I futuri ingegneri e quel dilemma su quale laurea prendere

15 Maggio 2023 Marco Ventimiglia


A quasi 25 anni dalla distinzione fra laurea triennale e magistrale, il Centro Studi CNI approfondisce i dati relativi agli ingegneri e le diverse prospettive occupazionali

Se è sicuramente superfluo sottolineare quanto è basilare la figura dell’ingegnere nella filiera dell’edilizia, ha invece un’indubbia importanza soffermarsi sull’evoluzione di questa professione. Che poi è esattamente ciò che fa il Centro Studi della Fondazione CNI, un cui recente rapporto analizza alcuni aspetti significativi della formazione universitaria. Punto di partenza è il fatto che sono passati quasi 25 anni da quando, con l’entrata in vigore del decreto 509/99 del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifico-Tecnologica, l’ordinamento universitario venne completamente riformato con l’introduzione del cosiddetto sistema “3+2” che prevedeva la creazione delle lauree di primo livello dopo i primi 3 anni di studi universitari. Ed in seguito, col Dpr. 328/2001, anche gli Albi professionali vennero modificati con l’istituzione della sezione B riservata ai laureati triennali di primo livello.

Quattro studenti su cinque proseguono gli studi

Ebbene, a distanza di quasi un quarto di secolo, il Centro Studi evidenzia innanzitutto come “l’universo dei laureati di primo livello è di non semplice quantificazione, dal momento che una quota superiore all’80%, una volta conseguito il titolo, prosegue il percorso universitario iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale”. Ciò premesso, nel complesso il numero di laureati di primo livello in ingegneria appare in costante aumento: nel 2020 hanno conseguito il titolo di laurea 28.659 studenti, laddove, solo 5 anni prima, la quota era inferiore alle 25mila unità. E in continuo aumento risulta il numero di donne laureate in ingegneria: toccano il 26,3% dei laureati di primo livello e la quota aumenta fino al 46% tra i laureati in Scienze e tecniche dell’edilizia.

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“Il rapporto del nostro Centro Studi – afferma Giuseppe Margiotta, Consigliere Segretario del CNI e Presidente del Centro Studi CNI – fa emergere alcuni interessanti dati sugli ingegneri “triennali” che ci impongono delle riflessioni. Intanto va sottolineato che il numero di laureati di primo livello in ingegneria è in costante aumento e questo è un elemento senza dubbio positivo. Il secondo dato è che la stragrande maggioranza di questi laureati decide poi di proseguire gli studi, puntando a conseguire la laurea magistrale. Per costoro, dunque, la laurea triennale rappresenta solo un passaggio nell’ambito di un processo formativo più lungo. Stando sempre al nostro studio, le principali motivazioni che li spingono a proseguire gli studi sono il miglioramento della propria formazione culturale e la convinzione che con il titolo magistrale aumentino le possibilità di trovare lavoro”.

Ingresso meno agevole nel mercato del lavoro

Ed il rapporto del Centro Studi CNI si occupa anche del “dopo”, offrendo importanti indicazioni in merito ai livelli occupazionali dei laureati che si sono rivolti al mondo del lavoro in seguito al completamento del triennio di studi. Tra questi, oltre il 55% risulta occupato in un’attività lavorativa. “La percentuale apparentemente bassa – precisa il rapporto – si spiega anche col fatto che una buona parte di loro sta proseguendo la carriera universitaria. Il tasso di disoccupazione, infatti, è pari al 6%, mentre il 41,3% rientra nella categoria degli inattivi che comprende appunto anche gli studenti”. Tuttavia, emerge che le difficoltà di accesso al mercato del lavoro da parte dei laureati di primo livello sono più evidenti rispetto ai colleghi magistrali. Ad un anno dalla laurea, infatti, il tasso di disoccupazione tra gli ingegneri “iuniores” è pari al 15,5% tra i laureati del gruppo “Architettura e Ingegneria civile” e al 12,7% tra quelli del gruppo “Ingegneria industriale e dell’informazione”, mentre tra i laureati magistrali i corrispondenti valori sono pari rispettivamente al 7,4% e al 4,2%.

Un’altra criticità per i laureati di primo livello in ingegneria sta nella differenza di retribuzione in base al genere: una laureata di primo livello delle discipline ingegneristiche guadagna ad un anno dalla laurea mediamente circa il 20% in meno di un collega uomo. Infine, il rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri fornisce alcune informazioni sul peso dei laureati triennali nell’Albo professionale. Al momento risultano iscritti alla sezione dedicata, quella B, poco più di 12.500 ingegneri, pari al 5% del totale. Un valore che, seppur in costante crescita, non raggiunge i livelli che ci si potrebbe attendere, soprattutto se rapportato al numero di laureati che ogni anno escono dall’università (oltre 25mila). “In ogni caso – si legge –, sebbene manchi l’exploit, negli ultimi 7 anni si è comunque registrata una consistente spinta soprattutto dall’universo femminile che ha visto aumentare il numero di iscritte del 51,5% rispetto al 2016 a fronte del +36,5% rilevato tra gli uomini”.

 

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.