Dal governo il via libera al ritorno dello Stato nella rete di Tim

1 Settembre 2023 Marco Ventimiglia


Varato il decreto che prevede una partecipazione nella nuova società NetCo, controllata dal fondo statunitense KKR, che gestirà gli asset della rete fissa Tim

La notizia, di qualche giorno fa, è che lo Stato si appresta ufficialmente ad entrare nella nuovo società che gestirà gli asset della rete Tim perché, come ha spiegato la premier Giorgia Meloni, “ci attiviamo a difesa dell’interesse nazionale e dei lavoratori”. Ed allora, iniziamo concedendoci un sorriso: ma non sono gli stessi asset di cui lo Stato si liberò 26 anni fa al grido “privatizzare, privatizzare”? La verità è che da allora dentro Telecom, poi rinominata Tim, sono successe così tante cose che riepilogarle in un libro è compito che metterebbe in fuga anche gli estensori dell’Enciclopedia Britannica…

Ritorno della partecipazione pubblica

Meglio tornare alla cronaca che ci racconta come nell’ultimo Consiglio dei ministri, che poi è stato il primo dopo la pausa vacanziera, il governo ha deciso, appunto, un reingresso “mirato” nel capitale di quella che resta la più importante azienda di telecomunicazioni nazionale. “Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro Giancarlo Giorgetti – si legge nel comunicato stampa di Palazzo Chigi –, un decreto-legge per assicurare le risorse finanziarie necessarie a consentire l’ingresso del Ministero dell’economia e delle finanze nell’operazione NetCo guidata dal fondo KKR”.

E qui diventa indispensabile districarsi fra le sigle. NetCo è la futura società che deterrà, in prospettiva, il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta da Tim. KKR è invece il fondo statunitense già azionista della società Fibercop, che vende agli operatori servizi di accesso alla rete che si candida a detenere la quota di maggioranza di NetCo, dove invece il Mef sarà coinvolto nel ruolo di azionista di minoranza. In particolare, per lo Stato il decreto indica una quota compresa fra il 15 e il 20% di NetCo per un impegno finanziario pubblico fino a un massimo di 2,2 miliardi.

Infrastruttura decisiva per il Paese

“È un investimento strategico – ha affermato ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti –, una partecipazione finalizzata ad assicurare l’esercizio di poteri speciali, sostanzialmente la capacità di incidere in termini di strategia di sicurezza su quella che consideriamo una infrastruttura, la rete di Tlc, come decisiva per il futuro del Paese”.

Infatti, il decreto varato in Consiglio dei ministri esplicita un ruolo strategico del Mef nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo e potenziamento in materia di rilevanza strategica e sicurezza nazionale.
Lo stesso Giorgetti, in merito al coinvolgimento nel dossier Tim di un fondo statunitense, ha ricordato come “KKR non è nuova in Tim, esiste già la partecipazione in Fibercop, ed è quindi il naturale interlocutore in un’operazione come quella della separazione e vendita della rete. Siccome questo è un investimento strategico per il controllo della rete, lo Stato ci deve essere e noi ci saremo”. Infine, il ministro non ha escluso un possibile ingresso nell’operazione NetCo di un altro soggetto pubblico, ovvero Cassa Depositi e Prestiti, però “tenendo conto dei vincoli Antitrust”.

 

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.