La sfida dei punti di ricarica decisiva per il futuro dell’auto elettrica

16 Gennaio 2022 Angela


Oltre ventiseimila punti di ricarica in più di 13mila stazioni, il 21% su suolo privato

Si parla molto della mobilità elettrica, giustamente indicata come una delle principali soluzioni per riuscire nei prossimi decenni prima a limitare e poi azzerare le emissioni nocive nell’atmosfera. Tante parole che però riguardano essenzialmente un aspetto della questione, ovvero il diffondersi, per ora troppo lento, dei veicoli privi di motore termico. Un tema sicuramente cruciale, ma ne esiste un altro altrettanto importante, del quale però si parla molto meno, ovvero l’adeguato sviluppo delle infrastrutture di ricarica senza il quale è impensabile una futura espansione di massa dei veicoli elettrici.

Al riguardo, per farsi un’idea della situazione esistente nel nostro Paese è utile la rilevazione periodica che viene effettuata da Motus-E e che prende in considerazione sia la diffusione dei singoli punti di ricarica, sia quella delle infrastrutture/stazioni (che possono includere uno o più punti di ricarica), oltre che la diffusione delle cosiddette location (luoghi dove possono insistere una o più infrastrutture di ricarica). Ed è proprio di pochi giorni fa la rilevazione più recente di Motus-E con la fotografia della situazione in Italia al 31 dicembre dell’anno scorso.

Nel nostro Paese risultano presenti 26.024 punti di ricarica situati in 13.233 stazioni. Per quanto invece riguarda le location, risultano essere 10.503 quelle accessibili al pubblico, delle quali il 79% è collocato su suolo pubblico (in primis lungo le strade) mentre il restante 21% si trova su suolo privato a uso pubblico (ad esempio, supermercati e centri commerciali). Rispetto alla precedente elaborazione trimestrale – chiusa al 30 settembre 2021 con l’indicazione di 24.794 punti di ricarica -, si continua ad osservare un rallentamento dei tassi di crescita. Infatti, Motus-E ha registrato un incremento di 1.230 punti equivalente ad un +5%, mentre il trimestre precedente aveva fatto segnare un incremento di 1. 519 punti di ricarica equivalente ad un +7%. Per non parlare del secondo trimestre 2021 nel quale l’incremento era stato addirittura del 12%.

Al 31 dicembre sono state inoltre rilevate 600 nuove infrastrutture di ricarica e 484 nuove location rispetto a settembre (entrambe +4,8%). Invece, nel paragone con lo scorso anno i punti di ricarica sono cresciuti di 6.700 unità (da dicembre 2020 a dicembre 2021), mentre le infrastrutture di ricarica di 3.514 unità, con una crescita rispettivamente del +35% e del 36%. Riguardo le infrastrutture continua però ad esistere un problema: il 13% risulta attualmente non utilizzabile dagli utenti finali, in quanto non è stato finora possibile finalizzare il collegamento alla rete elettrica da parte del distributore di energia o a causa di altre motivazioni autorizzative. Un valore, quello del tasso di infrastrutture inattive, che è quasi confermato rispetto a settembre (quando era 12%), mentre il trend annuale resta positivo (a dicembre 2020 il tasso di infrastrutture inattive era addirittura pari al 22%, sceso al 15% a giugno).

Un altro aspetto interessante della rilevazione Motus-E è quello della ripartizione geografica, con circa il 57% dei punti di ricarica è distribuito nel Nord Italia, il 23% nel Centro mentre soltanto il 20% è dislocato nel Sud e nelle Isole. Ed ancora, il 34% dei punti di ricarica è presente nei capoluoghi di provincia mentre il restante è operativo negli altri comuni più piccoli. Con 4.542 punti la Lombardia continua ad essere la regione più “virtuosa”, e da sola possiede il 17% di tutti i punti. Seguono nell’ordine Lazio e Piemonte con il 10% a testa, Veneto ed Emilia-Romagna al 9% e la Toscana all’8%. Sei regioni che complessivamente coprono il 65% del totale dei punti in Italia e continuano a crescere ad un ritmo costante. In termini di crescita relativa, invece, le regioni che hanno incrementato di più i loro punti di ricarica rispetto a settembre sono state il Friuli-Venezia Giulia (+14%), la Sardegna (+11%), il Molise (+10%) e la Sicilia (+9%).