La strategia dell’Enel sulla fibra, spiegata

15 Dicembre 2015 Smart Building Italia


Dalla scorsa estate l’annuncio che l’Enel sarebbe entrata nella partita della banda larga e ultralarga ha riempito le pagine dei giornali nazionali e specializzati. La già ricca rassegna stampa si arricchisce adesso con la nomina di Tommaso Pompei ad amministratore delegato della newco il cui nome è stato svelato oggi da Francesco Starace, Ad di Enel, in una intervista alla Stampa e al Secolo XIX: Open Fiber.

Intanto, il Corriere delle Telecomunicazioni ha dedicato un articolo in cui viene anticipata la strategia industriale dell’ex monopolista. Sintetizzando, eccola: «Cavo interrato o linea aerea: la energy company ha una doppia via per “stendere” la fibra fino ai 32 milioni di contatori in sostituzione. La sfida è ambiziosa: non esistono precedenti a livello mondiale».

Enel, cioè, si propone di portare la fibra spenta (solo i cavi, senza le apparecchiature di trasmissione) in modalità FTTH o FTTB. Scrive, infatti, il Corriere delle Telecomunicazioni: «Una volta arrivati al building il gioco è fatto. O meglio, gran parte del gioco. Perché laddove non si arriva direttamente nei singoli appartamenti, bisogna affrontare il tema della risalita dei cavi dagli spazi condominiali dove sono collocati i contatori. Lo stesso tema riguarda le compagnie di tlc. Da risolvere anche il tema degli apparati attivi che devono essere collocati dalla telco a ridosso della rete di trasporto di telecomunicazioni per portare dati e voce dal backbone all’utenza finale. Dove saranno collocati? Qualunque fosse la scelta delle telco, per Enel non cambierebbe molto in quanto intenzionata a gestire principalmente fibra ottica spenta».

Detto così, appare evidente che Enel ha l’interesse di portare la fibra fin nelle case, ma non di verticalizzarla. Significa, insomma, che per rendere un edificio uno smart building collegamento la fibra ai servizi digitali ci si dovrà affidare al lavoro e alla competenza degli installatori elettronici ed anche elettrici. Resta da capire una cosa non propriamente marginale: «Nessuno al mondo si è impegnato in un progetto di così ampio respiro e portata come quello che l’Enel ha in mente per l’Italia. Anche per questo non ci sono molti precedenti su cui basarsi per il business plan», scrive infine il Corriere delle Telecomunicazioni. Quali i costi dell’operazione?