Le responsabilità sociali per la sostenibilità delle città
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, approvata nel settembre del 2015 da 193 paesi all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, definisce una serie di obiettivi ambientali, sociali ed economici – i 117 Sustainable Development Goals (SDG) – per indirizzare lo sviluppo globale verso un percorso più sostenibile applicati a livello nazionale, regionale, urbano, avendo come orizzonte temporale il 2030.
L’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 “Make cities and human settlements inclusive, safe, resilient and sustainable” mira a trasformare le nostre citta’ in citta’ “human centered“, in cui si declinano tutte e tre le dimensioni della sostenibilita’, la crescita economica , sociale e ambientale, per realizzare l’ obiettivo della Prosperità.Il Green Deal e le conseguenti policies europee indicano l’obiettivo di ridisegnare le nostre città “human centered “, in una “giusta” e “equa” transizione energetica e ecologica.
Si impone una rigenerazione urbana intelligente
La qualità della vita in una città smart e sostenibile puo’ essere migliorata dall’utilizzo di tecnologie digitali che rendono piu’ efficienti i servizi pubblici e i trasporti, migliorando la qualità dell’aria, i servizi energetici, i servizi sanitari e assistenziali, ecc.
Oggi gli studi scientifici ci indicano come l’edilizia sostenibile, la connessione dell’ambiente urbano con la natura, anche tramite le cosiddette nature-based solutions, soluzioni che imitano la natura, la biodiversità urbana, possano contribuire alla mitigazione a adattamento dei cambiamenti climatici e alla giustizia climatica, al benessere, non solo fisico, delle persone e alla bellezza delle città.
Allo stesso tempo l’uso efficiente, pulito e circolare dell’energia e delle risorse, generando e auto consumando energie rinnovabili anche in comunità energetiche, sono fattori chiave per la decarbonizzazione dell’economia e la riduzione dei consumi energetici.
In questo scenario evolutivo tutti i soggetti qualificati sono chiamati ad operare verso questi obiettivi.
Focalizzando l’analisi sulle competenze professionali, in particolare dei professionisti, rileviamo come esse assumano un ruolo chiave verso l’innovazione e l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche.
I professionisti rivestono ruoli importanti nella società, ruoli manageriali, progettuali, di controllo, di insegnamento e di promozione dell’innovazione, operano nell’industria, nelle costruzioni, progettano i sistemi infrastrutturali e i sistemi strutturali e edilizi, amministrano aziende, pianificano le città e i luoghi.
Le professioni di Architetto e di Ingegnere incidono in modo profondo sulla realtà umana, sui sistemi naturali, sul territorio, perche’ producono trasformazioni durature tramite l’uso della tecnologia e dell’ingegno.
L’ingegnere e l’architetto devono valutare attentamente le conseguenze e gli impatti delle proprie scelte progettuali e decisioni, per assicurarne la sostenibilità sotto il triplice profilo ambientale, sociale ed economico.
È troppo semplicistico affidare alla Tecnica il compito di ridurre l’impronta ecologica, rischiando così di deresponsabilizzare la collettività, intesa come cittadini, imprese e istituzioni. Anche la migliore tecnologia non è neutrale.
Le tecnologie possono o meno contribuire allo sviluppo sostenibile ma il previsto disaccoppiamento a livello globale tra crescita economica e consumo di risorse “non sta accadendo, la crescita non è stata disaccoppiata dal consumo di risorse e dalle pressioni ambientali ed è improbabile che lo sarà” (“Growth without economic growth” – Agenzia Europea per l’Ambiente).
Possono scegliere le alternative progettuali, i materiali da utilizzare, le tecnologie, gli approcci progettuali di opere ed infrastrutture e spazi pubblici, in modo da limitare gli impatti, ottimizzare e circolare le risorse, migliorare le condizioni ambientali, innovare, porre attenzione alle persone, educare i committenti verso scelte sostenibili, utilizzare modelli circolari oppure utilizzare metodologie tradizionali fondate unicamente sulla massimizzazione del profitto e sull’utilizzo sconsiderato delle risorse, sulla minimizzazione dei costi trascurando i bisogni delle persone, utilizzare i consueti modelli lineari.
Il professionista, sia che svolga la professione in professioni ordinistiche, in forma dipendente o libera, sia in professioni non regolamentate (ad es. E.G.E.), sia in associazioni e imprese, ha pertanto la responsabilità sociale di ispirare le proprie attività ai principi dello sviluppo sostenibile, di promuoverne l’attuazione in ogni atto professionale, in adesione ai principi dell’Agenda 2030 dell’O.N.U. e contribuire all’attuazione delle relative strategie nazionali e locali.
Imprese professionisti e amministratori pubblici sono soggetti le cui attività impattano sulla sostenibilità di un territorio.
Un professionista responsabile affina la sensibilità e la cultura per comprendere come lo sviluppo del genere umano sul Pianeta debba essere compatibile con i principi di tutela dei beni naturali e di conservazione degli ecosistemi naturali, con i limiti planetari, e come lo sviluppo sostenibile possa consentire la crescita e la prosperità di tutti.
Concretamente un professionista responsabile orienta le proprie scelte progettuali verso la sostenibilità ambientale, pensa alla sostenibilità sociale, soddisfacimento dei bisogni individuali e well-being delle persone, all’equità delle risorse e all’inclusione di ogni persona, alla sostenibilità economica, la capacità di produrre reddito e lavoro duraturo, introduce i principi di sostenibilità in quelli propri dell’ingegneria.
Le imprese sono soggette oggi alla regolamentazione ESG, CSDDD, CSRD, ecc. per rendicontare le proprie azioni verso la sostenibilità, come i professionisti possono dimostrare l’adesione a questi temi?
Le organizzazioni dei professionisti, che hanno la responsabilità sociale di promuovere, nel proprio operato e presso gli iscritti, gli obiettivi etici relativi allo sviluppo sostenibile ed alla sostenibilità, devono agire non disconoscendo questi temi nei propri congressi nazionali e nelle attività territoriali.
I principi fondanti del perseguimento dello Sviluppo Sostenibile devono costituire imperativi etici per ogni professionista, un comportamento etico nella professione è un fattore chiave per lo sviluppo urbano sostenibile, l’adozione, a livello di inter-categoria nazionali, di una carta etica sarebbe un segnale di comportamento coerente e responsabile.
Sappiamo che il ruolo chiave decisorio è svolto, però, dagli amministratori pubblici.
Essi dovrebbero rendicontare alla cittadinanza il proprio impegno verso l’ambiente e la società e come operino per rigenerare le proprie città in città sostenibili, sfruttando tutte le opportunità disponibili, ma questo tema merita futuri ulteriori approfondimenti.