Recovery Fund e Digital Bonus

9 Febbraio 2021 Luca Baldin


La Rete delle Professioni Tecniche deposita una memoria durante le audizioni alla Camera dei Deputati sul Recovery Fund: si ritorna a parlare di Digital Bonus

Si è svolta martedì 2 febbraio un’audizione alla Camera dei Deputati della Rete delle Professioni tecniche, che, come noto, riunisce tutti i principali Ordini Professionali attivi nel campo delle tecnologie, in primis Ingegneri, Periti Industriali, Architetti e Geometri. L’audizione è avvenuta di fronte alle Commissioni IX (Trasporti, poste e telecomunicazioni) e X (Attività produttive, commercio e turismo) congiunte e aveva come argomento principale l’allocazione delle risorse del Recovery Fund.

Tema principale dell’audizione è stato un documento preparato dal Collegio Nazionale dei Periti Industriali, fatto proprio dalla Rete, sul tema delicato degli incentivi volti ad accelerare la realizzazione di impianti di telecomunicazione in modalità FTTH (fiber to the home) e l’adozione della banda ultra larga da parte dei cittadini, ovvero il cosiddetto “Digital Bonus”.

Punto di partenza del ragionamento condotto dalla Rete di fronte alla Commissione è stato il ben noto ritardo nella realizzazione delle connessioni più performanti in assoluto, quelle, appunto, che portano la fibra fino all’abitazione del cittadino, ferme dopo anni di lavoro ad un misero 7,5% (dati Agcom dell’ultimo trimestre 2020).  Secondo la Rete, questo risultato, ampiamente insufficiente e che ci tiene ben lontani dal raggiungimento degli obiettivi posti dall’Agenda Digitale della Comunità Europea, costituisce un problema dell’intero Paese in chiave di modernizzazione. Alla base di tale risultato sta il combinato disposto di più inefficienze.  La prima è il mancato rispetto di quanto previsto dalla Legge per quanto riguarda l’infrastrutturazione degli edifici nuovi e profondamente ristrutturati, con grave disattenzione della PA.Lla seconda è grande sottovalutazione da parte dei concessionari della rete BUL delle difficoltà e complessità di aggiornare gli impianti verticali d’edificio. La terza è il dialogo tra sordi tra operatori di rete e amministratori di immobili, poco propensi a lasciar entrare tecnici scarsamente qualificati e soprattutto sconosciuti. Quarta, infine, è una certa caoticità delle leggi emanate dal 2014 ad oggi, troppo esposte alla libera interpretazione e una certa latitanza dell’Autorità Garante.

Identificato il problema, la Rete si è concentrata sulle possibili soluzioni, sottolineando due punti fondamentali, ovvero il primo che il cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli edifici residenziali è precisamente normato dalla Guida CEI 306-2 e che quindi non c’è nulla da inventare; e il secondo che i tecnici abilitati alla realizzazione di tali impianti esistono e sono riconosciuti dalla legge ai sensi del DM 37/2008.

Detto ciò, premessa tuttavia indispensabile, la Rete delle Professioni Tecniche suggerisce alle Commissioni della Camera e al Governo cinque azioni, di cui quattro a costo zero ed una da inserire nel Recovery Plan, e nello specifico:

  1. Far rispettare la legge per gli edifici nuovi e ristrutturati (sensibilizzando la PA e applicando se necessario opportune sanzioni);
  2. Inserire la realizzazione dell’impianto multiservizio tra gli interventi trainati dell’Ecobonus 110%, in quanto funzionale all’ottenimento dell’obiettivo dell’efficentamento energetico degli edifici tramite la building automation;
  3. Emendare il PNRR (Next Generation Italia) e utilizzare il Recovery Fund e per stimolare mediante un Digital Bonus la realizzazione degli impianti verticali di telecomunicazioni in fibra ottica (impianti multiservizio) negli edifici che non rientrano nelle prime due categorie citate (Edifici di nuova costruzione e Edifici che utilizzino l’Ecobonus 110%);
  4. Completare l’iter amministrativo già avviato dall’Autorità di regolazione, AGCOM, relativamente alla determinazione degli SLA e dei compensi equi e non discriminatori relativamente ai soli costi cosiddetti una-tantum per l’utilizzo dei suddetti impianti da parte dei gestori dei servizi di rete;
  5. Modificare l’accesso al SINFI, consentendo ai professionisti che progettano e realizzano le reti di telecomunicazione all’interno degli edifici di poterli accatastare tempestivamente, al fine di rendere noto agli operatori di rete dove si trovano e consentendo loro di collegarli alla rete nazionale, secondo modalità già in uso per la gestione delle informazioni contenute nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano.

Cinque punti estremamente chiari e, per molti versi, pienamente condivisibili, che mirano a disegnare uno schema di rete nazionale BUL diverso dall’attuale e molto più efficiente, affidando a gli operatori la rete BUL dalle centrali agli edifici connessi in modalità FTTB (Fiber to the building), ovvero con la fibra collegata al ROE (Ripartitore Ottico d’Edificio); e la successiva distribuzione dal ROE alle singole unità immobiliari ai proprietari, secondo uno schema simile a quello di tutte le altre commodities (acqua, luce, gas), attivando migliaia di tecnici pronti ad operare e abilitati a farlo.

Secondo la Rete delle Professioni Tecniche ciò consentirebbe sicuramente di accelerare, e di molto, sia i tempi di realizzazione della rete in modalità FTTH, sia l’adozione della banda larga da parte dei cittadini, con ricadute molto positive anche sul fronte del lavoro e quindi favorendo direttamente la ripresa.

Ma quanto costa? Questa è una domanda alla quale la rete non si è sottratta né poteva sottrarsi. È così che nell’addendum al documento depositato alla Camera si legge che, sulla base di una stima ampiamente argomentata, con un finanziamento a fondo perduto di circa un miliardi di euro, in cinque anni si potrebbe tranquillamente collegare in FTTH il 50% delle unità abitative presenti nel milione di condomini presenti in Italia, stimolando in modo determinante la digitalizzazione del Paese.

Ora il dossier passerà probabilmente sul tavolo di Mario Draghi, e capiremo presto se lo giudicherà meritorio della sua attenzione.

Link alla memoria depositata alla Camera dei Deputati

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.