L’efficienza energetica degli immobili italiani continua a migliorare
L’analisi di ENEA e CTI sugli APE presentati nel 2023 mostra che gli edifici nelle classi peggiori, F e G, sono per la prima volta meno del 50%
Uno dei modi migliori per valutare l’evoluzione del patrimonio immobiliare italiano sotto l’aspetto dell’efficienza energetica è quello di guardare all’andamento annuale degli APE. Questo perché l’Attestato di Prestazione Energetica – che viene preparato da un tecnico abilitato basandosi soprattutto sulle informazioni ottenute da un sopralluogo presso l’immobile – è il documento che consente di avere tutte le informazioni su come è stato costruito un edificio sotto il profilo dell’isolamento termico e del consumo energetico.
Il Rapporto sulla Certificazione Energetica degli Edifici, realizzato da ENEA e CTI (il Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente), illustra ogni anno la situazione del patrimonio immobiliare italiano proprio grazie all’analisi degli APE che sono stati inviati alle Regioni e alle Provincie competenti. Analisi semplificata dal fatto che gli enti locali da un lato archiviano gli APE nel proprio catasto e dall’altro trasmettono le informazioni raccolte al SIAPE, ovvero il Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica gestito da ENEA.
Quasi 1,2 milioni di APE
L’ultima edizione del Rapporto, pubblicata recentemente, descrive lo stato degli immobili il cui APE è stato certificato durante il 2023. Innanzitutto, l’anno scorso sono stati registrati sul SIAPE quasi 1,2 milioni di Attestati di Prestazione Energetica, dalla cui analisi è emerso un risultato importante, anche sotto il profilo simbolico. Infatti, per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni, la percentuale di edifici che sono collocati nelle classi energetiche meno efficienti, quelle indicate dalle lettere F e G, è scesa al di sotto del 50%.
ENEA spiega come questo risultato conferma il miglioramento in atto delle prestazioni energetiche del parco immobiliare nazionale, già evidenziatosi nel 2022. In particolare, l’anno scorso la diminuzione degli immobili collocati nelle classi energetiche F e G è stata pari al 6,3%. Ed a confermare il trend attuale c’è anche l’andamento degli immobili che invece sono inseriti nelle classi energetiche migliori – A1, A2, A3, A4 e B – che nel 2023 hanno registrato un incremento del 5,2%.
La ripartizione regionale
Ricordiamo che l’emissione dell’Attestato di Prestazione Energetica può rendersi necessaria per varie ragioni. Ebbene, nel Rapporto viene sottolineata la crescita percentuale degli APE emessi nel 2023 in seguito a riqualificazioni energetiche e ristrutturazioni importanti, che rappresentano rispettivamente il 7,9% e il 6,4% del totale con un incremento rispettivamente del 2,3% e del 2,4% rispetto alla ripartizione dell’anno precedente. Ed ancora, guardando alla ripartizione regionale degli APE, la maggioranza è stata emessa in Lombardia (21,7%), con a seguire Piemonte (9,2%), Veneto (8,7%), Emilia-Romagna (8,5%) e Lazio (8,3%).
“In un contesto di grandi sfide, quali la transizione energetica e la decarbonizzazione – ha affermato il presidente ENEA, Gilberto Dialuce –, l’APE offre la possibilità di diffondere una cultura energetica più matura, di incentivare dei comportamenti virtuosi e degli investimenti che sono mirati al miglioramento dell’efficienza e della sostenibilità”. Per il presidente del CTI, Cesare Boffa, “la nuova edizione del Rapporto mette in risalto come il meccanismo della certificazione energetica funzioni e produca risultati rilevanti. Uno strumento che consente al legislatore e agli operatori di valutare i risultati e l’evoluzione delle strategie nazionali a supporto della transizione energetica e della de carbonizzazione, oltre a individuare nuovi spunti di miglioramento”.