Il green bond dell’Unione europea è già un successo

24 Ottobre 2021 Angela


“Next generation Eu” è il nome del colossale piano elaborato dall’Unione europea  per rilanciare le economie dei Paesi membri dopo il disastro della pandemia. E questo lo sanno in molti. Si tratta di un insieme di aiuti con un ammontare complessivo enorme, circa 800 miliardi di euro. Una cifra che è di dominio pubblico, seppur non altrettanto nota. Ma in che modo a Bruxelles contano di trovare questi soldi? Su questo aspetto le persone informate scarseggiano, ma a venirci in soccorso c’è la cronaca recente. È infatti di pochi giorni fa la notizia del primo collocamento sui mercati di un prodotto finanziario sostanzialmente nuovo e collegato a doppio filo, appunto, al piano di rilancio continentale. Ci riferiamo al cosiddetto green bond, così battezzato a richiamare la tipologia principale degli investimenti che il governo europeo vuole stimolare negli Stati membri con i proventi derivanti dal collocamento. 

Un debutto molto atteso, quello dell’obbligazione “verde”, poiché si è trattato del primo di una lunga serie che andrà in scena nei prossimi cinque anni. Infatti, il programma di collocamenti sul mercato deciso dall’Unione europea prevede di arrivare a coprire con le risorse ricavate dal green bond il 30% del costo di Next Generation Eu, per un ammontare di circa 250 miliardi di euro. Ebbene, se il buongiorno si vede dal mattino non si può che essere ottimisti sull’esito di questa maxi operazione finanziaria. Infatti, l’esito del primo collocamento è andato persino al di là delle previsioni più favorevoli: a fronte di un’emissione di green bond con un valore complessivo di 12 miliardi di euro e una durata di 15 anni (scadenza a febbraio del 2037), si sono registrati ordini record per oltre 135 miliardi, quindi più di undici volte il quantitativo di obbligazioni effettivamente a disposizione.

Un risultato molto significativo che è anche effetto dell’autorevolezza dei soggetti finanziari incaricati dalla Commissione Ue per portare a termine il collocamento, vale a dire BofA, Credit Agricole, Deutsche Bank, Nomura e Td Securities. E con il permanere di una domanda così soverchiante rispetto all’offerta l’Unione europea potrà probabilmente permettersi di offrire i suoi green bond con dei tassi d’interesse minori rispetto a quelli ipotizzati in partenza. A testimoniare l’interesse che stanno riscuotendo le obbligazioni verdi c’è la “fotografia” delle ordinazioni in base alla loro provenienza geografica. Al riguardo salta agli occhi un elemento singolare: in barba alla Brexit, ben il 29% degli ordini di green bond, di gran lunga la quota più alta, è arrivato proprio da Londra, dove si sono mossi soprattutto i grandi fondi d’investimento. Nella classifica di richieste per area geografica troviamo poi il blocco dei Paesi nordici (12%), seguito da Benelux e Francia (entrambi con l’11%). Ed ancora, a seguire nella graduatoria figurano la Germania (10%), l’Italia (9%), la Spagna (4%) e l’area asiatica (3%).