Grandi nomi a Milano per la architettura smart

25 Settembre 2018 Smart Building Italia


Le parole seguono il loro corso. Se il sostantivo “architettura” si può dire che cambi davanti ai nostri occhi, talmente innovativi e inediti sono i concetti a cui oggi esso fa riferimento, ne conseguono mutamenti sicuri per un’altra parola, “convegno”, nel momento in cui la si chiama in causa per un evento dal titolo “The Next Generation Building – Costruire la nuova architettura”. Che è come dire un viaggio ricognitivo su una disciplina attualmente soggetta all’influenza di nuovi materiali e nuovi strumenti, così fortemente digitalizzati e permeati di un’onnicomprensiva automazione, da evocare la definizione di architettura smart (tutte le informazioni le trovate qui).

Su questo tema, il magazine The Next Building, che produce un periodico di autorevole levatura parlando di temi come efficienza energetica, architettura sostenibile, antisismica e risparmio energetico, NZEB, dà appuntamento il 7 novembre prossimo al Politecnico di Milano, con inizio alle 8,30, proponendo un ventaglio di interventi che assortisce architetti di tendenza come Stefano Boeri, Alfonso Femia, Mario Eugenio Giuliani e Giuliana Iannaccone, docenti “politecnici” come Ingrid Paoletti, Emilio Pizzi e Pierpaolo Ruttico, ingegneri creativi come Fabrizio Chiarandà, Paolo Cremonini, Giuseppe Dibari e Tommaso Salvo.

In quel luogo e a quell’ora ci si ritroverà con tali relatori per un “convegno” il cui fine non è una somministrazione frontale di contenuti, più o meno recepiti da partecipanti che di solito hanno capacità ricettive inevitabilmente condizionate dal proprio ruolo passivo di fronte ai relatori. Si punterà invece sull’instaurarsi di una relazione, episodica quanto fertile, fra esperti e partecipanti, chiamati in ogni sessione del convegno a confrontarsi in tavoli di discussione animati da una breve presentazione iniziale.

«D’altra parte, la forza d’urto della rivoluzione in corso nell’architettura è tale che lo scambio di esperienze diventa una necessità formativa da cui non si può prescindere», precisa Roberta De Ciechi, caporedattrice di The Next Building (nella foto). Per poi aggiungere: «Questo progressivo e inarrestabile dominio del digitale ha formulato un nuovo Pensiero Architettonico, sulle cui basi si progetta e si costruisce in modo radicalmente diverso rispetto al passato, con un peso crescente attribuito al prefabbricato, in termini di materiali, e al processuale, in termini di elaborazione digitale. Resta il fatto che, oggi come ieri, a contare sono solamente le idee con cui alimentare le nostre intuizioni e i nostri ragionamenti. Sono le osservazioni da cui prende le mosse un convegno così organizzato».

Poste queste premesse, si coglie al volo l’interesse suscitato da testimonianze come quella di Stefano Boeri che, oltre a essere il creatore di “boschi verticali” ammirati in tutto il mondo per le loro simbiosi di naturale e artificiale, è anche il direttore di quel Future City Lab dell’università Tongji di Shangai dove si monitorano le mutazioni prossime venture delle metropoli planetarie. Un grado di appeal che riecheggia anche nelle ricerche materiche, ad esempio sugli sviluppi tridimensionali della ceramica, intraprese da Alfonso Femia, nell’eccellenza delle nuove strutture accademiche realizzate da Emilio Pizzi in varie sedi universitarie, nel fascino esercitato dalle geometrie non-standard di cui di occupa Pierpaolo Ruttico lavorando a Wendy York per Pelli Clarke Pelli Architects.

Come si vede, senza nulla togliere alle capacità attrattive che metteranno in campo tutti i relatori, bastano questi input per cogliere l’“occasione” costituita da questo convegno in termini di formazione e crescita professionale sul tema della architettura smart. «Soprattutto perché oggi, con tutto ciò che si ha a disposizione in termini di processi e materiali – conclude Roberta De Ciechi – un progettista rischia di soffocare, adagiandosi sul prefabbricato. Quando in realtà sono solo importanti punti di partenza da cui far nascere nuove idee architettoniche».