Ci sono anche delle vie discutibili per raggiungere le zero emissioni

20 Settembre 2021 Angela


L’obiettivo, lo sanno ormai in molti, è quello dell’azzeramento delle emissioni di anidride carbonica a partire dalla seconda metà del secolo per arginare il disastroso aumento planetario delle temperature. Ipotizzando il raggiungimento dell’ambizioso traguardo, ma sarà estremamente difficile riuscirci in pochi decenni, immaginiamo di conseguenza un mondo completamente green, dominato da pannelli fotovoltaici e pale eoliche, dove idrogeno e biomasse la fanno da padroni…  Peccato che esistano diversi punti di vista, come quelli esposti nel recente New Energy Outlook di BloombergNEF, dove lo stesso obiettivo, neutralizzare le emissioni di anidride carbonica, viene centrato in modi ben diversi, ovvero con la proliferazione di nuove centrali nucleari nei cinque continenti piuttosto che continuando imperterriti a bruciare combustibili fossili!

Non si tratta affatto di una provocazione, anche perché i tre scenari indicati nel report per ottenere l’azzeramento delle emissioni nel 2050 sono frutto come di consueto di attenti approfondimenti sulle tendenze del mercato dell’energia. Se poi da tale lavoro ne conseguono, in due di questi scenari, dei risultati persino “provocatori” agli occhi di molte persone, è cosa che non può certo essere imputata agli autori dell’indagine BloombergNEF. Cominciamo col dire che nel report i tre scenari per l’impatto zero sono etichettati con diversi colori. Il primo, non a caso verde, è quello se vogliamo più ortodosso, con il raggiungimento delle zero emissioni nette a metà del secolo che passa sostanzialmente da una grande espansione delle fonti green e rinnovabili a scapito dei combustibili fossili. Nel dettaglio, lo scenario verde comporta una crescita di eolico e solare fino al 15% dell’energia primaria nel 2030, al 47% entro il 2040 e al 70% nel 2050, con quota suddivisa per il 62% all’eolico e il 38% al fotovoltaico.

I “guai”, però, iniziano prendendo in considerazione lo scenario rosso, nel quale viene resuscitata, almeno a giudicare dall’Italia, nientemeno che l’energia nucleare. Nel report si presuppone un’importante evoluzione tecnologica per questa fonte energetica, con la disponibilità di centrali nucleari “più piccole e modulari” – si pensi ad esempio ai propulsori nucleari già presenti su navi e sottomarini – la cui diffusione capillare consentirebbe, appunto, il raggiungimento del traguardo. E così nello scenario rosso il nucleare arriva a rappresentare nel 2050 addirittura il 66% (7.080 GW)  dell’energia primaria rispetto al 5% di oggi. Poco meno della metà verrebbe impiegata per generare elettricità nell’economia degli usi finali, mentre il resto sarebbe costituito da centrali nucleari dedicate ad alimentare elettrolizzatori per produrre il cosiddetto “idrogeno rosso”.

Gli esperti di BloombergNEF, come detto, hanno poi individuato un terzo scenario, tanto discutibile quanto sorprendente. Quota zero emissioni verrebbe infatti ottenuta con una sorta di escamotage, in pratica rendendo nulla la differenza fra anidride carbonica immessa nell’atmosfera e quella tolta, il tutto con una conseguenza non trascurabile, ovvero il perdurare del ricorso alle fonti fossili. In particolare, a rendere possibile la cosa sarebbe un’evoluzione sostanziale delle tecnologie utili a intercettare e stoccare l’anidride carbonica presente nell’aria, tanto che il report ipotizza “la cattura di oltre 174 gigatonnellate di CO2 nelle prospettive al 2050”.  In questo modo lo scenario grigio riserva paradossalmente l’energetica parte del leone, in una società a impatto zero, sempre ai combustibili fossili. Quest’ultimi, seppur con un’incidenza destinata a calare del 2% annuo, alla metà del secolo rappresenterebbero ancora il 52% della fornitura di energia primaria, con l’eolico e il fotovoltaico soltanto al 26 % del totale.