La scossa domotica che cambia il mondo

27 Agosto 2018 Smart Building Italia


Smart City italiana, anno 2050: a proposito di domotica, Jonas, che nel 2050 avrà sei anni, non si fa alcuna domanda sul frullatore programmato per servirgli pura polpa di fragola e kiwi all’ora della colazione, né sull’ologramma della zia Matilde che lo saluta dall’Australia coprendo tutta la parete della sala giochi. Sono presenze per lui abituali, fanno parte della sua vita di tutti i giorni.

Perché Jonas capisca da dove hanno origine le coperte che lo avvolgono e si sfilano da sole in base alla temperatura, o la maestra di inglese inserita nel proprio i-pad auricolare anche quando non è in classe, sarà bene immaginare al suo fianco un bel nonno Anselmo. Uno che sei anni li aveva nel 2000, e si dimostrerà perciò in grado di raccontargli il mondo prima della domotica: fatto di case dove si correva in terrazza per vedere chi stesse suonando il campanello, dove ci si alzava dal divano per cambiare il canale della Tv, e dove l’afa estiva veniva combattuta con ventilatori e piedi in ammollo. Tutte azioni fisiche nel 2050 superate e sublimate dalla loro gestione informatica. Anzi, domotica.

La domotica, trentasei anni fa

A un certo punto del suo racconto, questo nonno Anselmo, installatore di sistemi che per la domotica ha sempre avuto un debole, tirerà fuori da un cassetto un antico e dismesso termostato contrassegnato dal marchio Nest, e potrà così dire al piccolo Jonas, mentre Jeeves 421, il “maggiordomo” factotum, prepara due tazze di cioccolata bollente, destinate a dissolversi nell’inceneritore-trasformatore subito dopo l’uso: «Trentasei anni fa, nel 2014, il brevetto di questo aggeggino veniva acquistato da Google che vedi e senti da quando la sera suonava la ninna nanna sintonizzata dalla mamma sui tuoi bioritmi, perché ti addormentassi nel modo più dolce. Quando nelle nostre case sono comparsi questi termostati intelligenti, inventati per fare risparmiare energia, e quindi soldi, alle persone, è iniziata quella che adesso gli storici chiamano età domotica, chiamata così perché da allora viviamo dentro Smart City costituite da abitazioni sempre più automatizzate e connesse».

In questa simulazione del futuro, il personaggio del piccolo Jonas che nel 2050 avrà sei anni è la voluta citazione di un film di culto girato nel 1976 dal regista svizzero Alain Tanner, “Jonas che avrà vent’anni nel 2000”, evocato da un tema, la domotica, che ci porta a ragionare sull’attualità virandola sempre sui suoi possibili sviluppi futuri, in termini di tecnologia, cultura e relazioni sociali. Un’apertura prospettica spazio-temporale inevitabile quando sull’argomento ci si confronta con Michele Pandolfi, marketing manager che sovrintende alla domotica d’eccellenza prodotta nel bergamasco, in casa Gewiss, brand italiano leader nel settore dell’elettrotecnica 4.0.

Le forti tendenze conservative

«In realtà la domotica in Italia è in crescita da circa una decina di anni, ma senza avere finora fatto registrare il boom che tutti abbiamo continuato ad aspettarci», esordisce Pandolfi. E precisa: «Molto dipende dalla lunga crisi economica degli anni Dieci, ma un ruolo importante nelle dinamiche di questo mercato va attribuito anche alle forti tendenze conservative dei settori che lo alimentano, ovvero l’edilizia e l’indotto degli installatori, dove si tende a restare legati a punti fermi come i mattoni da mettere uno sopra l’altro, o il cavo da collegare. Ciò spiega una crescita finora costante, ma sempre contenuta, della building automation, che finora in Italia ha fatto da traino alla domotica».

«Ora però il quadro è cambiato in tutto il mondo, e di conseguenze anche in Italia – continua Pandolfi – Il mutamento è dovuto allo sviluppo quasi improvviso, quanto prepotente, del mercato indotto dallo IoT, l’Internet delle cose, degli oggetti intelligenti che ci cambiano la vita, della domotica che ha iniziato a fare da motore primo della building automation, e non più da accessorio. A cominciare dal famoso termostato Nest, che nel 2010 si presenta garantendo a milioni di utilizzatori finali un rientro a breve termine della spesa. Google lo capisce in tempo per accaparrarsi il brevetto, e metterlo in vendita a 250 dollari, che equivale a due anni di risparmio energetico dell’acquirente medio».

Casa domotica, sempre più centrale

L’intuizione di Google poggiava peraltro su solide fondamenta, a cominciare dal genio informatico-commerciale dell’inventore di Nest, lo stesso Tony Fadell, ingegnere americano di Detroit, oggi quarantanovenne, a suo tempo creatore, per conto di Apple, di un altro aggeggino che ha rivoluzionato la nostra vita quotidiana, l’iPod. Poco importa se, dopo l’affare, che gli frutta tre miliardi e duecento milioni di dollari, da buon ragazzo terribile, creativo e insofferente, Fadell si limita a una toccata e fuga ai vertici della neonata Google-Nest, da cui si dimette nel 2016. Tanto gli basta per insufflare nel mercato globale dell’edilizia la centralità di una casa domotica da cui non si potrà più prescindere. Lo confermano i numeri prodotti da varie autorevoli fonti, magari discordanti sull’entità finanziaria della crescita della building automation, ma unificati da un corposo segno “più”. Se in Italia, secondo dati recenti di Anie Sicurezza, comparto delle industrie specializzate in sistemi anti-intrusione e anti-incendio, il fatturato 2017 tocca i due miliardi e mezzo di euro, con un aumento su base annua intorno al 6%, spostando l’obiettivo al mercato globale appena quattro anni ci separano dallo sfondamento del muro dei 100 miliardi di dollari, che secondo gli analisti dell’irlandese Research & Markets avverrà entro il 2022.

«Di sicuro pesano già oggi in modo formidabile i dieci miliardi di dollari stimati per il solo mercato americano dell’Internet of Things – interviene in proposito Michele Pandolfi  – a dimostrazione che l’impulso decisivo in direzione della building automation, e quindi delle future Smart City, viene dalla domotica, fatta per applicare concretamente queste invenzioni all’interno di abitazioni sempre più diverse da quelle a cui siamo stati abituati dalla diffusione della luce elettrica in poi. Ecco, nel momento in cui un colosso come Samsung lancia il suo robot aspirapolvere ispirato nel design al Darth Vader di Guerre Stellari, abbiamo la certezza di avere oltrepassato un punto di non ritorno».

L’età domotica e l’età del 5G

Tutti i grandi player della tlc come gestori di rete, colossi mediatici, big dell’e-commerce e multinazionali informatiche, hanno dunque gli occhi, e le mani, puntate sull’indotto della domotica. Ne consegue che, grazie all’aumento esponenziale della produzione, dovuto a competitor abituati a ragionare su milioni di end user, è già in essere un salutare calo dei prezzi, accompagnato a una moltiplicazione quasi incontrollabile della varietà di offerta. Anche perché, con l’imminente avvento in rete dei nuovi standard 5G, che significano maggiore rapidità e maggiore raccolta ed elaborazione di dati, verrà ottimizzata l’utilizzazione della Narrowband, tecnologia a basso consumo energetico creata per favorire le connessioni IoT in ambienti chiusi.

Le ricadute mediatiche sono inevitabili, molteplici, e spesso attrattive. Alla domotica e ai suoi aspiranti status symbol dedica in questo 2018 un corposo servizio Wired, rivista americana nota anche come la “Bibbia di Internet”. Si apprende così di domotiche chicche come Yummly, la app di Whirlpool che comunica via smartphone quanto si trova nel frigo di casa e a quali ricette si può destinarlo, come Nanoleaf Led, pannelli di arredo adattabili alle più varie pareti o divisori di casa, come Heatworks Tetra, lavastoviglie anti-sprechi che funziona con meno di due litri d’acqua e all’occorrenza serve come fornello per cucinare, o come Vayyar, sensore 3D che, tramite onde radio, comunica in tempo reale status, spostamenti ospiti ed eventuali incidenti domestici di ogni magione tendente al grande.

L’indispensabile Smart Installer

«Ovvio che, di fronte a un mercato domotico che, all’improvviso, fa tutti questi fuochi artificiali, l’utilizzatore finale rischia di restare spaesato e privo di autonomia decisionale – commenta Michele Pandolfi – Di conseguenza, aumenta in modo sensibile il ruolo che assumono gli installatori, sempre più spesso chiamati a essere integratori di sistemi chiamati a interventi complessi, soprattutto in edifici non nuovi, che avranno bisogno di operazioni di adattamento sempre più articolate – continua il marketing manager di Gewiss – Nella filiera della domotica gli installatori che aspirano a essere smart, come le case e le città in cui operano, vengono potenzialmente investiti del ruolo di consulenti degli utilizzatori finali. Parliamo infatti di un ventaglio di opportunità vastissimo, e caratterizzato dalle più varie ragioni di appeal. Oltre a quelle già oggi notissime, riguardanti la sicurezza e la videosorveglianza, acquistano sempre più rilevanza le funzioni assistenziali riguardanti soggetti anziani o in diversa misura non-autosufficienti, invitati a giovarsi di un numero crescente di applicazioni, tipo ascensori interni, funzionanti tramite comandi vocali, che risultano molto più alla portata di tutti rispetto al touch screen».

Il modello Gewiss

Nel 2050, anno realmente fissato da Enel come limite entro cui “decarbonizzare” totalmente le proprie risorse energetiche, il giovane nonno Anselmo da cui siamo partiti si troverà proprio al culmine di una carriera di Smart Installer approdata alla professionalità matura di un consulente in grado di costruirsi un portafoglio di clienti fidelizzati, seguiti nel corso del tempo, innovazione dopo innovazione, con relative applicazioni e funzioni da installare. La corsa verso questo orizzonte, dove il piccolo Jonas inizierà a elaborare i dati di una realtà “aumentata” per noi quasi impensabile, è ormai in pieno svolgimento. E anche Gewiss vi prende parte con pedigree da protagonista globale in grado di tracciare rotte importanti. «Il nostro modello di Smart Home – spiega Michele Pandolfi – si sviluppa giorno dopo giorno, privilegiando quella modalità in cloud che Gewiss ha adottato come forma e sostanza della propria espansione nei settori dell’energia, dell’illuminazione, della domotica e dell’edilizia. In cloud si snoda quella relazione con il cliente che qui può servirsi in tempo reale di nuove applicazioni, modificando l’Internet of Things che ha a disposizione tramite funzioni e oggetti della domotica, e operando in regime di totale sicurezza. Quest’ultimo, per i prodotti Gewiss, è garantito dalla piattaforma Azure, realizzata da Microsoft per tutelare gli end user da ogni ingerenza o intrusione nella propria privacy».

Una grande Storia che ci accingiamo a vivere, prima ancora che a scoprire, questa della domotica. Con la netta sensazione che sarà bene ricordare, un domani, a che punto ci trovavamo nell’anno 2018. In vista di quale Smart City.