TIM approva la vendita della rete fissa, ma la partita non è ancora chiusa

11 Novembre 2023 Marco Ventimiglia


Via libera del cda alla proposta d’acquisto del fondo KKR, ma il maggior azionista Vivendi si oppone e annuncia battaglia

La notizia è di pochi giorni fa e la sua importanza è innegabile: il consiglio di amministrazione di TIM ha approvato l’offerta del fondo statunitense KKR per l’acquisto della sua rete fissa, con il closing dell’operazione che è atteso per l’estate dell’anno prossimo. Dunque tutto chiaro e definito? Una storia conclusa dopo che nell’ultimo quarto di secolo del principale gruppo di telecomunicazioni nazionale (praticamente dalla sua discussa privatizzazione) di cose chiare e definite se ne sono viste ben poche? Ebbene, nonostante il comunicato inequivocabile emesso da TIM, anche in questo caso sembra che non mancheranno le complicazioni. Ma andiamo con ordine…

Ministero dell’Economia azionista di minoranza

Undici consiglieri su quattordici: è l’ampia maggioranza nel cda TIM che ha appunto dato l’ok alla proposta di acquisto di KKR, già azionista della società Fibercop che vende agli operatori servizi di accesso alla rete TIM. A passare nelle mani degli americani sarà NetCo, ovvero la futura società che deterrà tutto il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta da TIM. Nell’operazione verrà coinvolto anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze che in NetCo sarà azionista di minoranza in considerazione del valore nazionale strategico della rete fissa. In particolare, un recente decreto legge indica per lo Stato una quota compresa fra il 15 e il 20% di NetCo, con un impegno finanziario pubblico fino a un massimo di 2,2 miliardi.

Il prezzo fissato con KKR per la vendita si avvicina ai 20 miliardi con TIM che alla fine dell’operazione potrà ridurre il suo storico indebitamento di 14 miliardi. C’è però un aspetto della transazione molto delicato, che pone legittimamente un punto interrogativo sulla sua effettiva conclusione per la metà dell’anno prossimo. L’approvazione dell’offerta del fondo statunitense è avvenuta, come detto, nell’ambito del consiglio di amministrazione TIM. Non è invece prevista una votazione nell’assemblea dei soci e questo ha fatto imbufalire i francesi di Vivendi, che poi è il maggior azionista di TIM con una quota superiore al 23%. In un durissimo comunicato, Vivendi parla di “delibera illegale, che comporta la responsabilità di chi ha votato a favore. Useremo ogni mezzo legale a nostra disposizione per contrastare la decisione”.

Rete in banda ultralarga da completare

Infine, sarebbe bello poter chiarire subito quella che, a ben vedere, è la questione principale: la notizia della cessione della rete fissa di TIM è una buona notizia? Una risposta precisa al momento non la si può dare, soprattutto per un motivo: l’acquirente KKR è un fondo d’investimento, ed è risaputo che i fondi si muovono con il preciso e pressoché unico scopo di maturare delle plusvalenze economiche in seguito ai loro investimenti. Peccato che la rete fissa di TIM, oltre a generare soldi, ne richiede anche in grande quantità, in primis le risorse necessarie a completare sul territorio nazionale la rete della banda ultralarga. E soltanto il tempo potrà dirci se la nuova proprietà (sempre che l’acquisto vada effettivamente a buon fine) riuscirà a mettere insieme le due cose.

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.