consiglio di Stato, e di nuovo su una vertenza discussa davanti al TAR della Lombardia. Si tratta questa volta di una tettoia dichiarata abusiva, eppure non abbattuta, in quanto “redenta” dalla sua nuova destinazione d’uso, essendo stata trasformata dal proprietario in un pergolato fotovoltaico perfettamente funzionante.

Sono segnali confortanti per chi crede in un futuro che può essere reso più sostenibile dalle rinnovabili. Così come risultano di buon auspicio le disposizioni relative al nuovo Superbonus al 110% concesso dal governo italiano per le ristrutturazioni edilizie: una normativa dove è finalmente prevista l’installazione di impianti fotovoltaici nei centri storici, purché risultino integrati nel contesto edilizio, e non riflettenti.

Certo, sono novità simili a “gocce” sulla superficie di un oceano la cui calma piatta ha accumulato solo in Puglia il blocco da otto anni a questa parte di ben 396 progetti di impianti di ogni dimensione. Ma, una dopo l’altra, sono gocce che potrebbero dare origine a una “corrente”, soprattutto dopo la decisione presa dal ministero per la transizione ecologica di concedere alle Regioni sei mesi di tempo per individuare le aree dove investire in impianti di energia non rinnovabile quei famosi 5 miliardi e 900 milioni di euro.

Nel frattempo sale e scende l’ascensore panoramico mosso dai raggi del sole, come nelle più tecnologiche metropoli europee. Installato neanche tanto a caso guardando alla storia del cinema italiano. Dove il grande comico napoletano Totò incantava il pubblico con quella sua celebre battuta: “Sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni il militare a Cuneo”…