A Milano come a Padova, la Smart City del futuro sarà “resiliente”

3 Gennaio 2019 Smart Building Italia


Volti e professioni nuove schiudono spiragli sul futuro delle Smart City. Con prospettive buone per una città come Milano, e più problematiche per una regione come il Veneto.

Il volto in questione appartiene a Piero Pelizzaro, 35 anni, vicentino (nella foto), mentre la professione è quella che dalla fine del 2017 svolge per il Comune di Milano: Chief Resilience Officer. Tradotto in italiano corrente, significa city manager per quanto riguarda la resilienza, ovvero l’attitudine di un qualsiasi soggetto – in questo caso una metropoli da un milione e 300 mila abitanti – a rispondere in positivo a eventi non necessariamente previsti derivati da un qualche fattore di cambiamento in ambito sociale, ambientale, economico.

All’indomani dell’incoronazione di Milano città dell’anno per qualità della vita, secondo l’autorevole classifica redatta da Il Sole 24 Ore, diventa oltre modo interessante confrontarsi con Pelizzaro su un aspetto evidentemente decisivo per questa affermazione del capoluogo meneghino. Lo ha fatto il Corriere del Veneto, inserto quotidiano regionale del Corriere della Sera, pubblicando un’intervista al Chief Resilience Officer vicentino.

Che il fattore resilienza assuma un ruolo chiave nelle Smart City del XXI secolo, è subito messo in chiaro da Pelizzaro quando rivela come il progetto che coordina per conto del Comune di Milano rientri nel bando “100 Resilient Cities”, lanciato dalla fondazione Rockfeller per individuare nel mondo intero cento città a cui destinare un milione di dollari finalizzati a progetti di resilienza urbana.

Sollecitato sul coinvolgimento del grande capitale americano in un tema del genere, Pelizzaro spiega: «Al giorno d’oggi viviamo in un pianeta soggetto a cambiamenti continui, traumatici e per buona parte imprevedibili, di fronte ai quali gli investitori chiedono che i territori offrano garanzie precise e documentate in termini di resilienza. Che siano cioè dotati di piani operativi e infrastrutture con cui affrontare inquinamento, calamità naturali, crisi idriche, emergenze umanitarie».

Una volta portato a valutare come la sua Regione affronti i temi della resilienza, Pelizzaro non risparmia queste considerazioni negative: «Il Veneto è destinato a ritrovarsi in difficoltà nell’attrarre investitori di qualità. Basta pensare a Vicenza, città del Palladio dove l’assessore Cicero dichiara che le strade sono fatte per le auto, e quindi per il Co2, o a Venezia, dove le navi da crociera inquinano sbarcando consumatori mordi e fuggi, e non turisti consapevoli».

«Ciò si deve a un pensiero qui dominante – continua Pelizzaro nell’intervista pubblicata dal Corriere del Veneto – Da una parte si continua a gettare cemento, come successo negli ultimi anni in concomitanza con la ripresa economica e dall’altra si lascia il territorio inerme di fronte all’incalzare dei mutamenti climatici, che provocano catastrofi come la morte di boschi interi durante tre giorni di maltempo. Ma finché all’evidenza si risponde con il negazionismo, tema prediletto da esponenti di spicco dell’attuale maggioranza, a Roma e in Regione, non trovo di che stupirmi».

Infine, non mancano consigli al turista a caccia di luoghi resilienti, esempi di Smart City del futuro: nel Veneto la Padova della piazza Gasparotto rimessa a nuovo grazie al contributo di associazioni locali, e a Milano i restyling di piazza Dergano e piazza Angilberto, con raccomandazione di non perdersi la nuova metropoli disegnata dalle parti di piazza Gae Aulenti, impreziosita dai boschi verticali che ricoprono interi grattacieli, ma anche dalla vicina Casa della Memoria edificata per ricordare le vittime della guerra e del terrorismo. «Perché – conclude Pelizzaro – non esiste idea di futuro senza conoscenza del passato da cui veniamo».