L’Italia dei data center cresce, ma sullo sfondo permane il problema della loro sostenibilità energetica
Il Politecnico di Milano ha presentato il consueto report sullo stato dei Data Center in Italia. Un quadro sostanzialmente positivo, come ha dichiarato il Prof. Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio, con Milano in fuga, che si candida a diventare un hub di livello europeo. Gli impianti che hanno sede nel capoluogo lombardo, infatti, raggiungono nel 2024 una potenza di ben 238 MW IT, ovvero il 46% dell’intera potenza dei Data Center con sede in Italia, che raggiungono complessivamente i 513 MW IT, con una crescita sostenuta rispetto al 2023 pari al 17%.
Milano, quindi, ancora una volta, e sempre più, capitale dell’innovazione in Italia, per quanto ora si ponga seriamente il problema per i produttori di trovare rapidamente altri snodi sul territorio nazionale da sviluppare.
Altro problema evidenziato dallo studio dell’Osservatorio è la presenza di un quadro normativo ancora insufficiente, per quanto, anche in questo campo, qualche cosa si stia muovendo e, proprio nelle scorse settimane, la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati abbia avviato le audizioni sul disegno di legge per la regolamentazione dei data center, con l’obiettivo di creare un quadro normativo favorevole per l’attrazione e la crescita queste infrastrutture strategiche.
In effetti, secondo l’Osservatorio, il 2024 si può definire come l’anno della definitiva presa di coscienza sull’importanza delle infrastrutture data center per il Paese: 5 miliardi di euro sono già stati spesi nel biennio 2023-2024 per la costruzione, l’approntamento e il riempimento di server IT di nuove infrastrutture, mentre ulteriori 10,1 miliardi sono previsti per il biennio 2025-2026.
L’Italia, con Milano in testa, quindi, si candida a svolgere un ruolo non più da comprimaria ma da protagonista nello sviluppo di queste infrastrutture dell’innovazione, accorciando lo storico gap che la distanzia dai “campioni” del settore, ovvero le città del “Flapd” (acronimo che sta per Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino). A trainare il Paese in questo campo, indubbiamente, è il valore assoluto della sua economia e la sua posizione geografica, che la pone al centro del Mediterraneo, ovvero come snodo di alcuni dei principali tracciati dei grandi cavidotti tra est ed ovest e tra nord e sud.
Se questi sono i punti di forza, quello di debolezza è il costo dell’energia (in cui il nostro Pese continua ad essere maglia nera anche in Europa) e le difficoltà di approvvigionamento a causa dell’obsolescenza della rete di distribuzione. Tema particolarmente rilevante se si pensa che la tipologia di impianti più performante oggi è quella dei cosiddetti “campus data center”, ovvero un insieme di più data center situati all’interno di un’area geografica definita, spesso progettati per lavorare in sinergia. Si tratta di impianti che già oggi detengono il 44% della potenza energetica IT nominale attiva e che hanno il “difetto” di richiedere collegamenti ad alta tensione dedicati per soddisfare la loro insaziabile “sete” di elettricità.
La disponibilità di energia e il suo prezzo, quindi, costituiscono il fattore critico attuale per lo sviluppo di nuovi data center in Italia, e le difficoltà del Paese in questo campo potrebbero rallentare l’attuale crescita a favore di ambiti geografici differenti e più favorevoli, come la Spagna. Non di meno, all’ordine del giorno sta anche la sostenibilità ambientale di tali infrastrutture (che tanto sta preoccupando i Paesi Bassi e l’Irlanda) il cui consumo energetico stimato al 2030 sfiora il 7% dell’intera energia consumata a livello globale.
APPROFONDIMENTO
A Smart Building Expo, dal 19 al 21 novembre 2025 in Fiera Milano Rho, le tecnologie per il contenimento dei consumi energetici dei data center sarà al centro di un importante Convegno.