Nasce anche in Italia l’Associazione Smart Buildings Alliance
Sottoscritto il 3 febbraio a Milano l’atto costitutivo dell’associazione gemellata con quella nata nel 2012 in Francia e che riunisce già 460 aziende attive nel campo dell’innovazione tecnologica applicata agli edifici e alle città.
Smart Buildings Alliance, nata in Francia 9 anni fa, dopo essersi affermata come una delle principali e più influenti associazioni di filiera nel Paese transalpino, ha avviato il processo federativo che dovrebbe portarla a costituire una realtà continentale, praticamente unica nel suo genere. Un allargamento che parte proprio dall’Italia, primo Paese europeo a rispondere all’appello e a costituire formalmente Smart Building Alliance-Italia.
È stato firmato mercoledì 3 febbraio, infatti, a Milano dai soci fondatori l’atto costitutivo dell’Associazione italiana, Presieduta da Domenico Di Canosa, che si propone di ripetere rapidamente anche nel nostro Paese i fasti della gemella francese.
Significativo il sottotitolo che si legge nel logo della neonata associazione, che recita sotto a Smart Buildings Alliance, “for smart cities”. Una sorta di dichiarazione di intenti, che svela l’approccio sistemico al processo di innovazione tecnologica e il suo obiettivo finale: rendere migliori e sostenibili i luoghi della vita grazie al digitale.
Non lascia dubbi al riguardo il preambolo allo statuto, che esordisce con un significativo “stiamo esaurendo il nostro capitale “Terra” ed è urgente agire”, facendo intendere che la rivoluzione digitale è un’occasione da non sprecare e fondamentale per rimettere al centro del processo di innovazione l’uomo e le sue esigenze, nel quadro di un ambiente da salvaguardare.
Questa è anche la ragione per cui nasce SBA, dal momento che il perseguimento di obiettivi così alti non può che prevedere un’azione corale, perché “nessuno riuscirà a fare questo da solo”. Generare e governare in modo appropriato e aperto i dati che orientano la governance; facilitare, accompagnare e rendere condivisa la transizione tecnologica in atto, a partire da quella energetica, saldamente connessa a quella digitale e per questo puntare sull’interoperabilità dei sistemi; ripensare a tutti i luoghi della vita, da quelli privati a quelli pubblici, partendo dalle nuove esigenze degli utenti, manifestatesi in tutta la loro drammaticità durante la pandemia, tutt’ora in atto; unire, infine, in una mission comune tutti gli attori della filiera sotto la guida di una carta etica. Questi gli obiettivi strategici della neonata associazione.
Un approccio necessario, sembra di poter dire, dal momento che, come noto, i consumi degli edifici nell’Unione Europea sono responsabili di circa il 40% dell’energia consumata e del 36% delle emissioni in atmosfera di CO2, contribuendo in modo determinante al degrado ambientale e al fenomeno del global warming. Al riguardo abbiamo sentito Ernesto Santini, neo vice-presidente dell’Associazione.
SBI: La prima domanda è scontata: perché una nuova associazione?
SANTINI: “come già è avvenuto con grande successo in Francia, anche in Italia abbiamo sentito l’esigenza di riunire gli attori di Smart City, Smart Building, Smart Home e Smart Grid attorno a una iniziativa comune, dotata di grande valenza sociale ed economica. L’idea di base coniuga la visione del futuro con il pragmatismo di chi vuole creare del valore immediatamente riconoscibile e spendibile. Compito di SBA sarà quello di promuove l’integrazione e l’interoperabilità per la creazione e lo sviluppo dei servizi per l’edificio e la città. Usare quindi le tecnologie più attuali, ma con la consapevolezza che esse sono solo un mezzo e non un fine.
SBI: Quali sono i soggetti a cui vi riferite?
SANTINI: “SBA, per la pluralità delle competenze dei suoi membri, si pone da subito come riferimento importantissimo negli ambiti industriali, sociali e politici e in quest’ottica, la collaborazione con Smart Building Italia, che da anni si occupa della comunicazione del settore del digitale applicato all’edificio, si preannuncia proficua”.
SBI: se dovesse sintetizzare quali sono i motivi per chiedere l’ammissione a SBA Italia?
SANTINI: direi che sono cinque:
- contribuire ad un progetto di ampio respiro, ispirato ad un principio di progresso sociale e tecnologico che passa attraverso l’integrazione della casa e dell’edificio nella città e nel mondo digitale;
- aumentare il valore dell’edificio esistente e nuovo, ne accresciamo le prestazioni dando ordine e criterio alle tecnologie disponibili e alle tecniche progettuali già in uso;
- porre le condizioni per la generazione di servizi da e per l’edificio, valorizzando i dati che l’edificio e i suoi occupanti creano o consumano;
- prendersi carico dell’impatto della digitalizzazione della città, del quartiere e dell’edificio sull’ambiente e sulla qualità di vita degli esseri umani;
- usare le nostre competenze aziendali e personali per preparare un futuro migliore ai nostri figli, e accrescere il nostro know-how tramite uno scambio fertile e immediato con gli altri attori di questo amplissimo settore.
SBI: grande slancio ideale, ma anche concretezza…
SANTINI: “SBA è mossa da una forte concretezza operativa ed è dotata di strumenti avanzati. Valga per tutti l’esempio della label “Ready to Service” (R2S), anche se molto altro sta arrivando (Grid, BIM, etc). Avendo tra i suoi membri i professionisti dei settori cui si rivolge, c’è per questi strumenti la garanzia di usabilità e qualità. Alla base dell’attività di SBA ci sono infatti i Working Group, commissioni che vengono istituite su temi specifici con la missione di produrre risultati in breve tempo in termini di raccomandazioni, requisiti, strumenti e standard, facili da usare e da mettere in pratica”.
Dopo l’atto costitutivo, seguirà una attività di coordinamento e recruiting che si esaurirà in pochi mesi, per portare alla prima assemblea, che costituirà anche il primo momento di confronto allargato e di programmazione dei primi interventi.