E la tecnologia, in particolare la robotica?
Le tecnologie assistive intelligenti (IAT) sono in grado di compensare i deficit fisici, cognitivi e comportamentali specifici degli anziani, in particolare di quelli più bisognosi di supporto assistenziale, riducendo quindi l’onere della figura del caregiver ad esempio con la fornitura di assistenza facilitata, in aiuto ai pazienti affetti da demenza nel continuare a vivere in modo indipendente a casa e nel mantenere l’indipendenza nelle strutture sanitarie.
Quali gli effetti?
Innanzitutto un ritardo della necessità di assistenza istituzionale e delle spese sanitarie, abbinato ad uno sgravamento degli oneri del caregiving anche sui membri della famiglia e, dulcis in fundo, il netto miglioramento della qualità della vita dei pazienti legato alla loro indipendenza, autonomia, interazione sociale.
Un potenziale riconosciuto dalla Commissione europea con l’iniziativa Information Society Policy Link (ISPL) a sottolineare come l’assistenza a domicilio sia più conveniente a confronto con l’assistenza in ospedale o casa di cura.
La robotica rappresenta quindi una componente essenziale dell’ambito IAT. Ad esempio, diversi interventi di roboterapia rivolti ad anziani con demenza possono supportare in maniera molto efficace, attraverso robot di riabilitazione, di servizio, di telepresenza e di compagnia.
I primi possono supportare o assistere funzioni fisiche o cognitive dell’utente come la locomozione e il controllo motorio. I robot di servizio invece vengono usati soprattutto per offrire assistenza ai pazienti affetti da demenza ad esempio integrando l’assistenza degli assistenti umani, mentre quelli di telepresenza possono fornire il monitoraggio remoto dei pazienti permettendo il controllo a distanza o l’interazione con il caregiver, ad esempio in tandem e con telefonia e controllo remoto.
Infine, i robot di compagnia permettono di operare dal punto di vista del supporto psicosociale.
Allora perché la robotica sembra ancora fantascienza, nonostante gli evidenti e accertati benefici?
Il motivo è un importante un gap tra tecnologia e assistenza sanitaria che tocca dalla dimensione sociale a quella legale ed etica.
Inoltre, la diffusione delle conoscenze potrebbe ben favorire l’interazione e la condivisione tra le parti nella cura e gestione dei robot mettendo concretamente a dialogo progettisti, sviluppatori di software, ingegneri hardware, aziende di produzione, geriatri, neurologi e altri professionisti sanitari, istituzioni sanitarie, agenzie di regolamentazione, caregiver informali e, soprattutto, i pazienti.
Ma il gap informativo è l’altro importante tassello di questo garbuglio difficile da districare.
E se la robotica finalizzata all’assistenza degli anziani può davvero aprire le porte di una miglior gestione della crisi della salute pubblica, è anche vero che sono necessarie ulteriori ricerche per affrontare questioni sociali, legali ed etiche a sostegno di questo progetto su larga scala, unendo le forze tra robotica, appunto, gerontologia, infermieristica e geriatria.