EnviSense, sensoristica wireless di CogniMade

26 Settembre 2018 Smart Building Italia


Presente nell’area Startup di Smart Building Levante di Bari, tra i tanti partecipanti alla fiera del prossimo novembre ci sarà anche CogniMade, società creata a Segrate, in provincia di Milano, da Alberto Minora e Leonardo Costa nel 2015 e intenzionata a inserirsi nell’ampio panorama della sensoristica, settore nel quale i due tecnici avevano notato alcuni buchi lasciati del mercato. Lavorando in questa direzione è nato EnviSense, innovativo dispositivo che funziona con tecnologia wireless, mirato a registrare diversi dati (calore, umidità, luminosità, presenza, rilevazione di fumo) che il piccolo box (7,5 x 6 x 2,5 sono le misure del prodotto) è in grado di analizzare per lanciare eventuali allarmi e segnalare problemi. A parlarcene, di questo e del lavoro di CogniMade, è uno dei due ingegneri da cui è nata la startup, Leonardo Costa (nella foto).

Com’è nato il progetto CogniMade e in che modo siete arrivati alla produzione di EnviSense?
«Nel 2015, lavorando con il mio collega Alberto Minora, mi sono reso conto assieme a lui che c’erano dei buchi lasciati nella produzione di sensoristica. Questo ci ha spinto a cercare di creare un sensore che ricevesse e lanciasse dati sfruttando una tecnologia wireless. Scelta fatta perché quasi tutta la sensoristica attualmente lavora solamente con l’utilizzo di cavi, nello stesso tempo in cui facciamo passi in avanti verso la costruzione di smart city, dove la tecnologia dovrà essere sempre più wireless. In particolare, le fabbriche attuali sfruttano ancora largamente sensori cablati, in un settore dove invece andrebbe fatto un importante ricambio tecnologico. In tal senso, EnviSense potrebbe tranquillamente sostituire buona parte della sensoristica delle fabbriche di oggi».

Come vi è venuta l’idea di EnviSense?
«Volevamo creare un prodotto che fosse in grado di registrare i dati in un ambiente chiuso e che fosse capace di eseguire tante diverse letture: dal tasso di umidità al calore nelle stanze, dalla rilevazione di fumo alla luminosità in un ambiente. In questo modo, EnviSense può lanciare allarmi o segnalare problemi non appena li riscontra».

Se il wireless è il futuro, sorge spontaneo chiedersi allora perché si continua ad insistere sulla tecnologia a cavi.
«Ci sono diversi fattori. In particolare, i sistemi di audio-sorveglianza certificati hanno protocolli che prevedono l’utilizzo ancora di vecchie tecnologie, più rodate e usate. Per scavallare questo problema bisogna ottemperare a una serie di normative in modo da inserirsi a regime nel mercato. La stessa cosa vale per i rilevatori di consumi energetici, i cui protocolli sono datati di circa un ventennio visto che risalgono ai primi anni 2000. In questo modo i nostri controsoffitti sono colmi di cavi, la cui manutenzione diventa un costo ulteriore a quello dell’impiantistica dell’edificio. Non c’è ancora una forte volontà di muoversi verso nuove tecnologie».

Però le richieste per EnviSense non vi mancano.
«No, anzi partecipare l’anno passato a Smart Building Expo di Milano ci ha permesso di crearci dei contatti per iniziare a vendere i primi prototipi. L’anno scorso non avevamo ancora il prodotto in mano, ma quest’anno saremo preparati. Abbiamo prodotto circa 400 prototipi, fra cui quelli di una versione cablata, variante pensata maggiormente per il mondo industriale, dove appunto la tecnologia a cavi resta la più rilevante. La versione standard, quella radio, di cui abbiamo fatto 200 pezzi, è quella su cui stiamo puntando. È stata pensata per gli edifici privati e da quel punto di vista è una scommessa, perché dal mondo industriale non mancano ordini. Oltretutto il prodotto è anche migliorato rispetto a quello che avevamo presentato l’anno scorso: vincendo un bando della Regione Lombardia abbiamo potuto sviluppare un algoritmo che, sfruttando un rilevatore a infrarossi, può monitorare un’area nella quale si può contare il numero di persone presenti in uno spazio chiuso. Ciò darà la possibilità di capire se, ad esempio, una persona cade e resta per troppo tempo a terra, mettendoci nelle condizioni di lanciare un allarme. Stiamo lavorando sull’algoritmo per far sì che sia già attivo a novembre, in occasione di Smart Building Levante».

Oltre a EnviSense, su cosa state lavorando?
«Abbiamo un prodotto affiancato a EnviSense, EnviCore che sostanzialmente è un raccoglitore di dati, volto a inviarli su internet o in una rete locale. Quello che EnviSense rileva e registra,EnviCore lo raccoglie. Questi sono i nostri due prodotti attuali: non so ancora in che direzione procederemo, ma comunque la nostra idea è quella di migliorare ancora il prodotto aggiungendo ancora algoritmi e di intervenire su tecnologie già esistenti. Siamo ancora una piccola startup, ma ci sono tante cose su cui vorremmo lavorare, come la creazione di sensori outdoor».

A proposito: qual è il costo di EnviSense?
«Dipende da quale versione si vuole utilizzare. Abbiamo una versione light, con circa metà delle funzionalità, che costa circa un centinaio di euro, mentre la versione “intera” costa il doppio. Non ci sono sostanziali differenze di prezzo tra la versione radio e quella cablata, se non che la prima funziona a pannello solare: la vita della batteria sia maggiore rispetto a quella cablata».