Mercato digitale: +2,3% nel 2017 per 68 miliardi di euro

3 Luglio 2018 Smart Building Italia


L’inversione di tendenza rispetto alla crisi dura c’è stata, adesso la ripresa si consolida: se nel 2017 l’aumento è stato del 2,3% (68,7 miliardi di euro), le previsioni per i prossimi anni indicano infatti +2,6% per il 2018, +2,8% per il 2019 e +3,1% per il 2020. Il mercato digitale italiano ha, insomma, imboccato la via della crescita solida e duratura (almeno nel medio periodo). Lo si è appreso dalle rilevazioni di Anitec-Assinform – l’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende del settore – condotte in collaborazione con NetConsulting cube e presentate la scorsa settimana.

Bene, ma «il gap digitale accumulato in passato obbliga ad un passo ancora più sostenuto», si legge nel sito di Anitec-Assinform. Un po’ quello che accade con il Pil nazionale, talmente precipitato nel periodo della recessione che per riportarlo ai livelli pre-crisi ci vorrebbe ben più dell’attuale +1,5%.

«I numeri confermano la ripresa degli investimenti digitali in Italia – ha commentato il presidente di Anitec-Assinform, Marco Gay (nella foto) – È positivo, non solo per il nostro settore. Investire nel digitale è la risposta più efficace per consolidare la ripresa. È un modo concreto per affrontare in modo strutturale la sfida della competitività, innalzando la produttività del nostro sistema-Paese attraverso l’innovazione». Insomma, il digitale è un investimento che sostiene il rilancio di tutta l’economia italiana.

I segnali che arrivano dal mercato digitale sono quindi buoni, «ma bisogna darne continuità, guardando al futuro e ai ritardi da recuperare, con una programmazione tempestiva, incoraggiando le spinte più innovative verso la piena adozione delle soluzioni digitali abilitanti» – ha continuato Marco Gay.

Vediamo allora qual è l’andamento dei vari segmenti all’interno del grande mercato digitale. Vanno forte i contenuti e la pubblicità (+7,7%) così come i servizi ICT (+4%), il software e le soluzioni (+5,9%), mentre i dispositivi, i sistemi e le infrastrutture immateriali (come le piattaforme SPID e PagoPA e le banche dati) arretrano dello 0,1%, ma si arresta comunque il calo che durava da anni. Tra le componenti più innovative, i cosiddetti digital enabler, aumentano, e molto, il cloud +23,3%, l’IoT +17,4%, il mobile business +11,9%, le soluzioni per la sicurezza +10,8%.

«La crescita delle componenti più innovative va sostenuta per la consistenza raggiunta e per il loro effetto moltiplicatore. – ha spiegato ancora Marco Gay – L’IoT trasforma gli oggetti in componenti di sistemi in rete con nuove funzionalità, innovandoli e accrescendone il valore. Cloud e piattaforme collaborative consentono di rimodellare intere filiere in chiave digitale e di fare evolvere le relazioni cliente-fornitore. Big Data e cognitive computing sono alla base di nuove attività fondate sulla conoscenza. Le piattaforme per la sicurezza digitale sono alla base di tutte le novità, soprattutto in ambito mobile e di pagamento».

Industria 4.0. In complesso questa voce ha espresso nel 2017 una crescita del 19,3% a 2.184 milioni: il 56% in sistemi ICT (1,2 miliardi, +18,1%) e il 44% in sistemi industriali (965 milioni, +20,7%). Il fenomeno digital workplace, legato alla possibilità di lavorare da qualsiasi luogo e in modo flessibile, ha originato nel 2017 un volume d’affari di 2,5 miliardi (+16,5%) grazie al contributo di applicazioni e device mobili, delle piattaforme collaborative e dei servizi Saas (Software as a service, cioè i software che non si acquistano, ma si affittano).

Come detto, le previsioni per i prossimi tre anni sono di crescita, anche in lieve accelerazione. «Ma non dobbiamo illuderci – ha detto un prudente Marco Gay – L’auspicio è che nell’attuale fase di costruzione dell’azione legislativa e di governo la moderata enfasi sul digitale sia la conseguenza del fatto che si dia per scontata la sua centralità, e che si voglia passare direttamente ai fatti».

Tra quei fatti il presidente di Anitec-Assinform si aspetta anche una scossa con nuove risorse e indirizzi specie verso la digitalizzazione della PA «che procede troppo a rilento e che ancora non si fa moltiplicatore di innovazione». Ed ancora: l’associazione indica altre iniziative per dare slancio al mercato digitale come nuovi programmi nel territorio per colmare il gap di competenze digitali che rallenta le imprese più innovative, dare più forza alle startup tecnologiche, favorire l’inclusione digitale delle PMI.